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Pescara, 15/12/2025
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Data: 13/12/2013
Testata giornalistica: Il Centro
I sindacati: no ai tagli. Lavoro, domani il corteo a Pescara

PESCARA L’ultimo taglio, in ordine di tempo, nel mondo del lavoro è stato comunicato ieri dalle Rsa di Sviluppo Italia Abruzzo: il commissario liquidatore Luca Labricciosa ha avviato le procedure di licenziamento dei dipendenti. Secondo le Rsa la comunicazione è arrivata via mail adducendo come motivazione il mancato accordo sulla riduzione del costo del lavoro n nella società che pure la Regione aveva rilevato per un solo euro con tutti gli incubatori (capannoni industriali). Motivazione che viene subito contestata. Ed è su questa linea che si appoggia la protesta che porteranno domani in piazza a aPescara i sindacati, nell'ambito della giornata di mobilitazione nazionale contro i tagli previsti dalla legge di stabilità: «Tagli non lineari, ma mirati, con l'obiettivo di ridurre sprechi e inefficienze ed aumentare la produttività, trasformando l'attuale e drammatica situazione in forza per promuovere un cambiamento che non può più attendere», è la proposta dei sindacati . Cgil, Cisl e Uil chiedono meno tasse per lavoratori e pensionati, difesa del lavoro, nuove politiche industriali ed investimenti. In base alle prime stime, domani mattina nel centro di Pescara dovrebbero riversarsi in cinquemila. Il corteo partirà alle 10 da piazza della Repubblica, percorrerà l ed arriverà in piazza Sacro Cuore, dove si terrà il comizio finale. Al dibattito prenderanno parte, tra gli altri, Roberto Campo (Uil), per le confederazioni regionali, Emilia Di Nicola, per Cgil, Cisl e Uil Pescara, ed il segretario nazionale della Fim Cisl, Giuseppe Farina. I segretari regionali – Gianni Di Cesare (Cgil), Maurizio Spina (Cisl) e Campo- ricordando che mancano pochi mesi alle elezioni e soffermandosi sugli ultimi, drammatici dati relativi all'occupazione in Abruzzo, illustrano le priorità della regione. «La prima cosa da fare», evidenziano, «è finanziare gli ammortizzatori sociali e, in tal senso, è bene che le Regioni alzino la voce. La programmazione dei fondi comunitari va chiusa, perché le risorse ci servono. Inoltre», sottolineano i sindacalisti, «bisogna finanziare subito le aree di crisi». C'è poi la partita delle riforme, da quella dei trasporti, «ferma a metà», a quella dell'acqua, «non ancora avviata», fino a quella delle università.

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