Matteo Renzi alla presentazione del libro "Basta piangere!" di Aldo Cazzullo
Matteo Renzi lo dice da mesi: il Pd non si farà dettare la linea dalla Cgil. Il nuovo segretario, che già da primo cittadino di Firenze non ha avuto timore di «deludere» i sindacati, ha lanciato un appello alle organizzazioni. Gli ha chiesto di «cambiare». Li ha esortati a seguire la strada imboccata dal Pd.
La battaglia di Matteo contro la Cgil (e gli altri sindacati) è partita subito in Parlamento. È stato un fedelissimo del sindaco, già suo vice a Firenze, ora deputato, Dario Nardella, a presentare un emendamento alla legge di stabilità che si occupa proprio dei sindacalisti.
Il provvedimento taglia i permessi sindacali ai dipendenti pubblici del 90 per cento. Ecco il testo: «Le aspettative ed i permessi sindacali retribuiti previsti dagli accordi sindacali di comparto per il pubblico impiego, in atto alla data di entrata in vigore della presente legge, stipulati ai sensi della legge 29 marzo 1983, n. 93, e successive modificazioni, sono complessivamente ridotti del 90 per cento. È vietato il cumulo di permessi sindacali giornalieri e/o orari. I conseguenti risparmi sono attribuiti al Fondo per le non autosufficienze di cui all’articolo 1, comma 1264, della legge 27 dicembre 2006, n. 296, ivi inclusi quelli a sostegno delle persone affette da sclerosi laterale amiotrofica».
L’emendamento, dunque, riduce i «privilegi» dei sindacalisti e assegna i risparmi realizzati (il costo totale dei permessi sindacali è di 150 milioni di euro all’anno) ai malati di Sla. Nella nota che accompagna la proposta la spiegazione entra nello specifico e rileva che i distacchi e i permessi alle organizzazioni sindacali rappresentative sono «valutabili in almeno 2.500 unità/anno».
Tuttavia non sarà facile approvare il provvedimento. Lo stesso Nardella ammette: «Il gruppo mi ha chiesto di ritirarlo. Capisco che l’emendamento è piuttosto pesante e che il Pd non può accettarlo ma la mia intenzione è quella di accendere una riflessione. Mi piacerebbe che anche il sindacato si mettesse in gioco. Abbiamo la necessità di risparmiare: ho presentato come primo firmatario la proposta per abolire del tutto il finanziamento pubblico ai partiti, mi sembra giusto avanzare anche questa». La strada, però, è in salita. «Di fronte alla richiesta del Pd ritirerò l’emendamento ma lo ripresenterò in altre occasioni».
Oggi, invece, ci penserà Renzi in persona a dare un «dispiacere» al vertice della Cgil. Il sindaco inaugurerà una mostra a Firenze con il segretario generale della Fiom, Maurizio Landini, da tempo critico verso la linea della collega Camusso. La mostra, con le foto raccolte grazie alla collaborazione dell’archivio Red Giorgetti, del Centro di documentazione della Cgil regionale, della Camera del Lavoro di Firenze e delle tante Rsu che hanno messo a disposizione i propri materiali, racconta la storia delle lotte dei metalmeccanici fiorentini dagli anni ’60 ad oggi. Sarà l’occasione di confrontarsi. Una settimana fa proprio Landini, pur senza nominare Renzi, aveva avvertito: «L’idea di un uomo solo al comando che dovrebbe risolvere tutti i problemi, che purtroppo non coinvolge solo il centrodestra ma anche il centrosinistra, è una delle più grosse porcate che si possano sentire».
Capitolo a parte la numero uno della Cgil, che non è mai stata amata dal nuovo segretario del Pd. Renzi ha criticato Bersani e company per aver dato troppo spazio al sindacato, soprattutto nelle decisioni del partito sulle politiche economiche. Susanna Camusso lo sa bene e ha provato a minimizzare. Quando una settimana fa il sindaco di Firenze ha criticato la Cgil e ha annunciato la diversità dei Democratici, lei ha replicato laconica: «Su questo mi pare uguale agli altri segretari». Non uguale, tuttavia, a uno dei suoi avversari alle primarie, Gianni Cuperlo, che, a Bologna, ha tenuto un comizio cantando «Bella Ciao» accanto alla segretaria della Spi-Cgil Carla Cantone. O di Pierluigi Bersani e del suo fedelissimo, ora viceministro all’Economia, Stefano Fassina.
Non è un caso che quando Renzi ha vinto le primarie, in una nota per fare gli auguri al sindaco la Camusso abbia specificato: «La crisi economica, sociale, politica e morale che sta vivendo l’Italia, richiede a tutti noi di impegnarci, ciascuno nel proprio ruolo e nel rigoroso rispetto delle reciproche autonomie, per dare a chi vive e lavora nel nostro Paese un futuro di crescita, stabilità economica, sicurezza, diritti e coesione sociale».
Alla fine la Camusso assicurava al sindaco: «Nella Cgil, se vorrai e se saprai rispettarne il ruolo di rappresentanza di lavoratori e pensionati, troverai un interlocutore forte, autonomo, propositivo che saprà dialogare ed esprimere sempre con trasparenza e chiarezza le divergenze come il consenso». Piuttosto chiaro quel «se vorrai e se saprai rispettarne il ruolo di rappresentanza di lavoratori e pensionati».
Anche gli altri sindacati, che Renzi non nomina quasi mai, si sono fatti sentire. Ma in modo diverso. I leader di Cisl e Uil hanno inviato al nuovo segretario del Pd un telegramma in cui, oltre a fare le congratulazioni, hanno ricordato le emergenze dell’Italia, a partire dal lavoro. Il segretario della Uil, in particolare, ha espresso l’augurio che Renzi dimostri «la determinazione necessaria ad attuare riformismo e cambiamento».
Il braccio destro della Camusso, invece, è stato più tagliente. «Al nuovo segretario del Pd abbiamo già fatto gli auguri di buon lavoro. Quello che posso aggiungere è che ora si passa dalla propaganda alla responsabilità e sappiamo che tra dichiarare e governare, un partito come un Paese, c’è una grande differenza» ha detto Vincenzo Scudiere, segretario dell’organizzazione della Cgil. Renzi, ha proseguito il sindacalista, «ha più volte detto che anche il sindacato deve cambiare. Si legga l’accordo del 28 giugno sul modello contrattuale e quello del 31 maggio sulla rappresentanza, lì troverà molti segnali di innovazione che forse non conosce».
La partita si allarga. Pure il Nuovo Centrodestra di Angelino Alfano, alleato del Pd al governo fresco di fiducia, ha chiesto a Renzi di allontanarsi dalla Cgil. «Siamo più che interessati a verificare la coerenza delle affermazioni di Renzi sul lavoro - ha detto il capogruppo al Senato Maurizio Sacconi - Se Renzi si libera dall’ipoteca che la Cgil ha sempre esercitato sulla sinistra, potremo condividere misure urgenti per la drastica semplificazione dei contratti a termine e di apprendistato, nonché l’avvio di un Testo unico traducibile in inglese perché fatto di sole norme comunitarie e con rinvio per tutto il resto ai contratti aziendali e individuali certificati».
Sembra proprio che Renzi sia disposto al confronto e che voglia evitare l’«influenza» della Cgil sul Pd. Ovviamente sarà una battaglia anche all’interno del partito. Non sarà facile riuscire a «cambiare verso».