ROMA Matrimonio in volo tra Alitalia ed Etihad. Con la ricchissima compagnia del Golfo pronta a puntare 300-350 milioni per una quota intorno al 49 per cento del vettore italiano. Per la verità l’intesa non è stata ancora siglata, ma secondo fonti governative è ormai solo questione di dettagli. Tant’è che gli emiri scioglieranno la riserva solo la prossima settimana. Bocche cucite dunque e dita intrecciate dal fronte degli azionisti italiani che attendono con ansia l’arrivo di un partner in grado di dare ossigeno finanziario e nuovo vigore industriale. Se l’operazione andrà in porto, come molto probabile, bisognerà dare atto a Fabrizio Pagani, consigliere economico del premier Letta, e al misterioso emissario di Cai, inviati ad Abu Dhabi a novembre, di aver fatto un ottimo lavoro, trattando in gran segreto la nuova alleanza. Anche perchè il corteggiamento, caso per certi aspetti singolare, è partito oltre un anno fa, ben prima che Air France decidesse di non aderire all’aumento di capitale, mettendosi così sull’Aventino
Dal fronte bancario - Unicredit e Intesa - si invita comunque alla calma perché il momento «è ancora delicato» e tutto potrebbe «saltare in extremis». Di fatto però si fa capire che Alitalia potrebbe trovare nel pacco di Natale un nuovo azionista, anzi il primo, proprio nelle vesti di Etihad Airways.
LE CONDIZIONI DEGLI EMIRI
Come noto, la compagnia del Golfo sta studiando da tempo i conti di Alitalia. Nel mirino il nodo dei debiti che gli emiri vorrebbero drasticamente ridotti con un aiutino delle banche. Ma non c’è solo questo. Sotto osservazione - e gli inviati di Abu Dhabi appaiono particolarmente puntigliosi - gli accordi con Air-France-Delta e le relative eventuali penali da pagare se l’intesa dovesse essere rimessa in discussione. Noccioline per le casse della compagnia che, questo è un dato certo, vuole radicarsi in Europa con una piattaforma operativa potente, l’hub di Fiumicino appunto, per far concorrenza alle compagnie europee e agli agguerriti vettori del Golfo.
«Questo però non vuol dire - spiega una fonte che sta partecipando attivamente alla trattativa - che tutta la trattativa sia in discesa. Etihad non vuole infatti fare regali a nessuno. Anzi è preoccupata di dover destreggiarsi in un sistema di regole e rapporti istituzionali non proprio semplici da comprendere». Prima tra tutti quello con la componente sindacale. In assenza di un accordo sul taglio del costo del lavoro, la compagnia potrebbe quindi fare marcia indietro. Proprio quest’ultima sarebbe la principale condizione posta per siglare il matrimonio. Fondamentali quindi i risparmi per 295 milioni previsti dal piano industriale targato Gabriele Del Torchio. Così come è decisivo il via libera delle Poste, arrivato in tarda serata, all’iniezione da 75 milioni.
Realisticamente un socio di Cai, importante azionista della compagnia, sottolinea che la «discussione è entrata nel vivo e che il lavoro svolto è stato serio», ma che ci sono ancora dei tasselli da comporre. Il closing? «Il premier Letta andrà a fine gennaio negli Emirati, quella potrebbe essere una data possibile». Probabilmente solo scaramanzia, ma vista la storia di Alitalia è meglio essere prudenti.