L’AQUILA Il volo inaugurale c’è stato ieri: 25 minuti da Roma Ciampino, in una mattinata molto movimentata, in cui il rischio di dover atterrare a Pescara rasenta la beffa. Ma da oggi l’aeroporto dei Parchi dell’Aquila tornerà deserto. E non solo di notte, quando non si può atterrare, o con condizioni meteo avverse. Non si volerà, o almeno non si volerà fino a marzo, perché, semplicemente, non c’è ancora un vettore che effettui voli di linea. Si sta lavorando per chiudere un contratto con la compagnia Skybridge. Ma, anche se questa volta la promessa fosse mantenuta, le destinazioni, Perugia e Milano, non esaltano la fantasia degli aquilani che credevano di poter vantare un aeroporto vero e, invece, il fiore all’occhiello somiglia sempre più a una cattedrale nel deserto.
«A fine gennaio metteremo in vendita i primi voli per Milano e Perugia sul sito della Skybridge e su quello dello scalo, le prime partenze ci saranno a fine marzo» ribadisce Ignazio Chiaramonte, direttore marketing della Xpress, la società che gestirà la struttura per 20 anni, ma le sue parole sono accompagnate dallo scetticismo, figlio di numerose false partenze in pista. È il 2 ottobre del 2010 quando dall’Aquila decolla un aereo alla volta della Sardegna, con i giocatori dell’Aquila Calcio e i dirigenti: sarà l’unico. Nel luglio scorso la promessa sulla imminente certificazione dello scalo e l’avvio di un volo di linea per Milano. L’estate passa nel silenzio, poi a settembre, giunge l’annuncio della certificazione ottenuta dall’Enac. La Xpress invita alla cerimonia il ministro Maurizio Lupi, che cade dalle nuvole e stoppa la certificazione.
Si fa avanti la compagnia Darwin airlines proponendo voli di linea per Milano. Le carte in tavola cambiano, la compagnia svizzera viene acquistata e la tratta dell’Aquila salta. Quando il 7 novembre arriva il placet del Ministero, la Darwin non è più della partita. E, intanto, affiorano le polemiche. Come quelle sul bando «Lavorare in Abruzzo 3», i fondi stanziati dalla Regione per l’assunzione di giovani. La Xpress beneficia di 800 mila euro, ma molti dei sessanta contrattualizzati lavorano in altre zone d’Italia. Sono questi, oltre a un contributo del Comune per l’avviamento (200 mila euro l’anno per i primi tre), i finanziamenti pubblici percepiti dall’azienda calabrese. O come le altre sulla costruzione di un centro fiera, previsto nel pacchetto, che gli aquilani temono possa essere il vero obiettivo del gestore privato.