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Data: 21/12/2013
Testata giornalistica: Il Centro
Di Matteo parla e tira in ballo gli altri. Svela al gip: «Non ho agito da solo». La Finanza scopre le sue “talpe” in banca. E’ difeso dallo stesso avvocato di Dell’Utri

Una telefonata di Di Stefano finisce per incastrarlo: «Lui ha combinato il casino»

TERAMO Antonio Di Matteo parla. Banche e politica tremano. «Non ho agito da solo», svela al gip, Vilma Passamonti, l’ex dg avezzanese di Tercas arrestato e rinchiuso nel carcere di Regina Coeli. Difeso dall’avvocato napoletano, Massimo Krogh, ex magistrato e legale di big del calibro di Marcello Dell’Utri (condannato a 7 anni per concorso esterno in associazione mafiosa), Di Matteo ha parlato per due ore esatte, dalle 11 di ieri, rispondendo al giudice romano. Ed ha subito chiarito quale sarà, d’ora in poi, la sua linea di difesa: quella di scrollarsi di dosso la maschera del dominus dello scandalo Tercas, cioè di colui che, come scrivono i pm nell’ordinanza di custodia in carcere, «aveva potere assoluto» sugli imprenditori (Francescantonio Di Stefano, Raffaele Di Mario e Gianpiero Samorì) e la Tercas. Oppure, come svela una telefonata, intercettata dalla Finanza, in cui Di Stefano, manager marsicano delle tv (Europa 7), di fronte alla situazione di default della banca Smib (l’istituto di San Marino al centro dell’inchiesta) dice all’avvocato: «E' lui, Di Matteo, che ha combinato il casino. E’ lui che me lo sta risolvendo». Ma l’ ex dg parla per defilarsi dal ruolo di attore protagonista: «Una sola persona non può avere tutto questo potere su una banca», dice dal carcere, anche se per ora non fa nomi. Non parla di ex cda Tercas, ex presidente, di altri imprenditori e di politici. Ma se questo è il primo assaggio della sua difesa c’è da essere certi che i nomi li farà, tirandoli in ballo nei tre principali filoni dell’inchiesta: l’acquisto della Caripe, il tentativo di rilevare la San Marino International Bank e la vorticosa attività di compravendita di azioni Tercas con il sistema del portage bancario, escamotage per gonfiare bilanci. La sua prossima mossa è già decisa. Ci sarà lunedì quando il difensore ricorrerà al tribunale del riesame: «Ha chiarito la sua posizione», dice laconico al telefono l’avvocato Krogh. Ma l’accusa risponde calando un altro asso, dopo quello del conto corrente cifrato scoperto a Singapore, con 2 milioni di valuta, già soprannominato il “tesoro” di Di Matteo. Qual è il nuovo asso? Sono quattro nomi sui quali si stanno concentrando le indagini del Nucleo speciale di polizia valutaria di Roma. Facciamo un passo indietro. «Dalle attività di captazione – si legge dell’ordinanza di arresto – è emerso che Di Matteo, avvalendosi dell’ausilio di dipendenti della Tercas, riesce ad ottenere informazioni circa la gestione della banca da parte del commissario straordinario, con riguardo anche alle posizioni dei clienti affidati nel periodo della sue gestione che utilizza poi per attuare sue personali strategie operative». L’attenzione della Finanza si sta restringendo su quattro dipendenti Tercas. Nessuno di questi è indagato, ma i loro ambienti di lavoro sono stati perquisiti. E presto, molto presto, R.P., avezzanese come Di Matteo, che lo mise a dirigere la banca di San Marino e, con lui, S.D.S., che opera nella filiale di Roseto, un dirigente impiegato nella Tercas di Avezzano ed una cassiera che lavora a Montorio, dovranno spiegare agli investigatori cosa chiedeva o pretendeva di sapere l’ex dg da tempo dimissionario. Infine torniamo alla telefonata di Di Stefano che, all’avvocato, parla del «casino che Di Matteo ha combinato e che sta risolvendo». Perché questa telefonata? Semplice: il commissario Tercas, Riccardo Sora, aveva già firmato i decreti ingiuntivi contro gli imprenditori amici dell’ex dg, quelli dei prestiti d’oro non restituiti. E Di Stefano dice all’avvocato: ci pensa Di Matteo a rispondere a Sora, ma nessuno deve saperlo. Tant’è che il gip scrive: «Mutuando schemi propri della criminalità organizzata, Di Matteo si sta preoccupando anche di coadiuvare Di Stefano nell’indicare le strategie difensive e predisporre le difese giudiziali nelle cause di opposizione ai decreti ingiuntivi». E’ lui o non è lui il dominus?

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