ROMA Per gennaio il «contratto alla tedesca» Matteo Renzi lo vuole messo nero su bianco. Con dentro i temi, i punti programmatici e soprattutto le date. Sì, i numeri sul calendario: quel provvedimento va approvato entro quella data, quell’altro entro quel mese, e via indicando e precisando. I temi sono quelli noti: il lavoro prima di tutto, poi l’economia, le riforme; ma non quella elettorale, di questa è il Parlamento che deve occuparsene, non il governo, se ne stia tranquillo. E nessuno parli di rimpasto, certo non lo farà Renzi che quella parola, ha promesso ai suoi e a quanti lo hanno interpellato in proposito, non la pronuncerà mai, «sa di prima Repubblica» (se poi il ministro Saccomanni volesse accomodarsi, il leader dem non si straccerebbe le vesti, ma non sarà lui a chiederlo).
E’ il tema del lavoro, quello che domina la scena. Da quando Renzi ne ha discusso con i suoi esperti e in segreteria, e da quando sono uscite le anticipazioni su quel che intenderebbe fare, il cosiddetto Job act, il Pd si è diviso come ai bei tempi, per non parlare di alcuni ministri, Giovannini in primis, Alfano in secundis, tutti a picconare le anticipazioni del piano. Renzi non è tipo da spaventarsi, ha dato mandato a Marianna Madia e Filippo Taddei della segreteria di mettere a punto un testo, ha stretto una quasi alleanza all’insegna del rinnovamento generazionale con Maurizio Landini, capo dei combattivi metalmeccanici Fiom, attende che Susanna Camusso chieda di incontrarlo (Renzi è certo che l’invito per un incontro stia per arrivare dalla Cgil), e nel frattempo incassa i tanti sì e i meno numerosi no al suo piano. Tra i no c’è adesso quello a tutto tondo pronunciato dalla sinistra pd dei giovani turchi, che con un articolo su Left Wing a firma Orfini, Gribaudo, Raciti e Paris, definiscono «insufficiente» il piano Renzi, criticano anche il governo e propongono la loro ricetta, che poi altro non è che la richiesta di intervento pubblico per procurare occupazione, «l’unica opzione possibile oggi in Italia», sostengono. Se il piano Renzi vuole rompere il tabù della rigidità delle regole per assumere, articolo 18 compreso, i turchi non sono da meno e vanno all’attacco dell’altro tabù, l’intervento statale in economia, «un blocco che dura da almeno 20 anni».
LA CONTESTAZIONE
I giovani turchi, che alle primarie hanno sostenuto Cuperlo, contestano anche l’indennità di disoccupazione proposta da Renzi, più utile e percorribile la strada di un «equo compenso» per tutte quelle professioni con coperte da contratto collettivo. Nel Pd in materia è braccio di ferro. «I turchi hanno inaugurato la critica preventiva, aspettino la pubblicazione del testo e poi discuteremo», la replica del portavoce pd, Guerini. Lui, il segretario, si muove su uno spartito parallelo, punta a costruire e incamerare consenso interno sull’onda del successo alle primarie. Sul decreto salva Roma, ad esempio, è riuscito a portare dalla sua il gruppo della Camera: alla riunione con Franceschini c’erano i renziani Guerini e Rughetti nonché il capogruppo Speranza, e tutti e tre si sono pronunciati contro il decreto, poi sonoramente bocciato da Napolitano.