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Data: 28/12/2013
Testata giornalistica: Il Messaggero
Riforma elettorale. Renzi accelera: testo il 10 gennaio

ROMA Per i primi dell’anno Matteo Renzi annuncia una iniziativa a tambur battente sulla legge elettorale. In pratica, il neo segretario del Pd presenterà la sua, di proposta. «E non sarà un testo ristretto alla sola maggioranza», fanno sapere i bene informati della cerchia del sindaco. Come spiega Maria Elena Boschi, fresca di nomina in segreteria proprio per seguire le riforme istituzionali, «ora è il momento di quagliare, Matteo ha preso impegni precisi con gli elettori delle primarie, ci abbiamo messo la faccia, come si usa dire, è tempo delle scelte».
LA STRATEGIA

A quel che si è capito, entro la prima decade di gennaio la proposta targata Pd dovrebbe vedere la luce. E se non sarà circoscritta alla sola maggioranza, significa che non andrà in direzione del doppio turno (inviso a Forza Italia), quanto piuttosto verso un Mattarellum riveduto e corretto, «rinforzato», come dicono i renziani, nel senso di renderlo più maggioritario.
Dal punto di vista politico, al segretario del Pd non conviene puntare ad avere il sì della sola maggioranza, sia per questioni istituzionali (le regole, specie in materia elettorale, meglio, molto meglio farle con il più largo consenso), sia per questioni tattico-politiche (chi glielo assicura, a Renzi, che il gruppone del Pd eletto in epoca bersaniana, alla fine voti unito e compatto alla Camera dove c’è lo scrutinio segreto?). Il sindaco ha ottenuto che la riforma fosse spostata a Montecitorio, e adesso si deve cominciare bene, poi al Senato il regolamento prevede lo scrutinio palese... I due pontieri, Nardella e Brunetta, si sono già visti, annusati e confrontati. Ma adesso è il momento delle scelte. E Renzi deve essersi convinto che il varo di un testo condiviso non passa per una trattativa a oltranza (strada già percorsa le altre volte, invano), ma per una iniziativa di chi ha la maggiore responsabilità in materia, oltre che i numeri. Si partirà dunque con una proposta aperta anche all’opposizione. Ma in serbo c’è sempre il pdl a firma Nicoletti e altri per il doppio turno, di fatto la proposta D’Alimonte, che può sempre tornare utile qualora l’intesa si rivelasse più difficoltosa del previsto.
LE TENSIONI

Quanto alla proposta in zona Cesarini di Angelino Alfano, che ha rinverdito il sistema in uso nelle Regioni, il cosiddetto Tatarellum, dalle parti dei renziani non gradiscono molto. La parola d’ordine è «si può vedere, purché non sia un diversivo, l’importante è che la nuova legge elettorale sia pronta entro i primi del 2014», avverte Paolo Gentiloni. E la Boschi ricorda e ironizza: «Alfano fu quello che volle e votò il Porcellum, se ora ha cambiato idea e vuole abolirlo ben venga, lui è un avvocato, parlerebbe di ravvedimento operoso». «Ma mica possiamo importare quel sistema in Parlamento, prevede le preferenze e per questo ha già provocato gli sconquassi noti nelle regioni», stoppa Roberto Morassut.
Sull’altro tema caldo, il Job act, interviene l’ex ministro Cesare Damiano: «Non si devono ridurre i diritti, né si può abolire la cassa integrazione pagata fra l’altro da imprese e lavoratori, sarebbe una bomba sociale».

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