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Pescara, 18/12/2025
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Data: 29/12/2013
Testata giornalistica: Il Messaggero
Stangata fiscale per i romani. Ipotesi super-Irpef nazionale. La Regione Lazio porta l’addizionale al 2,3% e con il Comune prelievo al 3,2% (Le addizionali nelle singole regioni)

La sintesi di quello che rischia di accadere nella Capitale dovrebbe infatti essere affidata a una celebre rasoiata di quel genio immortale: è la somma che fa il totale. E a furia di sommare il conto fiscale per i romani rischia di diventare il più salato del Paese. Ieri è stata la giunta regionale guidata da Nicola Zingaretti ad approvare un aumento dell’addizionale di 0,6 punti percentuali, portando il balzello regionale fino al 2,33%. Un profetico studio della Uil servizio politiche territoriali, diffuso a luglio, aveva già ipotizzato che questo potesse accadere, facendo persino il conto dell’aggravio medio per le tasche dei cittadini della Capitale e del Lazio: 158 euro pro capite in più. Piove, come spesso capita, sul bagnato. A Roma già il Comune ha l’addizionale più alta d’Italia, lo 0,9% su un tetto massimo consentito dello 0,8%. ”L’eccezione” per la Capitale è stata fatta per permettere al Campidoglio di restituire allo Stato i soldi trasferiti per cominciare ad aggredire il debito miliardario trasferito alla gestione commissariale. Senza contare che il Campidoglio, in assenza di tagli e privatizzazioni, è ancora in pressing per ottenere dal governo un ulteriore aumento fino all’1,2% dell’addizionale per coprire i nuovi buchi di bilancio. La norma, uscita dalla porta del decreto (decaduto) denominato appunto Salva-Roma, potrebbe rientrare dalla finestra del Milleproroghe tramite un emendamento a gennaio, quando il provvedimento appena varato dal governo Letta inizierà il suo iter in Parlamento. Così fosse, i romani arriverebbero a pagare tra Regione e Comune 3,5 punti percentuali di addizionali Irpef. Che tra un altro anno potrebbero salire di un altro punto, fino al 4,5%, se la Regione non troverà le risorse necessarie a scongiurare un aumento già programmato.
LE MOSSE DEL GOVERNO
Zingaretti ci sta provando. Nel bilancio ha istituito un «fondo taglia-tasse» sulla falsa riga di quello di Letta. Ma per ora con poche risorse, solo 13 milioni di euro. Marino invece promette tagli draconiani al bilancio per scongiurare gli aumenti delle tasse. Intanto però, guarda con attenzione alle mosse di Palazzo Chigi e anche a quelle del sindaco di Torino e presidente dell’Anci Piero Fassino. Tutti i Comuni lamentano che con la nuova Tasi, la tassa che sostituirà l’Imu, nelle loro casse arriveranno 1,5 miliardi di euro in meno.
Al governo hanno chiesto di poter aumentare le aliquote base al 3,5 per mille (dal 2,5) per le prime case e fino all’11,6 per mille per le altre abitazioni. Ma così facendo la nuova Tasi assomiglierebbe troppo ad una super-Imu. Difficile da far digerire a Ncd e alle altre anime del centro destra. Così si comincia a parlare di una nuova ipotesi.
Per recuperare risorse per i Comuni il governo potrebbe alzare il tetto delle addizionali Irpef. Il ritocco, per riuscire a recuperare il miliardo e mezzo necessario, dovrebbe consentire di far salire l’asticella dall’attuale 0,8% fino all’1,2-1,4%. Sarebbe la classica fava che fa prendere i due piccioni. Quello di Fassino preoccupato di recuperare il miliardo e mezzo di euro tagliato ai Comuni con la nuova Tasi, e quello di Marino che riuscirebbe ad mascherare i suoi problemi di bilancio nel calderone comune.

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