Dopo il forcing sulla legge di stabilità, il decreto Milleproroghe: fine anno da maratoneta per Giovanni Legnini. Ma il sottosegretario non allontana lo sguardo dalla sua regione. Ieri era al porto di Ortona, una delle infrastrutture portanti per fronteggiare la crisi.
Per la prima volta gli occupati in Abruzzo sono scesi sotto i 500mila e i segnali di ripresa sono ancora troppo timidi. Cosa c'è da aspettarsi per il 2014?
«Il dato sull'occupazione è molto preoccupante per l'Italia e l'Abruzzo. E’ il problema dei problemi: senza lavoro non ci sarà ripresa e viceversa».
Quali le risposte con una crisi divenuta ormai strutturale?
«Occorre concentrarsi sulle risorse finanziarie e accrescere le occasioni di investimenti. Nella nostra regione ci sono diverse risorse spendibili che non vengono sbloccate».
Politica, imprese e parti sociali continuano a rimpallarsi le responsabilità, giocando spesso sui numeri. Dov'è la verità?
«Mi interessa poco stabilire di chi è la colpa e molto più individuare chi deve fare cosa. La crisi ha indubbiamente una componente sistemica che non dipende da nessuno degli attori sociali, ma ci sono azioni che attengono alle responsabilità istituzionali e che vanno attivate in fretta».
A cosa si riferisce?
«Ad esempio ai 50 milioni da spendere su Bussi, fermi da due anni. Ai 50 per la Fondovalle Sangro, fermi da un anno. Ai 20 stanziati per il dissesto idrogeologico e alle altre decine di milioni destinati alle risorse idriche. Per non parlare dei fondi europei che il Governo, proprio in questi giorni, ha voluto riprogrammare».
Ma chi deve fare scattare il verde al semaforo?
«Ciascuno faccia la sua parte senza rimpalli di responsabilità. Io che da pochi mesi sono al Governo cerco di farlo lavorando ogni giorno con impegno».
Perché anche in Abruzzo è così difficile muoversi sul terreno delle riforme, dalla razionalizzazione dei servizi ai tagli ai costi della politica?
«Di riforme profonde c'era bisogno anche prima della crisi e gli annunci sono stati abbondantemente superati: di fatti concreti se ne sono visti pochi. Tutte le analisi e le proposte del passato mi sembrano ancora lì, al punto di partenza. La verità è che la crisi è anche uno spartiacque dove tutto appare obsoleto e a volte inutile. Occorre agire in profondità e subito, ma il prolungamento della legislatura regionale e il mancato accoglimento della proposta del Pd di inserire il pacchetto delle riforme nella Finanziaria regionale determina un rinvio forzoso alla seconda metà del 2014, tempo troppo lungo per le urgenze del territorio».
Il 25 maggio si torna al voto per le regionali in un quadro decisamente mutato rispetto al 2008. Quali le sue sensazioni oggi?
«Il mio auspicio è che la prossima competizione elettorale costituisca una gara, prima ancora che tra persone e schieramenti, tra idee e progetti concreti in grado di risollevare le sorti di questa martoriata regione. Abbiamo energie e possibilità per farlo. Negli ultimi mesi, ad esempio, ho ricevuto diverse indicazioni di investimenti produttivi e di urgenti necessità infrastrutturali. Ecco, vorrei che ci concentrassimo sulle risposte da dare per non perdere le occasioni. Solo così si può dare una prospettiva vera di cui l'Abruzzo ha pieno diritto».