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Data: 30/12/2013
Testata giornalistica: Il Centro
Tercas, cento azionisti chiedono i danni. Piccoli risparmiatori beffati si rivolgono a Federconsumatori. D’Agostino conferma: a gennaio parte l’azione collettiva

LA CLASS ACTION Chi ha acquistato titoli che ora non valgono più nulla è sul piede di guerra Un pool di legali si mette a disposizione per il ricorso

TERAMO Da 8,30 euro a zero: i piccoli investitori di Tercas si ritroveranno con azioni che non valgono nulla. Alla fine del commissariamento e dopo la bufera giudiziaria che ha scosso il mondo bancario abruzzese, centinaia di risparmiatori che hanno investito i loro soldi nella Tercas sentiranno il sapore della beffa. Molti di loro credevano di aver acquistato obbligazioni o “pronti contro termine”, prodotti sicuri che, alla scadenza del periodo previsto, avrebbero reso non meno del 3 per cento di interessi senza alcun rischio. Ma oggi si ritrovano con azioni della stessa banca il cui valore è inevitabilmente crollato per lo scandalo Di Matteo ed il commissariamento di Bankitalia. Di azioni spacciate per altri prodotti ne sarebbero state vendute, tra il 2009 e il 2011, decine di migliaia per un controvalore di 20 milioni di euro, attraverso una presunta triangolazione Tercas (ovvero Di Matteo)-Di Stefano (cioè il manager delle tv)-Tercas e con una collocazione finale, frettolosa e forzata, dice la procura di Roma, sul mercato dei piccoli azionisti attraverso un ordine impartito a direttori di filiale. Così, accanto alle grandi inchieste contro l'ex dg, Antonio Di Matteo e l'ex governance della banca, si apre un nuovo fronte, il più sentito dai risparmiatori. E’ quello dell'azione collettiva, la class action, da parte dei piccoli azionisti. Lo conferma Ernino D'Agostino, presidente regionale di Federconsumatori: «Abbiamo già acquisito tutti documenti per individuare i presupposti giuridici perché si eserciti un'azione di tutela collettiva», spiega, «e stiamo raggiungendo la massa critica necessaria per farlo. Sono già cento i piccoli azionisti che si sono rivolti alla nostra consulta legale che, a metà gennaio, si riunirà per vagliare le pratiche istruite finora e dare il via al ricorso collettivo». La consulta è presieduta dall'avvocato Vincenzo Di Lorenzo ed è composta da venti legali, tutti a disposizione di chi si ritiene beffato. I numeri utili sono 0861-1750526 o 1750597. La controparte, in questo caso, non saranno soltanto i soliti nomi, quelli già indagati dalle procura, ma la banca di Corso San Giorgio anche del dopo Di Matteo. D’Agostino annuncia che il cardine della class action sarà «quel mancato funzionamento del sistema di vigilanza sia interno che esterno». Ma quali sono le possibilità di successo per chi ha deciso o deciderà di ricorrere? Sarebbero altissime se ci trovassimo in America. In Italia, sono in piedi una trentina di class action ma i tempi della nostra giustizia sono quelli di una lumaca e finora due sole azioni collettive sono arrivate a sentenza. Non siamo negli Stati Uniti, dove lo strumento da anni è ampiamente utilizzato. Il motivo lo spiega un esperto, Daniele Vecchi, dello studio legale Gianni Origoni Grippo Cappelli & partners: «In Italia possono essere risarciti solo i danni effettivi e non anche quelli punitivi, come avviene in Usa». Quindi, nel nostro Paese, chi ha acquistato azioni tossiche potrà al massimo vedersi rimborsato quanto speso. Ma i risparmiatori non si diano per sconfitti in partenza. C'è un precedente: a gennaio 2013 Altroconsumo ha chiuso la raccolta delle adesioni alla class action contro Intesa Sanpaolo "per le illecite commissioni di scoperto conto applicate ai conti senza fido dal 2009". E la parola è già passata ai giudici del Tribunale di Torino che, un mese e mezzo fa, hanno aperto il processo.

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