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Pescara, 18/12/2025
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Data: 31/12/2013
Testata giornalistica: Il Messaggero
Aumentano i pedaggi autostradali ma il governo mette un tetto del 5%

ROMA Puntuali come ogni anno scattano gli aumenti dei pedaggi autostradali. Questa volta però il governo avrebbe deciso di intervenire in maniera pesante, introducendo un tetto massimo del 5% entro il quale possono oscillare le nuove tariffe. Una scelta a dir poco sofferta. Arrivata solo ieri sera a tarda ora dopo una riunione fiume tra i tecnici del ministero dei Trasporti e quelli dell’Economia. Si attende adesso il decreto che dovrebbe mettere nero su bianco il nuovo quadro tariffario. Avrebbe comunque prevalso - ed è forse la prima volta - una linea non proprio favorevole ai concessionari, o almeno ad una parte del folto gruppo che gestisce la rete autostradale italiana. Merito del ministro delle Infrastrutture Maurizio Lupi che si è schierato dalla parte degli utenti e convinto il Tesoro a «calmierare» il settore. Del resto le richieste a doppia cifra arrivate da alcuni concessionari ad ottobre erano apparse subito troppo elevate o comunque non in linea con l’algoritmo da cui scaturiscono i pedaggi. Gli incrementi devono essere infatti legati non solo all’aumento dell’inflazione e dei costi ma anche ad altre variabili come la manutenzione delle strade e gli investimenti per migliorare la rete.
LE RICHIESTE

Anche a causa di un forte calo del traffico - e l’anno che verrà non dovrebbe andare molto meglio - le concessionarie avevano richiesto incrementi tariffari intorno al 4%. A fare da battistrada proprio Autostrade per l’Italia che ha la rete più vasta nel Paese. Ma, come detto, ci sono picchi con rincari medi a due cifre. E’ il caso, ad esempio, del raccordo autostradale valdostano (sempre del gruppo Atlantia) che ha chiesto per il 2014 un adeguamento del 14,5% (contro il 14,4 dello scorso anno) e della Sav del gruppo Gavio che ha proposto aumenti intorno al 12% (11,5% lo scorso anno). Impennate che - il condizionale è d’obbligo - sarebbero state respinte al mittente.
L’intervento del governo avrebbe gelato anche le pretese delle Autovie Venete (adeguamento richiesto del 12,8 per cento) e del Passante di Mestre (13 per cento). Ma aumenti intorno al 10% sono stati proposti anche per i due tronconi della A4 Torino-Milano e Torino-Piacenza (gestiti da Gavio). L’altro colosso del settore - Autostrade per l’Italia - che gestisce ben 17 tra le maggiori tratte nazionali tra le quali la Napoli-Milano dovrebbe ottenere aumenti medi del 3,6-3,8 per cento. Più alte le richieste del gruppo Toto sulla Roma-Aquila. C’è da dire che il «tetto» imposto dall’esecutivo potrebbe essere solo provvisorio. In linea teorica infatti gli aumenti devono servire per remunerare gli investimenti realizzati ed è evidente che i concessionari faranno di tutto per far valere le proprie ragioni di fronte al governo.
Del resto in passato è già accaduto che tutto fosse congelato per qualche mese proprio allo scopo di approfondire meglio le istruttorie, capire le richieste delle concessionarie e adeguare in un secondo tempo le tariffe. Proprio l’anno scorso la sospensione temporanea degli aumenti ha fatto credere agli automobilisti che l’incremento medio al casello fosse del 2,91%, quando in realtà da aprile, cioè quando sono stati scongelate gli adeguamenti mancanti, è stato recuperato anche il pregresso, portando così l’aumento effettivo medio nel 2013 al 3,9%. In attesa del decreto, che in tarda serata non era ancora disponibile, emerge comunque una strategia per certi aspetti nuovi che mira a rimettere in discussione una serie di paletti normativi. In altre parole, prima di concedere i rincari dei pedaggi si vuole avere la certezza che gli investimenti sulla rete siano stati davvero portati a compimento.

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