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Data: 31/12/2013
Testata giornalistica: Il Messaggero
Salari, in un anno solo 4 euro in più

ROMA Il quadro è desolante e si sapeva. Ora a disegnarlo in tutti i dettagli è il ”Rapporto sulla coesione sociale” redatto dall’Istat a poche ore dalla fine del 2013. Attenzione, sono numeri che si riferiscono quasi tutti al 2012 e che, nell’ultimo anno, sono oggettivamente peggiorati. Entrate che scendono, famiglie che si impoveriscono, pensionati che arrancano, disoccupati che aumentano. Basti solo pensare che nel 2012 la retribuzione mensile netta è di 1.304 euro per i lavoratori italiani e di 968 per quelli stranieri. Rispetto a un anno prima il salario per i primi sale appena di 4 euro, mentre cala addirittura di 18 per i secondi. Valore più basso dal 2008. Guadagnano di più - si fa per dire - gli uomini 1.432 euro che le donne 1.146.
FAMIGLIE IN CRISI
Un blocco che inevitabilmente produce una lievitazione dello stato di indigenza. Secondo il nostro istituto di statistica, nel 2012, si trova in condizione di povertà relativa il 12,7% della famiglie residenti in Italia (+1,6% rispetto al 2011) e il 15,8% degli individui (+2,2%). Si tratta dei valori più alti dal 1997, cioè da sedici anni a questa parte. I poveri in senso assoluto raddoppiano dal 2005 e triplicano nelle regioni del Nord (dal 2,5% al 6,4%). Nel corso degli anni la condizione di povertà è peggiorata per le famiglie numerose con figli, soprattutto se minori, residenti nel Mezzogiorno e per le famiglie con membri aggregati, in cui convivono più generazioni. Fra queste ultime una famiglia su tre è relativamente povera e una su cinque lo è in senso assoluto. Come dire che anche il welfare ”privato” regge sempre meno.
Ovvio, anche le già magrissime pensioni si assottigliano sotto la scure della crisi. Quasi un pensionato su due(46,3%) ha un reddito inferiore a mille euro, il 38,6% ne percepisce tra i mille e i duemila, solo il 15,1% dei pensionati ha un reddito superiore a duemila euro. Dal 2010 al 2012 - dice ancora l’Istat - il numero dei pensionati diminuisce mediamente dello 0,68%, mentre l’importo medio aumenta del 5,4%. Al 31 dicembre dello scorso anno i pensionati sono 16 milioni 549mila. Di questi, il 75% gode solo di trattamenti di invalidità, vecchiaia e superstiti, il restante 25% riceve assegni di tipo indennitario e assistenziale. In chiave geografica, il 28,3% risiede nel Nord-Ovest, il 20,1% nel Nord-Est e nel Centro, il 21,3% nel Sud e il 10,2% nelle Isole.
Nel 2012 sono il 37,8% i giovani tra i 18 e i 24 anni che hanno conseguito al massimo la licenza media e non stanno seguendo alcun corso di formazione (25,8% nel Mezzogiorno). Fra questi uno su quattro sta cercando attivamente un lavoro, mentre il 38,5% risulta inattivo (40,1% nel Mezzogiorno). Lo scorso anno hanno lasciato gli studi 758.000 giovani tra i 18 e i 24 anni.
Da qui la inevitabile riduzione della capacità dell’università di attrarre nuove iscrizioni: solo il 58% dei diplomati entra negli atenei. E scende anche il numero dei lavoratori dipendenti con contratto a tempo indeterminato che nel 2013 è sceso del -1,3% rispetto all’anno precedente attestandosi a quota 10.352.343. Gli occupati a tempo determinato sono, invece, 2.375.000 il 13,8% dei dipendenti. I disoccupati sono 2.744.000, quasi 636.000 in più rispetto al 2011. Il tasso di disoccupazione giovanile supera il 35% .

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