La tradizionale stangata autostradale è servita. Puntuale come a ogni inizio anno, ieri è piombato sugli italiani il temuto aumento dei pedaggi.
Ed anche se il governo si prende il merito di aver scongiurato un salasso peggiore, l’impatto è forte. Tariffe su in media del 3,9 per cento, con punte superiori all'8%. E un caso limite sulla Venezia-Padova che, passando da 70 centesimi a 3 euro, registra in un colpo solo una impennata del 400%. La concessionaria si giustifica spiegando che si è sanata una situazione anomala precedente, ma resta il fatto che per gli automobilisti è davvero un salasso.
RAFFICA DI AUMENTI
Il rincaro maggiore, tra le tratte più lunghe, si registra sulla Strada dei Parchi, ovvero la Roma-Aquila, con un balzo delle tariffe del +8,28%, seguita dalle Autostrade Centropadane (+8,01%), mentre non ci sarà alcuna variazione per Consorzio autostrade Siciliane, Autostrade Meridionali e Asti-Cuneo. Autostrade per l'Italia, che gestisce la rete più vasta del Paese, aumentando il pedaggio del 4,43%, ha fatto sapere che il sacrificio chiesto agli utenti deriva dagli investimenti realizzati nel 2012 (circa 1 miliardo di euro, nell'ambito di un piano pluriennale complessivo da 9). Aumenti molto più alti della media sull'A5 Torino-Aosta, in cui ci saranno rincari del 15%, sull'A4 Venezia-Trieste, con aumenti del 12,9% e sul Passante di Mestre con un più 13,5%. Sull'Asti-Cuneo pedaggi più pesanti del 7,2%, mentre sulle Autovie venete si arriva fino al 12,91%. Mano leggera invece per la Tangenziale di Napoli (+1,89%) e Autostrada dei Fiori (+2,78%). Il governo ha diffuso una nota in cui ha sottolineato che i decreti dei ministro dei trasporti, Maurizio Lupi, e di quello dell'economia, Fabrizio Saccomanni, hanno consentito una frenata dei rincari, fatta in considerazione della «perdurante crisi economica».
In particolare, il titolare dei trasporti Maurizio Lupi ha spiegato che «a fronte di alcuni incrementi molto significativi spettanti ad alcuni concessionari, sono stati corrisposti aumenti tariffari inferiori da compensare in sede di futuro aggiornamento quinquennale dei piani finanziari». Insomma, poteva andare molto peggio secondo Palazzo Chigi.
LE CRITICHE
Tanto che aver arginato le pretese dei concessionari dovrebbe determinare un risparmio per l’utenza quantificabile in circa 50 milioni di euro l’anno. «Incrementi lievemente superiori alla media – ha comunque chiarito il governo – sono stati riconosciuti a quei concessionari impegnati nella realizzazione di opere di rilevante interesse per lo sviluppo del Paese».
Le spiegazioni dell’esecutivo non hanno però evitato le polemiche. «Come un orologio svizzero – ha ironizzato l’Osservatorio nazionale sulle liberalizzazioni dei trasporti (Onlit) – arrivano aumenti ingiustificati». In una nota durissima, il presidente Dario Balotta ha denunciato che gli aumenti dei pedaggi «finiscono con l’accumulare ingenti flussi di cassa dei concessionari autostradali, che sono investiti in attività finanziarie o vengono utilizzati per nuove partecipazioni societarie» anziché essere impiegati in «nuovi servizi o nuove opere per gli automobilisti come promesso per giustificare gli aumenti».
Balotta ha definito i gestori come una «corporazione che ancora una volta ha imposto al Governo la logica della rendita di posizione monopolista in contrasto con gli interessi generali del Paese». Sarcastico il commento di Maurizio Gasparri. «Tra gli aumenti – ha detto in sintesi il vicepresidente del Senato – spicca quello delle autostrade superiore all’inflazione: il governo si stende a tappetino per l'arricchimento dei padroni delle strade».