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Pescara, 16/05/2025
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Data: 05/01/2014
Testata giornalistica: Il Messaggero
Renzi: in 7 giorni la legge elettorale. Poi gela Fassina E lui si dimette. Il leader punge Letta: spread giù, merito di Draghi. Quindi la stoccata all’ex responsabile lavoro: Fassina chi?

FIRENZE «Nessuno mette in discussione il governo», è il mantra della segreteria pd riunita a Firenze da Matteo Renzi. Per questo tanto più inattesa piomba, poco dopo la fine della riunione operativa, la bomba lanciata dal viceministro Stefano Fassina che ha presentato al premier le sue dimissioni «irrevocabili» proprio per una battuta che ha fatto il segretario. Una battuta che ha visto Matteo Renzi rispondere «Fassina chi?» a una domanda sul rimpasto di governo più volte sollecitato dallo stesso viceministro, dichiaratamente a disagio con la nuova linea della segreteria. «Nulla di personale», assicura Fassina, ma una questione politica: «Perché è un dovere lasciare per chi, come me, ha sostenuto un’altra posizione ed è responsabilità di Renzi proporre uomini e donne sulla sua linea».
La bomba-Fassina però non fredda gli entusiasmi per gli esiti della lunga riunione del Pd, e la replica, affidata al portavoce Lorenzo Guerini, è a dir poco low profile: «Dispiace che il viceministro Fassina esprima in questo modo il suo disagio riguardo alla sua presenza nel governo», dice. «Qui si è tenuta una segreteria sulle priorità per il Paese, legge elettorale e jobs act. Non c'è davvero motivo di fare polemiche, ma di lavorare, e molto». Caso chiuso, in apparenza.
RIUNIONI ITINERANTI

Per la prima volta i lavori di partito si sono svolti lontano da Roma, nella città in cui il segretario è sindaco. E non hanno trovato sede nelle stanze fiorentine del partito ma nel palazzo di via Martelli, lo stesso che ha ospitato i comitati elettorali delle varie primarie di Renzi. Una sede che si trova a due passi dal Duomo sotto la quale si sono radunati moltissimi curiosi e numerosi giornalisti e che ha visto anche qualche litigio fra cameramen per la conquista degli spazi quando il leader Pd è arrivato in bicicletta. Una scelta precisa, quella di portare la segreteria fuori dai palazzi romani che, ha garantito Renzi, si ripeterà spesso perché ci saranno trasferte dove si vota. «Ci sono 27 capoluoghi che voteranno il 25 maggio, sarà naturale spostarsi» ha detto, dando di fatto il via alla prima segreteria itinerante della storia del Pd.
LA VERA PRIORITÀ

La giornata di lavoro ha avuto come tema forte la legge elettorale, i tagli alla spesa pubblica e la riforma del lavoro, di cui saranno fatti approfondimenti nelle prossime settimane, precisamente «entro la direzione del 16 gennaio» quando sarà intavolata «una discussione con un sommario, serio, documento che si aprirà al confronto con parlamentari e tecnici», ha precisato Renzi. Ma se sul job act siamo ancora in fase preparatoria e sui tagli alla politica si sta facendo un piano, sulla legge elettorale invece in tre giorni «abbiamo fatto più passi avanti che negli ultimi tre anni», mette in chiaro Renzi, aggiungendo che comunque su questo tema «non ci sarà una trattativa» perché non si può fare un “collage” fra i tre modelli che sono stati proposti dal Pd. «Non si possono spezzettare, se no la riforma elettorale non funziona» ha aggiunto, arrivando a annunciare che già la prossima settimana sarà possibile tirare le fila fra i partiti e che sarà possibile chiudere questa partita già entro gennaio.
Renzi passa in rassegna pure la situazione economica, tirando l’ennesima stoccata al premier Enrico Letta: «I dati sul calo dello spread – sottolinea infatti – sono dati per cui ringraziare non solo i governi che si sono succeduti ma un italiano che ha lavorato nell’interesse dell’Europa: Mario Draghi, un condottiero che ha aiutato l’Europa ad uscire dalla crisi».

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