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Pescara, 17/12/2025
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Data: 10/01/2014
Testata giornalistica: Il Messaggero
Cialente resiste «Dimissioni?. Ora sarebbero solo una fuga»

L’AQUILA Prima la bufera giudiziaria, poi il ministro Carlo Trigilia che prende le distanze dall'Aquila in una intervista a Il Messaggero: il sindaco Massimo Cialente è provato; per un momento pensa perfino di dimettersi, poi però ci ripensa: non si può abbandonare la nave anche se a una radio dichiara di essere «un po’ disperato». A fine mattinata arriva anche la lunga telefonata del ministro Trigilia che in parte cerca di mettere «una pezza». Su questo punto però il primo cittadino preferisce glissare.
Il ministro Carlo Trigilia è stato molto duro con l'Aquila, perché?

«Il governo vive in un'altra dimensione, forse è stanco del sindaco. Dire che si prevede un tiraggio di 500 milioni e noi vogliamo 3 miliardi è folle. A questo punto dimostreremo la verità: pubblicheremo gli elenchi dei progetti approvati scrivendo che non possono essere finanziati. Oggi il governo dice il falso, Trigilia incontra i sindaci del cratere per rassicurarli, e sa benissimo che si sta giocando a dividerci, per una torta che non basta. Poi dice una coda gravissima: che non c'è la qualità della ricostruzione; niente di più falso. Abbiamo un piano strategico e un piano di ricostruzione. Evidentemente la posizione del ministro è concordata con il premier. L'unica conclusione è che L'Aquila e il suo sindaco danno fastidio»

La maggioranza sostiene ancora il sindaco?

«La maggioranza mi dà fiducia. Del resto anche il capo della la Mobile dice che l'inchiesta non è un problema del comune dell'Aquila, ma di alcuni singoli. L'uomo intorno al quale ruota tutto è del centro destra. L'unico appello che mi sento di fare alla magistratura è di fare presto. La città ha bisogno di risposte. La magistratura doveva fare quanto ha fatto, ma faccia in fretta. Se dovessimo andare avanti con questo clima i cittadini non capirebbero».

I cittadini chiedono appunto un cambio di passo...

«Più di quello che abbiano fatto non si poteva fare. Non credo di meritare alcuni giudizi. Credo di aver dato 5 anni di vita che non recupererò. Anche la mia famiglia sta pagando un prezzo molto alto. La Protezione civile decise di gestire in quel modo i puntellamenti (con affidamento diretto ndr). Non so cos'è il cambio di passo. Molti cittadini si stanno illudendo, ma l'unico cambio possibile è fare il cronoprogramma e la ricostruzione. Ci servono i soldi e posti di lavoro, ma i contratti di sviluppo sono fermi. Forse i soldi arriveranno a giugno».

Abbandonare la "nave" potrebbe essere interpretato come un gesto di debolezza?

«Si deve andare avanti nell'interesse della ricostruzione, ma dopo l'uscita del governo di oggi sono molto amareggiato. Mi dicono che Letta è molto infastidito. È il governo che sta venendo meno alle promesse. Enrico Letta mi fece delle promesse con una stretta di mano. Il mio gravissimo errore è stato fidarmi, così come ho fatto con invitalia. Ora invece il governo strumentalizza la vicenda dicendoci in sostanza di non chiedere più i soldi, mostrando una posizione molto giustizialista. Il governo sa bene che il tiraggio dell'Aquila c'è. Dunque vuole solo prendere le distanze. Forse l'esecutivo con guida Pd si sarebbe aspettato da me un comportamento più conciliante. Io invece ho lo stesso atteggiamento che ho avuto con i precedenti governi. La città è abbandonata a se stessa. Se l'ostacolo sono io, il governo che faccia pure, magari ci vuole una breve fase di commissariamento».

E la rotazione dei dirigenti perché non è stata ancora attuata?

«Dal 2009 hanno già ruotato diverse volte. Mario Di Gregorio uscirà bene da questa vicenda, ne sono sicuro, si tratta di un avviso di garanzia su un fatto tecnico».

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