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Pescara, 17/12/2025
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10/01/2014
Il Tempo d'Abruzzo
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Cialente: me ne vado, anzi resto. Ci aveva già provato nel 2011, poi aveva ritirato le dimissioni «Dal Governo non ho risposte». Trigilia: «In 5 anni spesi già 12 miliardi» |
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L’AQUILA Come se non bastasse la bufera giudiziaria che sta sferzando gli uffici comunali a creare maggior confusione a Villa Gioia ci ha pensato il balletto di voci e indiscrezioni che vedevano il sindaco dimettersi di lì a poche ore.
Una sorta di deja vu del 2011, quando si dimise per davvero ma tornando sui suoi passi dopo i canonici 20 giorni concessi dalla legge per fare marcia indietro. Un lancio d’agenzia e la notizia fa il giro della città e vola sui social network, ma alla base del gesto non ci sarebbero gli sviluppi dell’inchiesta che ha coinvolto il vice sindaco Riga, ex assessori e consiglieri, ma le dichiarazioni del ministro per la Coesione territoriale Carlo Trigilia nell’incontro con i rappresentanti del cratere sismico di mercoledì ha invitato il Comune a smetterla con quello che ha definito «rivendicazionismo di risorse che porta a chiedere risorse per un miliardo l’anno quando la previsione di spesa è di 500 milioni».
I rapporti con il governo e il suo ministro delegato a seguire da vicino le vicende della ricostruzione non erano idilliaci già prima dell’inchiesta Do ut des, che sicuramente avrà portato ulteriore nervosismo e tensione nei rapporti istituzionali tra Amministrazione comunale ed Esecutivo nazionale.
«In mattinata - ha dichiarato Cialente - deciderò cosa fare. Tutto dipenderà dalle dichiarazioni del governo. Non vorrei che strumentalizzasse questa vicenda». «Dal 2009 ad oggi - ha ricordato Trigilia - sono stati spesi 12 miliardi di euro. Se siano stati spesi bene o no, io non lo posso dire. Non c’ero. La magistratura è intervenuta più volte per verificare presunte irregolarità, questo lo so. Naturalmente auguriamoci di no, ma se le ipotesi investigative fossero confermate, questa vicenda sarebbe davvero deplorevole, metterebbe in discussione gli sforzi onesti di tante persone».
E viene da pensare che se l’inchiesta dovesse portare alla luce eventuali responsabilità penali di questo o quell’indagato verrebbe messa la pietra tombale sulla credibilità di un intero territorio. Passano poche ore e arriva il dietro front del primo cittadino, ma le sferzate nei confronti del Governo non accennano a diminuire per vigore.
Ad un’emittente radiofonica annuncia la volontà di rimanere al suo posto: «Resto anche se sono disperato - ha dichiarato - perché sono finiti i soldi della ricostruzione e il governo e Trigilia non mi danno risposte. Più volte penso di mollare la tentazione è enorme ma di fatto sarebbe una fuga dalle attuali difficoltà. È chiaro che in questo momento c’è uno scontro politico perché non ci sono soldi, non c’é un progetto di come finanziare la ricostruzione, c’è lo scontro con l’Europa per questa vergogna che anche in caso di calamità naturale gli Stati membri non possono sfondare il 3 per cento».
Cose già dette ed ascoltate, ma forse a convincere il sindaco a non lasciare la poltrona sono stati proprio gli alleati che nel vertice di due sere fa gli hanno ribadito la fiducia, invitandolo ad andare avanti.E sulla nomina dell’ex consigliere Pdl Pierluigi Tancredi Cialente ha ammesso «di aver fatto una cazzata». Almeno per questa la responsabilità non è del ministro, né della sfortuna o dei "quaqquaraqua", come ha ribattezzato i consiglieri che lo hanno invitato a dimettersi e riflettere.
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