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Data: 10/01/2014
Testata giornalistica: Il Messaggero
Jobs Act, dall’Europa arriva il primo sì. Il commissario Ue Andor: va nella direzione auspicata

ROMA I dubbi della Camusso. La promozione del commissario Ue, Laszlo Andor. La cautela che sa tanto di bocciatura del ministro del Lavoro Giovannini. Le stoccate di Giorgio Cremaschi, membro del direttivo Cgil, le timidezze della Fiom. Cambiano le modalità, cambiano i toni ma nella sostanza il Jobs Act renziano genera più perplessità che apprezzamenti, anche «se tendenzialmente va nella direzione giusta», come premette, ad esempio, proprio la leader della Cgil. Matteo Renzi ascolta e lascia aperto il dibattito, non chiude il documento che per ora resta «una bozza. Assumerà forma e sostanza solo il 16 gennaio, fino ad allora «sono gradite idee, critiche e commenti», twitta Renzi.
E c’è già chi lo prende subito alla lettera: il ministro del Lavoro Enrico Giovannini che - intervenendo a “Prima di tutto”, su RaiUno - solleva le prime critiche. «Molte delle proposte prevedono investimenti consistenti», osserva il ministro, toccando il punto debole del piano. E aggiunge: «Noi adesso abbiamo ogni trimestre circa 400 mila assunzioni a tempo indeterminato e circa un milione e 600 mila a tempo indeterminato: riuscire a trasformare contratti precari in contratti più a lunga durata è un obiettivo assolutamente condivisibile. Che in un momento di grande incertezza come questo molte imprese siano disposte a farlo e tutto da verificare».
MANCANO I DOLLARI

É stato osservato da più parti come il Jobs Act renziano ricalchi in parte il piano lanciato da Obama negli Usa 3 anni fa. Sul tavolo il presidente americano potè puntare qualche centinaio di milioni di dollari. La differenza c’è, insomma. E non è poco. Tuttavia, per il commissario Ue per l’occupazione e gli affari sociali Laszlo Andor, in missione ieri a Roma, va nella «direzione auspicata dalla Ue». Per incidere va definito nei dettagli, deve «rendere il mercato del lavoro più dinamico e inclusivo affrontando i temi delicati della disoccupazione giovanile e dell’occupazione delle donne». In particolare, sostiene Andor, va risolto «il gap generazionale tra i disoccupati» e «l’eccessiva segmentazione del mercato del lavoro».
SI DELLA CISL

Da sinistra arrivato le bordate più pesanti. E se Maurizio Landini (Fiom) dice «devo ancora leggere bene il documento», Giorgio Cremaschi spara a zero elencano i motivi per cui bocciarlo. E tra questi «la piena libertà di licenziamento per i nuovi assunti che estenderà ancora la precarietà del lavoro e aprirà la via ai licenziamenti di massa». La “renzieconimics” convince invece il segretario generale della Cisl Raffaele Bonanni, al quale piace l’idea «di dare forza a un solo contratto evitando tutti gli altri contratti civetta». «Bene Renzi, non tiri il freno a meno», lo incoraggia Pietro Ichino, senatore di Scelta civica che presenterà un suo documento. Meno convinto Maurizio Sacconi, capogruppo dei senatori dell’Ncd per il quale «alcuni contenuti significativi del piano «potrebbero rivelarsi ostili all’impresa» , la reintegrazione forzosa, ad esempio, «dovrebbe rimanere solo per i licenziamenti discriminatori». E se la bocciatura del capogruppo azzurro Brunetta si poteva prevedere («dilettanti allo sbaraglio»), resta difficile da classificare quella della Camusso. Dà atto a Renzi di aver finalmente messo al centro il tema strategico del lavoro. Vede luci e vede ombre. Ambiguità e mancanza di coraggio. Bene l’idea di una unica forma contrattuale per assorbire le altre forme di precariato. Bene l’applicazione dell’articolo 39 della Costituzione sulla questione della rappresentanza sindacale. Ma sulla partecipazione non meglio precisata dei lavoratori ai Cda solleva dubbi. Bene la tassazione sul capital gain, mancanza di coraggio però nella scelta di non affrontare la riforma della pubblica amministrazione quando si propone l’abolizione del tempo indeterminato per i dirigenti pubblici. «Un ritorno selvaggio allo Spoil System vorrebbe dire aumentare i costi della politica e tornare agli anni che hanno preceduto Tangentopoli».

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