TERAMO È il giorno dell’approvazione del bilancio 2010 quello in cui l’avvocato Lino Nisii annuncia all’assemblea che con la sottoscrizione del Closing Memorandum, il 31 dicembre 2010, ha perfezionato l’operazione di acquisizione dell’interessenza del 95% nel capitale di Banca Caripe. Doveva essere un momento di festa per la Cassa di Risparmio di Teramo che comincia a chiamarsi da quel momento Gruppo Tercas. Invece da quel giorno i problemi si sono ingigantiti. Fino a esplodere.
«Per quanto attiene ai principali aspetti inerenti all’acquisizione dell’interessenza del 95% di Banca Caripe, al fine di dar conto ai soci delle più significative caratteristiche di tale operazione, il dottor Di Matteo ricorda come l’"equity value" di Banca Caripe sia stato fissato con 240 milioni di euro, con conseguente valutazione dell’interessenza acquisita in 228 milioni di euro». Il verbale chiarisce i costi e alla fine si desume che Tercas abbia fatto l’affare. Il patrimonio netto di Caripe al 30 giugno precedete era di 115 milioni e 357mila euro. Il valore pagato per ogni singola azione è stato di 24 euro e con un multiplo «prezzo su patrimonio netto» di 2,08 euro e con un avviamento della raccolta totale del 5,82%. È qui che Si sottolinea che «l’operazione è stata perfezionata sulla base di un «multiplo su patrimonio netto» nettamente inferiore a quello richiesto in precedenza, posto che negli anni 2007 e 2008 lo stesso era, mediamente, tre volte superiore». Affare fatto. Sarà tutto oro quel che luccica? Qualche problemino ancora in sospeso su debiti verso terzi potrebbe tornare alla luce già nei prossimi giorni. Ma per l’assemblea dei soci «altro aspetto meritevole di interesse, perché vale a confermare l’attenzione riservata e le valutazioni prudenziali che sono state condotte in fase di conclusione dell’operazione, è quello relativo alla avvenuta esclusione, dal perimetro di cessione, di crediti netti per 172, 696 milioni di euro», ricomprendenti sofferenze pari a 60,372 milioni di euro; crediti incagliati per oltre 81 milioni di euro, crediti in bonis per 65 milioni di euro. «L’aver ottenuto che Banco popolare «avesse trattenuto presso di sè tali crediti, farà si che, sia negli esercizi 2011 e 2012 che in quelli successivi, il costo del credito di Banca Caripe risulterà inferiore a quello di sistema».
Tutto sembra procedere per il meglio ma nella pancia di Caripe potrebbero emergere nuove tossine che potrebbero costare caro. Problemi che non sarebbero così gravi, tanto che nel corso della verifica contabile effettuata dalla società di revisione Deloitte & Touche Spa che ha effettuato una apposita relazione. Il presidente del collegio sindacale Gianfranco Scenna nella sua relazione ha confermato tutti gli aspetti positivi dell’acquisizione effettuata. Eppure proprio il peso di Caripe è stato tra i motivi per cui il Credito Valtellinese ha preferito rinunciare a salvare il Gruppo Tercas rimettendo tutto nelle mani del commissario di Bankitalia, Riccardo Sora, che adesso deve chiudere la trattativa con la Banca Popolare di Bari. Soci vecchi e soci acquisiti chiedono ora chiarezza avendo la certezza che quelle azioni che una volta erano Caripe, quelle azioni che si chiamano Tercas hanno il valore nettamente inferiore . Ma nessuno ha chiarito di quanto.