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Pescara, 17/12/2025
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Data: 11/01/2014
Testata giornalistica: Il Centro
Costi della politica - La politica conviene ancora. Stipendi da 90 a 110 mila euro. Un seggio all’Emiciclo vale 500mila euro nella legislatura. Nel 2012 i consiglieri regionali hanno investito in immobili, azioni, Buoni del Tesoro e auto. Ruffini «Il 30% dei colleghi è “non operativo”»

PESCARA Eccolo finalmente il famoso ceto medio. Quello che la crisi ha disperso e che ora sopravvive in aree ristrette, in enclave esclusive e ben protette. Per esempio nelle assemblee elettive regionali che, nonostante la cattiva stampa, sono ancora luoghi sui quali investire un pezzo di futuro e dalle quali alimentare, grazie a stipendi più che dignitosi, la malmessa domanda interna. Lo dimostrano i redditi dei consiglieri regionali (periodo d’imposta 2012) pubblicati ieri sul Bura della regione Abruzzo. E lo dimostrerebbero anche i redditi medi dei dirigenti e funzionari regionali spesso superiori a quelli dei politici, anche loro dunque ceto medio superstite e per di più superprotetto rispetto al difficile precariato dei politici. Mediamente siamo tra i 90 e i 120 mila euro lordi l’anno (vedi tabella di lato, fa eccezione Mincone che nel 2012 non era in Consiglio), con variazioni che dipendono soprattutto dai ruoli assunti all’interno delle assemblee (capogruppo, presidente di commissione, assessore regionale, presidente di giunta). Un livello retributivo di tutto rispetto nonostante una legislatura di sacrificio: taglio del 10% delle indennità ma soprattutto abolizione del vitalizio (va detto a merito questa volta dei nostri consiglieri che la regione Abruzzo è stata la seconda a votarlo in Italia dopo l’Emilia Romagna) e riduzione del numero dei consiglieri dalla prossima legislatura (da 42 di base a 31). Tutti i consiglieri per legge sono tenuti a rendere pubblici i propri redditi, possono però evitare di presentare quelli dei familiari. Tutti si sono avvalsi di questa possibilità. Unica eccezione, i familiari del consigliere di Sel Franco Caramanico che hanno acconsentito a pubblicare i redditi. Tra chi non ha acconsentito, i familiari del capogruppo di Rifondazione Maurizio Acerbo, il quale ha commentato ironicamente in calce alla sua dichiarazione: «Forse seguendo l’esempio dei familiari del presidente del Consiglio Enrico Letta». In tema di consumi e investimenti, il ceto medio rappresentato dai nostri consiglieri regionali, è uno spaccato indicativo di quello che dovrebbe essere (ma per molti versi non può esserlo) il cittadino medio di uno dei paesi del G8: investe nel mattone, compra titoli di Stato, non disdegna gli investimenti in borsa e compra auto di gamma medio-alta (ad eccezione del consigliere Caramanico che dichiara di aver comprato nel 2012 solo un «motociclo usato» dal padre). Tra chi ha investito nel mattone c’è Federica Chiavaroli (nel 2012 ancora consigliere regionale), che ha comprato un immobile a Pescocostanzo; Walter di Bastiano ha investito ad Avezzano; Giuseppe Di Pangrazio ha comprato una cantina di 30 metri quadri sempre ad Avezzano; Mauro Febbo ha comprato un negozio su Corso Marrucino a Chieti (in nuda proprietà), un appartamento e un garage (sempre in nuda proprietà); Camillo D’Alessandro ha comprato casa ad Arielli. Paolo Palomba ha acquistato a Schiavi d’Abruzzo; Emilio Iampieri ha preso un appartamento in quel di Crescentino in provincia di Vicenza. Puntano sugli investimenti mobiliari Gianni Chiodi che ha comprato azioni di Tercas e di Banca di Teramo e fondi d’investimento. Ha fiducia nella Borsa Giuseppe Di Luca che ha comprato azioni Unicredit, Finmeccanica, Aicon, Fiat ordinarie, Fiat Industrial e Poltrona Frau. È un buon investitore anche Emiliano Di Matteo: obbligazioni Mps, obbligazioni Portogallo, Btp Italia, Anima Italia, Blackblock Azionario, Eurobond corporate. Investe in fondi Comuni e Bna Paribas Marinella Sclocco. Antonio Menna sceglie le obbligazioni Centro Banca e i Btp; Walter Caporale preferisce i Buoni postali. Quanto alle auto, Giorgio De Matteis cambia un’Audi per un’Audi, Antonio Saia sceglie la Hyundai al posto di un’ Alfa Romeo (e dire che Marchionne vuole rilanciarla), Paolo Gatti s’è comprata una Range Rover. Lui è giovane, può ancora permetterselo.

Ruffini «Il 30% dei colleghi è “non operativo”»

PESCARA Consigliere, secondo lei quello che guadagna è tutto meritato? Claudio Ruffini, consigliere regionale uscente del Pd, non è solito astenersi dalla risposta, anche se la domanda è diretta e apparentemente “antipatica”. E riconosce di essere stato pagato più che bene in questi anni. «Anche se...». Prego, Ruffini: vuole puntualizzare? «Sì, voglio dire che occorre sempre considerare che noi versiamo al partito una quota mensile dei nostri guadagni e che in partenza abbiamo dovuto affrontare ingenti spese per la campagna elettorale». Quindi? «Quindi, quello che percepisce un consigliere regionale deve anche andare a “riparare” l’investimento iniziale». E qual è la quota che versate al partito? «La nostra, quella del Pd, è di circa il 10 per cento, circa 600 euro al mese». Beh, su un’indennità media lorda di 6.600 euro vi rimane sempre un bel gruzzolo, tenendo conto, poi, anche dei rimborsi spesa... «Sì, sì, per carità, è solo per precisare che le somme di cui si parla non arrivano tutte in tasca». Vogliamo ricordare a quanto ammontano i rimborsi spesa? «Possono arrivare fino a 4mila euro netti, a seconda della lontananza dall’Aquila della città di provenienza. Sono migliaia e migliaia di chilometri l’anno e i margini sono ormai assai ridotti». Ok. Ma secondo lei, è giusto pagare certi stipendi ai consiglieri regionali? «Se si lavora come si dovrebbe, possono anche essere giusti, ma non sempre si produce in base a quello che si riceve. In genere molti sono abbastanza attivi, impegnati nelle commissioni, nei disegni di legge, negli emendamenti, fanno ricerca. Non è così per tutti, non c'è uno stesso identico impegno». Qual è la percentuale dei, chiamiamoli così, consiglieri “attivi” e dei consiglieri “pigroni”? «Diciamo che coloro che lavorano superano il 50 per cento». Significa che il 30 per cento dei consiglieri regionali non meriterebbe quanto prende? «È comunque la parte meno presente, meno attiva: basta d’altra parte andare a vedere i registri». Lei è stato anche sindaco e presidente di Provincia: gli stipendi sono adeguati?«Il lavoro che fa un sindaco è tanto, è molto impegnativo e con responsabilità maggiori. Qui c'è una sperequazione a vantaggio del sindaco: prende troppo di meno. L’indennità del presidente della Provincia possiamo invece considerarla abbastanza adeguata». Lei non si ricandida: che cosa farà? «Tornerò a fare il dipendente comunale a Nereto». E quanto guadagnerà? «Credo 1500 euro al mese, ma è una scelta: voglio lasciare in tempo utile la Regione affinché possa essere ricordato per quello che ho fatto di buono»

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