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Data: 11/01/2014
Testata giornalistica: Il Messaggero
Casa, nel caos le detrazioni Tasi: importo fisso o sconti familiari

Per il ministero dell’Economia la scelta è ai Comuni,
che però vorrebbero uno sgravio nazionale di 150 euro

ROMA Per il governo la partita è chiusa: la prossima settimana verrà formalizzato l’emendamento al decreto enti locali con gli ultimi aggiustamenti alla Tasi 2014. Ma al di là delle residue nubi politiche (ieri scelta Civica ha parzialmente attenuato i toni della propria opposizione alle novità annunciate) l’effettivo meccanismo del tributo è ancora da precisare su un punto tutt’altro che trascurabile: l’effettiva natura delle detrazioni di imposta che dovranno ridurre il prelievo in particolare a beneficio di quei contribuenti che pagavano poca Imu o non ne pagavano affatto.
IL MODELLO IMU
Il testo dell’esecutivo specificherà l’obbligo di destinare a questa finalità l’intero maggior gettito derivante dalle maggiorazioni rispetto alle aliquote massime, sia sull’abitazione principale che sugli altri immobili. Ma le detrazioni potrebbero avere la forma di quelle già utilizzate per l’Imu, una cifra fissa uguale per tutte le abitazioni (salvo l’eventuale maggiorazione per i figli residenti) oppure essere lasciate alla discrezione delle singole amministrazioni comunali, che già in base all’assetto approvato con la legge di stabilità hanno la possibilità di graduare gli sconti secondo criteri come quello della consistenza del nucleo familiare, anche utilizzando l’Isee (indicatore di situazione economica equivalente).
Un po’ paradossalmente, molti sindaci non vedono di buon occhio quest’ultima soluzione. Per motivi sia tecnici che politici. Da una parte c’è la difficoltà di definire entro il 28 febbraio (scadenza per l’approvazione del bilancio di previsione) le platee interessate dagli sconti, sulla base del gettito provenienti dalle abitazioni principali e gli altri immobili, con il rischio di sottostimare o sovrastimare gli effetti finanziari. Dall’altra i primi cittadini, in particolare quelli che devono affrontare in primavera la campagna elettorale, sono naturalmente preoccupati di non colpire con la nuova imposta i proprietari delle abitazione di basso valore catastale, che erano esenti dall’Imu. Per questo la soluzione più pratica sarebbe un meccanismo il più possibile simile a quello della vecchia imposta, con l’importo della detrazione di base fissato appena un po’ più in basso (ad esempio 150 euro invece di 200).
LA TASSA FEDERALE
Dal punto di vista del ministero dell’Economia, il carattere federale dovrebbe essere un tratto distintivo della Tasi. Ed in effetti almeno sulla carta i Comuni hanno in mano varie leve, dalla possibilità di azzerare il prelievo fino alla scelta sulla distribuzione delle maggiorazioni tra le diverse tipologie di immobili, passando per la fissazione delle scadenze di pagamento.
E rientra nei margini di manovra che possono essere gestiti a livello locale anche un aspetto apparentemente minore: la fissazione dell’importo minimo dovuto. La legge prevede che siano le amministrazioni a stabilire queste soglie per i tributi di propria competenza. Se non lo fanno si applica il limite nazionale di 12 euro, sotto il quale non va versato nulla. Il tema non è irrilevante ai fini la mini-Imu (da pagare entro il 24 gennaio), che in molti casi si tradurrà in importi piccoli o molto piccoli: in alcuni centri anche i versamenti di una manciata di euro potrebbero essere decisivi per ottenere il gettito programmato.

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