L’AQUILA Gli arresti per le presunte tangenti sui puntellamenti fanno tornare di attualità le ben note intercettazioni che hanno riguardato l’ex assessore Ermanno Lisi e altri imprenditori impegnati nella ricostruzione. Parole dalle quali emerge uno spaccato su come anche in città il terremoto è stato talora visto come un’occasione del fare affari alla faccia di chi ha perso tutto. Ma si capisce anche come in certe vicende l’etica va a farsi benedire. Giusto, comunque, ribadire che si tratta di intercettazioni che non hanno rilevanza penale visto che il procedimento è stato archiviato e Lisi, già assessore nella giunta Cialente non è stato mai indagato come tutte le persone citate nelle intercettazioni risalenti a 4 anni fa. «Ormai L’Aquila si è aperta» dice Lisi conversando con il tecnico Pio Ciccone parlando della possibilità di ottenere appalti, «mò le possibilità saranno milionarie, dopo sta botta hai finito... o pigli mò o non pigli più, io sto a cercà di prende ste 160 case». «Semo avuto il culo che in questo frangente», dice alludendo al terremoto, «con tutte queste cose che ci stanno... tu ci sta pure in mezzo.... farsele scappà mò é da fessi». Dalle parole di Lisi si capisce come, a suo dire, i sospetti di tangenti (da provare) che cerca la polizia non erano infondati. Quasi dà per scontato che girino mazzette. «Otto milioni di euro», dice parlando di un appalto che non lo riguarda, «si sa quante mazzette sono». Lisi lascia trasparire una velata preoccupazione per possibili azioni della magistratura per possibili attività di dubbia legalità ma mostra anche una certa sicurezza. «Tengo paura ma fino a un certo punto», confida via telefono all’interlocutore, «e lo sai il perché? Perché sto con la sinistra e bene o male la magistratura c’ha grossi interessi a smuove». In sostanza ritiene che la Procura difficilmente lo perseguirà. Non si sa il motivo che gli abbia ingenerato questo supposto convincimento. Nelle intercettazioni c’è anche spazio per il progetto di realizzazione di un grosso invaso per evitare alluvioni. Un invaso che non si farà anche perché bocciato dal tribunale delle acque. Dalle intercettazioni traspare l’intenzione di far lottizzare i terreni sui quali si doveva fare l’invaso in modo da aumentarne il valore. «Io non posso entrare per conflitto di interessi», dice al telefono, «però me ne può fregà di meno visto che, tanto non è mia la terrà è di mio fratello, che me ne frega, però salvaguardo il diritto di tanta gente e salviamo anche le altre terre perché se riusciamo a fare la lottizzazione e farcela approvare... domani mattina, mettiamo i capannoni, mettiamo, o quantomeno, se ci hanno approvato la lottizzazione, poi mi devono pagare la terra lottizzata, adesso mi sta a venì questa idea». C’è anche tra le telefonate uno scambio di battute tra Lisi e il sindaco Cialente, non contenti dell’operato di un funzionario sulla priorità di certi lavori. «Chi ha deciso di fare la scuola, la strada sotto a palazz... via Vicentini?, chiede il sindaco. «Quella l’ha fatta Bolino replica l’ex assessore. «Pure io mi sono incazzato». I due parlano della possibilità di trasferire il geometra Bolino ai lavori pubblici. «Ci mettiamo Bolino e torna Marzi.. a fare le strade». «Però», conclude l’ex assessore che era in quota all’Udeur, «dobbiamo farlo passare come una promozione. Diciamo tu sei migliore e lo mettiamo lì». Cialente: «Ma io non ho paura di Bolino».