Una vita in politica, una vita per la politica, che lo ha fagocitato dandogli linfa vitale. Sette anni, due mandati, due vite per Massimo Cialente: quella prima del sisma e quella post sisma: dall'incendio di San Giuliano, all'esondazione dell'Aterno, al sisma del 2009 e alla difficilissima fase della ricostruzione con le mille battaglie contro i governi nazionali, che si sono susseguite fino a oggi. Prima l'occupazione di palazzo Margherita inagibile, poi la protesta delle bandiere, fino alle dimissioni sempre minacciate e concretizzatesi in un anonimo sabato pomeriggio.
GLI ESORDI
Sessantuno anni, sposato con tre figli, medico pneumologo, ha deciso lo scorso anno di tornare a lavorare in ospedale, una decisione piuttosto criticata, che forse la città non ha capito fino in fondo. Cialente è sempre stato un uomo di sinistra, fondatore dell'Arci, fin dal 1970 iscritto al Pci, poi al Pds, e dopo una parentesi con sinistra democratica, ha aderito al partito al Pd, molto vicino a Pierluigi Bersani, appoggiando nell’ultimo congresso la corrente di Cuperlo. La sua è stata una politica di gavetta: comincia come segretario di sezione, membro della direzione della Federazione aquilana e presidente della direzione Regionale dei Democratici di Sinistra. È stato consigliere di circoscrizione della città dell'Aquila, poi consigliere comunale dell’Aquila dal 1990 al 2001. Dal 1995 al 1998 è stato Presidente del Consiglio comunale.
IL TRAMPOLINO
Nel 2001 poi il salto di qualità con l'elezione alla Camera dei deputati con i democratici di Sinistra dove ha fatto parte della decima Commissione (attività produttive, commercio e turismo) seguendo da vicino le vicende del polo elettronico aquilano, del Gruppo Parlamentari della Montagna e dell'Osservatorio dei Parlamentari sul Turismo. È stato poi rieletto nel 2006. Nel 2007 decide di cambiare vita per tornare all'Aquila decidendo di presentarsi come sindaco, ottenendo il 53% dei voti contro il 31% del principale sfidante, Maurizio Leopardi.
IL SISMA
Dopo il terremoto dell'Aquila del 2009 è stato nominato vice commissario straordinario alla ricostruzione con delega all'assistenza alla popolazione, carica dalla quale si è dimesso nel settembre 2010, lamentando la poca chiarezza delle nomine dei vice-commissari e le conseguenti difficoltà di gestione della struttura. In molti avevano criticato l'incompatibilità fra la carica di sindaco e quella di vice commissario. Da quel momento è cominciata la lunga battaglia contro i governi che hanno chiuso i rubinetti delle risorse nei confronti della città dell'Aquila da ricostruire. Nel 2011 parte il balletto delle dimissioni, anche in seguito a problematiche interne alla maggioranza. Le annunciò il 7 marzo del 2011 formalizzandole il giorno seguente, ma successivamente le ritirò in virtù della promessa da parte del governo di aiuti economici per il bilancio comunale ed alla ricompattata maggioranza in Consiglio.
IL SECONDO MANDATO
Il 4 marzo 2012 ha vinto le primarie del centrosinistra, svolte per scegliere il candidato sindaco; ha infatti ottenuto il 71% dei voti appoggiato da Pd, Socialisti e Comunisti Italiani mentre il suo avversario, Vittorio Festuccia, ha ottenuto il 29% dei consensi ed era sostenuto da SEL e Rifondazione Comunista. Alle elezioni ha poi ottenuto il 40,8% contro il 29,6% del principale sfidante, Giorgio De Matteis con cui ha successivamente affrontato il turno di ballottaggio, vinto con il 59,2% dei voti.
L’ULTIMO PASSO
Ieri Cialente ha formalizzato le sue dimissioni, avrà comunque 20 giorni per ripensarci ritirandole, altrimenti diventeranno definitive. In caso contrario la città sarà commissariata per un breve periodo, fino al maggio prossimo, mese in cui i cittadini aquilani potranno tornare al voto in un intenso election day insieme alle Regionali e alle Elezioni Europee. Chissà che Massimo Cialente non voglia tentare a questo punto che aria tira a Bruxelles.
Del Corvo: «Una “cialentata” che bloccherà la ricostruzione»
Un’altra “cialentata”. Per me doveva rimanere ma commissariare la ricostruzione, gli uffici e i cantieri sono erano già fermi e ora si bloccheranno del tutto». Parla solo il presidente della Provincia dell’Aquila, Antonio Del Corvo, nel convulso post-dimissioni del sindaco Cialente. Secondo Del Corvo, «dal punto di vista politico lasciare la città senza guida in questo momento particolare non è una cosa simpatica. Non vorrei fosse una via di fuga per sottrarsi, in ogni caso secondo me sbaglia». Parlando della ricostruzione con AbruzzoWeb, per il presidente «il sindaco avrebbe dovuto irrobustire l’ufficio speciale con un commissario tecnico, non politico, un rinforzo da chiedere al governo». Quanto alla campagna elettorale, per Del Corvo «ora si fa molto più interessante, oltre alle Regionali si voterà a Pescara e nel capoluogo di regione». Non hanno voluto rilasciare dichiarazioni a caldo, nè il governatore Gianni Chiodi nè il sottosegretario Giovanni Legnini. Probabilmente lo faranno nella giornata di oggi con una nota ufficiale.