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Data: 12/01/2014
Testata giornalistica: Il Messaggero
Allarme cig in deroga, pochi soldi e criteri troppo rigidi. Mancano ancora le risorse residuali del 2013: centomila lavoratori “scoperti”

ROMA Per ora resta un rebus. La vicenda della ”nuova“ cassa in deroga è piena di buchi. Il primo, più evidente, riguarda le risorse per coprire i sussidi degli ultimi mesi del 2013. L’attenzione tutta concentrata sull’Imu/Tasi ha fatto si che il governo si ”dimenticasse“ dell’emergenza cassa in deroga. Mancano all’appello 330 milioni di residuo sul 2013 (i sindacati e le Regioni portano il conto a circa 500 milioni).
Ma all’orizzonte potrebbe aprirsi anche un secondo buco, relativo alle risorse 2014. Basterà il miliardo e mezzo di euro a disposizione? I sindacati osservano che è la metà del 2013 (comprese le risorse residuali ancora non arrivate). Il governo - confidando moltissimo sia su un avvio di ripresa che sui nuovi criteri più restrittivi per la concessione del sussidio - è convinto di sì. Le Regioni non nascondono enormi dubbi e temono di ritrovarsi nella seconda parte dell’anno nuovamente a ”implorare“ risorse aggiuntive. E così, mentre a livello di dibattito nazionale, si discute attorno a eventuali sussidi universali, c’è chi da settembre/ottobre scorso - pur avendone diritto - non riceve sostegni al reddito. Qualche Regione è riuscita a stipulare convenzioni con le banche per anticipare le somme mancanti. La maggior parte ha sospeso le erogazioni. Risultato: migliaia e migliaia di famiglie hanno passato un Natale ”magro“. Secondo un primo calcolo - dice il segretario confederale Uil Guglielmo Loy -«in tutta Italia sono oltre 100.000 i lavoratori che da mesi non ricevono il sussidio».
LE PROMESSE

Il 2013 è stato un anno drammatico per il tessuto produttivo. Gli ultimi dati Inps parlano chiaro: oltre un miliardo di ore di cassa integrazione e un incremento del 32,5% di domande di disoccupazione rispetto al 2012. Di un nuovo rifinanziamento della cig (dopo l’ultimo di fine agosto) si è parlato più volte, ma l’anno si è chiuso senza riscontri. Al termine della riunione con le parti sociali il 9 gennaio scorso, il ministro Giovannini ha diffuso una nota per confermare «l’impegno del governo a erogare le risorse residue per il 2013».
NO AI NUOVI CRITERI

Lo schema di decreto con criteri più restrittivi per ora ha ricevuto solo pareri negativi. Ha detto no la Conferenza Stato Regioni, hanno detto no i sindacati e una parte delle associazioni di imprese. I punti più contestati riguardano la platea dei beneficiari: sono esclusi apprendisti, i lavoratori a domicilio, soci di cooperative, contratti di somministrazione o ex interinali. Troppo alto - si osserva - il requisito di 12 mesi di anzianità professionale (al posto degli attuali 90 giorni). Non piace la riduzione delle tipologie di imprese (sono fuori le Onlus e gli studi professionali), così come il taglio delle causali (il decreto esclude le riconversioni aziendali, le procedure concorsuali e le cessazioni). Ora si attende il parere delle commissioni parlamentari. Intanto, per il primo trimestre 2014, molte regioni hanno chiuso accordi ”ponte” con le parti sociali, confermando di fatto i criteri e le modalità precedenti.
I FONDI BILATERALI

Già la riforma Fornero prevedeva l’obbligo per le imprese dei settori che non hanno la cassa ordinaria e straordinaria di costituire fondi di solidarietà bilaterali (con versamenti di contributi a carico per 2/3 delle aziende e 1/3 dei lavoratori). A fine 2013 risultavano costituiti i fondi dei lavoratori delle poste, ferrovie, banche, assicurazioni, del settore artigianato e del trasporto pubblico locale. Il settore terziario, commercio e turismo è in fase di trattativa. Saranno tali fondi, a regime, a dover garantire i sussidi e non più la fiscalità generale. Chi non li ha costituiti - secondo lo schema del decreto Giovannini - da questo mese deve versare lo 0,5% della retribuzione per il fondo residuale all’Inps. «L'avvio dei Fondi è senz’altro un fatto positivo. Ma il loro funzionamento non sarà immediato, servirà un periodo di transizione affinché possa formarsi una riserva tale da garantire il pagamento dei sussidi» dice il segretario confederale Cisl, Luigi Sbarra. Di qui l’allarme risorse per il 2014.

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