L’ex presidente Tercas, Lino Nisii, rompe il silenzio. Lo fa intervenendo con un comunicato, firmato dallo stesso ex uomo Caripe Guglielmo Marconi, per fare chiarezza «di fronte al dilagante e spropositato esercizio di retorica sulle colpe della vecchia governance». L’avvocato dice basta ai gossip e dunque rende pubblico il suo atto di difesa nella vicenda bancaria di Corso San Giorgio. Da buon avvocato sceglie con cura il tempo del suo intervento, i toni, i modi, chiedendo che tutto ciò s’erga a «spunto di riflessione, lontani dalle diatribe polemiche spesso strumentali». Nel suo atto di difesa, parla di anomalie e connivenze, di informazioni le stesse di Bankitalia, del silenzio degli organi di controllo, e nega «ogni presa di interesse personale» da parte degli amministratori: un punto chiave questo.
All’inizio fa un po’ di storia, ripercorrendo le tappe degli ultimi trent’anni che hanno segnato successi straordinari creando una banca solida e fortemente patrimonializzata, al sostegno di imprese e famiglie, consentendo di realizzare sul territorio tramite la Fondazione opere significative in vari settori, compreso lo sport. Nisii poi denuncia che «non si è voluto tentare di capire appieno la vicenda andando in profondità ma improvvisamente si sono assunte iniziative di insolita durezza»: «Oggi (ma ex post) è evidente che nella banca si era inserita un’anomalia di particolare rilievo, che da sola tuttavia non avrebbe potuto operare se alcune figure di riferimento, nate in Tercas e fino a quel momento di ineccepibili comportamenti, non si fossero piegate e rese conniventi».
Per l’avvocato le informazioni che ricevevano gli amministratori sugli sviluppi interni, ricalcando anche quando affermato poche ore prima dal presidente Nuzzo, «erano le stesse che riceveva Banca d’Italia»: «E’ opportuno ricordare che nessuna segnalazione è pervenuta agli amministratori da parte degli organi ispettivi, degli organismi preposti al controllo, dalle società di revisione di caratura internazionale, dalle società di consulenza e dalle agenzie di rating». Ci si rifà anche all’operazione Caripe nel 2010 dove Bankitalia autorizzando l’acquisto stilò un documento rassicurante sulle condizioni di Corso San Giorgio. Si torna anche sulle ispezioni del 2008 (seguita nel 2011 da un’altra sull’antiriciclaggio), in cui non si trovò nulla di particolare sui punti oggi in discussione «tanto che nessuna sanzione, seppur minima, venne irrogata».
«Una precisazione va ora posta- prosegue Lino Nisii-: le indagini esperite, in ogni sede, non hanno evidenziato una qualunque presa di interesse personale, sia pur minima degli amministratori nella vicenda in oggetto». Una chiave di lettura fondamentale per l’avvocato teramano. Con la recente azione di responsabilità avviata dal Commissario Sora che ha richiesto 200 milioni di euro di risarcimento, Nisii scorge «un tentativo di distruggere l’esistenza di persone oneste e dedite sempre al proprio lavoro»: «L’iniziativa che deduce contestazioni a volte paradossali sarà contrastato con ogni mezzo consentito dalla legge e finalmente davanti a giudici terzi. In tale sede si discuterà di tutto e di tutti».