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Pescara, 16/05/2025
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Data: 31/01/2014
Testata giornalistica: Il Centro
«Ora sarà battaglia elettorale». Chiodi: nessun danno agli abruzzesi. Tancredi (Ncd): è lui il nostro candidato. Al vaglio dei pm la selezione vinta dalla signora che ha dormito con Chiodi.

PESCARA «Non ho causato alcun danno alla Regione Abruzzo. Questo deve essere chiaro. Anzi, in questi anni Giunta e Consiglio hanno fatto un lavoro straordinario in condizioni difficilissime». Gianni Chiodi torna a parlare dopo l’intervista al Corriere della Sera, difende il proprio operato e annuncia una campagna elettorale battagliera: «Le questioni legate alla mia sfera personale privata, che ho voluto ammettere per lealtà, non mi hanno condizionato in alcun modo nelle scelte di governo; non un solo euro è stato distratto per fini personali e presto sarà dimostrato. Oggi sono in grado di dire che restituisco agli abruzzesi una regione migliore; i giudizi a volte severi, le disapprovazioni ma anche le tante e sentite manifestazioni d’affetto e di vicinanza che mi hanno sommerso in questi giorni, alcune anche inaspettate, mi danno ancora più forza e più determinazione per condurre una campagna elettorale che, se queste sono le premesse, sarà una vera battaglia che condurrò con tutte le mie energie e con a fianco tutto il popolo di centrodestra». E mentre su Facebook nasce il gruppo di sostegno “Io sto con Chiodi”, arriva al governatore il sostegno del deputato del Nuovo centrodestra Paolo Tancredi: «Il 25 maggio in Abruzzo si tornerà a votare e il Nuovo Centrodestra sosterrà con fermezza la candidatura di Chiodi al Governo della Regione. Non si possono utilizzare come parametro di valutazione dell'operato politico ed amministrativo di Chiodi vicende personali e fatti bagattellari che sono sicuro, peraltro, verranno chiariti al più presto e nelle sedi opportune. Eliminare centinaia di nomine nei Cda, abbassare le tasse regionali, dimezzare le auto blu, abbattere il deficit regionale di un miliardo di euro» dice ancora Tancredi, «gestire finalmente la sanità in maniera sana e trasparente: come definire tutto questo se non un'utopia? Ebbene, questa utopia in Abruzzo è diventata realtà grazie all'eccellente, costante ed instancabile lavoro del Governatore Chiodi». Le dimissioni vengono invece chieste da dalla presidente della commissione di Vigilanza del Consiglio provinciale dell'Aquila, Lucia Pandolfi, che chiede a Chiodi di «mettere a disposizione dell'intera Regione gli atti di scelta della commissione di Parità». Il Consigliere di Rifondazione Maurizio Acerbo propone al Presidente e alla sua maggioranza «un gesto di ravvedimento operoso e di risarcimento non solo morale per gli abruzzesi», e chiede che «Chiodi e la sua maggioranza ad approvino al prossimo Consiglio regionale la proposta di taglio netto delle retribuzioni dei consiglieri, assessori e presidenti e di stop ai doppi vitalizi che Rifondazione da lungo tempo avanza inascoltata».

L’incarico dopo la notte Via all’indagine bis
Al vaglio dei pm la selezione vinta dalla signora che ha dormito con Chiodi. Lei si difende: l’adulterio non è un reato, non mi dimetto dalle Pari opportunità

PESCARA Nasce come un atto dovuto, per i magistrati che conducono l’inchiesta che ha messo sotto accusa mezza Regione, andare a vedere se dietro quell’incarico affidato alla donna della camera 114 ci siano irregolarità o no. Dopo il clamore che ha avuto la vicenda del presunto abbinamento tra una notte con Chiodi e un incarico quadriennale alle Pari opportunità i pm Giampiero Di Florio e Giuseppe Bellelli hanno aperto un fascicolo – senza indagati – che servirà a verificare se quell’incarico è sospetto o se è stato affidato in maniera regolare. Il fascicolo è ancora agli albori e, per valutare se è stato commesso o no un reato, gli inquirenti acquisiranno in Regione tutti gli atti necessari per capire se c’è collegamento tra la notte del 15 marzo 2011 e l’incarico affidato due mesi dopo alla donna. Ma soprattutto l’inchiesta servirà a vedere se la procedura che ha portato il curriculum della donna a essere scelto tra quello di 22 concorrenti è stata regolare. Nel frattempo, il presidente della Regione sarà in procura il 4 febbraio per rispondere alle domande del pm. Intanto parla per la prima volta la signora che ha passato la notte con Chiodi all’hotel del Sole di Roma. In un’intervista al Fatto quotidiano si dice «vittima» di una situazione «che non comporta alcuna responsabilità penale. Vorrei ricordare», aggiunge, «che l’adulterio non è più considerato reato e per le considerazioni morali rispondo solo alla mia coscienza e alla mia famiglia». Quanto all’incarico ottenuto dopo l’episodio romano, la donna esclude qualsiasi collegamento e a chi le chiede di dimettersi dall’incarico nelle Pari opportunità risponde: «E’ singolare che chiedano soltanto le mie dimissioni: come mai non chiedono anche quelle del governatore?». Rispondendo alle domande di Antonio Massari, la donna assicura che la nomina non è stata aiutata dall’intervento di Chiodi: «Non ne avevo alcun bisogno, la selezione è avvenuta pubblicamente vagliando i titoli e i curricula delle candidate». Quindi una selezione esterna ha selezionato una rosa che è poi stata trasmessa alla giunta regionale. «Nessuna delle mie concorrenti poteva vantare tra i titoli, un insegnamento universitario nella disciplina delle pari opportunità». Magro il guadagno: «La mia indennità è di 180 euro al mese», dice la donna, «ai quali vanno aggiunti di volta in volta, 30 euro come gettone di presenza». Poi alla domanda sul rimborso del conto della camera risponde: «Non è concepibile che questa spesa sia stata rimborsata con soldi pubblici: non può e non deve essere così». Ma anche lei pensa, come il presidente Chiodi, che il rimborso si sia trattato di un errore degli uffici.

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