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Data: 01/02/2014
Testata giornalistica: Il Centro
La riforma elettorale - Italicum, primo via libera ma con 25 franchi tiratori

ROMA Nonostante il fuoco amico scaricato da un’agguerrita pattuglia di 20-25 franchi tiratori e l’Aventino deciso dalla Lega, poi dai 5 Stelle e infine da Fratelli d’Italia, il patto Renzi-Berlusconi tiene e l’Italicum supera il primo scoglio. Il rischio della “palude” è per il momento scongiurato e il segretario del Pd, che entro la prossima settimana porterà all’attenzione del partito la sua proposta sull’abolizione del Senato, non riesce a trattenere la soddisfazione: «Bene così, abbiamo tenuto, ora si fa, avanti tutta». La riforma del Porcellum prende il largo ma le insidie non possono essere escluse. I malumori sulla nuova legge elettorale, del resto, sono evidenti. E ieri è arrivata la conferma. Dopo la guerriglia dei giorni scorsi, l’assemblea di Montecitorio ha infatti bocciato le pregiudiziali di costituzionalità di Sel, Movimento 5 Stelle e Fratelli d’Italia con 351 no, 154 sì e 5 astensioni. Nel voto seguente, palese e non più segreto, la pregiudiziale di merito dei 5 Stelle è stata invece respinta con 377 no, 120 sì e 14 astensioni. Tra le due votazioni ci sono stati quindi 34 voti contro l’Italicum che hanno oscillato. Un incrocio dei dati tra presenti e assenti alla votazione ci dice comunque che i veri franchi tiratori sono stati tra i 20 e i 25. «Una percentuale bassa e fisiologica» spiegano a largo del Nazareno, dove ormai danno per scontato il definitivo via libera entro i tempi previsti. Sarà comunque difficile rispettare la tabella di marcia perché i piccoli partiti chiedono profonde modifiche rispetto a quanto previsto da Renzi e Berlusconi e, soprattutto, chiedono che i tempi del dibattito siano adeguati. Risultato: Forza Italia e Pd avrebbero voluto continuare la discussione sugli emendamenti a partire da martedì prossimo e invece Laura Boldrini, dopo aver verificato che nella conferenza dei capigruppo non c’era la maggioranza dei 3/4 dei componenti, ha deciso di fissare la data del dibattito in aula per martedì 11 febbraio. Per presentare gli emendamenti (ne sono stati depositati già 370) ci sarà tempo fino al 10 febbraio. Quanto al dibattito, i tempi contingentati accordati saranno i più ampi previsti da inizio legislatura: 22 ore. E si può essere certi che la discussione in aula sarà accesa. Anche perché finora non sono stati presentati emendamenti comuni. E nessuno sembra disposto a rinunciare alle proprie bandiere. Dorina Bianchi fa sapere che i deputati del Nuovo centrodestra hanno votato contro le pregiudiziali di costituzionalità solo per «senso di responsabilità» e conferma l’intenzione di insistere sulle preferenze. Forza Italia, che ha presentato l’emendamento salva-Lega, spiega che dopo l’ultima intesa con Renzi non ci saranno altre concessioni mentre la sinistra del Pd punta ad abbassare la soglia di accesso per i partiti coalizzati dal 4,5 al 4% e Gianni Cuperlo torna alla carica sulla necessità di abolire le liste bloccate (si parla dell’introduzione delle primarie per legge, ma con sanzioni solo amministrative). Riccardo Nencini annuncia che il Psi «non voterà» alcuna norma salva-Lega e punta ad approvare una norma sul conflitto di interessi. Si farà in tempo ad approvare la nuova legge entro febbraio, come vorrebbe Renzi? Dopo essere stata costretta giovedì scorso ad utilizzare la “tagliola” per porre fine all’ostruzionismo dei 5 Stelle, la presidente della Camera, Laura Boldrini, ha scritto ieri una lettera ad Enrico Letta per invitare il governo a limitare l’uso dei decreti legge. Dopo aver sottolineato «la forte preoccupazione istituzionale derivante dalle oggettive difficoltà, se non impossibilità, di organizzare i lavori della Camera», la Boldrini invita il premier a «valutare l’opportunità di un uso più appropriato dei vari strumenti normativi a sua disposizione».

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