Iscriviti OnLine
 

Pescara, 16/05/2025
Visitatore n. 743.954



Data: 03/02/2014
Testata giornalistica: Il Centro
Rimborsopoli d'Abruzzo - La dama dell’hotel e l’incarico all’Aquila mai completato. Alcuni quotidiani collegano il ruolo della Marinelli con la relazione avuta con il governatore della Regione. I commenti sulla stampa: Grasso ironizza

PESCARA Come fa la risacca dopo la tempesta, l’inchiesta Rimborsopoli ha spiaggiato ieri sulle pagine di alcuni quotidiani una vecchia vicenda sulla ricostruzione post-terremoto dell’Aquila (trattata da questo giornale nell’agosto 2012 e in alcuni servizi successivi) legata alla Dama della stanza 114 dell’Hotel del Sole di Roma (con vista sul Pantheon): l’allora e tuttora Consigliera di parità della Regione Abruzzo Letizia Marinelli. Una storia che sarà pure vecchia, ma che sposta inevitabilmente i fatti della vita privata del governatore Gianni Chiodi sulla scena pubblica, pur non esistendo alcuna relazione con la vicenda giudiziaria per la quale domani sarà sentito in Procura a Pescara. Ieri Repubblica (leggi) e Il Fatto Quotidiano (leggi) hanno raccontato la storia dei tre milioni di euro che una delibera del Commissario alla ricostruzione Chiodi, la 134 del 2012, assegnò in parti uguali alle Arcidiocesi abruzzesi e alla Consigliera di Parità della Regione Abruzzo Marinelli, in attuazione di una Ordinanza del Consiglio dei ministri (la 3978 del 2011) che prevedeva una serie di interventi a sostegno «delle donne e delle madri in situazione di difficoltà». Le Arcidiocesi si sarebbero occupate della ristrutturazione di «edifici colpiti dal sisma già utilizzati quali centri antiviolenza e di lotta all'emarginazione, nonché della realizzazione di nuove strutture», mentre la Consigliera di parità avrebbe presentato un progetto per la realizzazione di «un centro poliedrico per le donne, per lo svolgimento di iniziative per il contrasto di situazioni di marginalità dovute anche alla violenza di genere e sui bambini». La Marinelli spiegava così il suo ruolo: «La scelta di far vertere sulla Consigliera di parità regionale la responsabilità di attuare tale intervento nasce, forse, dalla natura della funzione cui presiedo, che, come previsto già nel Codice delle Pari opportunità, attiene alla possibilità che possa realizzare azioni positive di diversa natura utili a far crescere la consapevolezza della parità di genere». I progetti non sono mai decollati e quei soldi non sono mai arrivati a destinazione, perché la Corte dei Conti fece decadere il decreto, rilevando che né le Arcidiocesi né la Consigliera di parità erano «stazioni appaltanti», dunque non potevano spendere quei fondi. I soldi restarono a Roma e recentemente sono stati trasferiti alla provincia dell’Aquila grazie a un emendamento all’ultima legge di stabilità firmato dalla senatrice aquilana Stefania Pezzopane. Maliziosamente Repubblica e il Fatto rilevano che poco più di un anno prima del decreto, il 15 marzo 2011, Marinelli e Chiodi avevano dormito nell’ormai celebre stanza 114 dell’hotel romano, proprio nei giorni della laboriosa selezione pubblica per l’incarico di Consigliera di parità della Regione. Selezione che fu attuata da una commissione all’interno di una lista di 22 candidate. Marinelli la spuntò e fu designata il 16 maggio 2011. La notte al Pantheon fu, per usare le parole di Chiodi dettate al Corriere della Sera (al quale non rivelò, e ci mancherebbe, il nome della donna), «un errore», senza alcun esito per le casse della Regione e senza conseguenze per la funzione di governatore («nessun favore mi fu chiesto»). Una tesi che la Marinelli ha confermato, seppure in forma anonima, in un’intervista al Fatto Quotidiano. La stessa intervista nel corso della quale la Consigliera di parità ha ricordato ai distratti che «l’adulterio non è più reato in Italia», ricevendo sul suo profilo facebook molti messaggi di approvazione. Le casse della Regione per la verità rimborsarono a Chiodi i 340 euro della notte, ma il governatore sostiene che fu per un errore dell’ufficio di ragioneria che non si avvide della nota sulla fattura in cui veniva indicato il pernottamento di due persone. Su tutta questa vicenda Chiodi annuncia querele, poiché considera gli articoli usciti sui giornali «provocazioni, illazioni e ricostruzioni fantasiose con chiaro intento denigratorio». Come si dice, si attendono sviluppi.

Grasso ironizza e Forte traccia la strada per i nuovi politici

Questa volta ci si mette anche Aldo Grasso, critico televisivo del Corriere della sera a commentare l’”Abruzzo a luci rosse” (leggi) . Nella sua rubrica domenicale di prima pagina Padiglione Italia titolata “Come coprirsi di ridicolo nascondendosi tra le lenzuola», cita la vicenda dell’ex assessore Luigi De Fanis e quella della rimborsopoli in cui è coinvolto il governatore Gianni Chiodi con altri 24 tra consiglieri regionali e assessori. Ma che è successo, si chiede Grasso «a quella tranquilla regione forte e gentile?». Per rispondere alla domanda si fa aiutare dal porno divo Rocco Siffredi e dall’abruzzese Ennio Flaiano, ma forse non la risposta giusta non la sa nessuno. Sul Sole 24 Ore interviene su un tema di ben più ampia portata (ma sicuramente ispirato anche dalle vicende abruzzesi) l’arcivescovo di Chieti-Vasto Bruno Forte con un articolo dal titolo: “Le tre qualità del buon politico”. Secondo il vescovo Forte sono tre le cose che i cittadini si attendono dalla politica: un Parlamento dove le istanze del territorio siano ben rappresentate; un vigoroso ridimensionamento dei costi della politica; un’elevata tensione morale da parte di chi si candida a rappresentare il popolo. «La nuova generazione di politici di sui il paese ha bisogno», spiega Bruno Forte, «dovrà coniugare queste tre qualità: continuo impegno di discernimento morale, umiltà nel mettersi in gioco e interiore disponibilità a un più alto giudizio, a un più alto amore».

www.filtabruzzo.it ~ cgil@filtabruzzo.it