PESCARA Un rito abbreviato che, se dovesse avere un esito positivo, potrebbe valergli la matematica candidatura alle primarie in vista delle prossime elezioni regionali smussando le polemiche che, fino ad ora, l'hanno accompagnata. Per Luciano D'Alfonso la sentenza che oggi pronuncia il gup del Tribunale dell'Aquila Giuseppe Romano Gargarella, è il penultimo scoglio giudiziario dei tanti che, dal 2008 ad oggi, hanno attraversato la sua carriera politica. Stralciata la sua posizione dalla maxi inchiesta Caligola l'ex sindaco di Pescara viene dunque giudicato oggi con rito abbreviato in merito a un presunto atto di corruzione di cui sarebbe stato protagonista. Sempre secondo l'accusa D'Alfonso avrebbe infatti ottenuto la promessa dell'assunzione di una persona da lui indicata come consulente nell'affare Ecosfera. Un appalto, questo oggetto dell’inchiesta, da 51 milioni di euro, la cui aggiudicazione sarebbe stata, secondo il pm Antonietta Picardi, «fraudolenta» tanto da valere agli altri 11 indagati, a vario titolo, imputazioni pesantissime che vanno dall'associazione a delinquere finalizzata alla corruzione, al falso, alla soppressione di atti e, infine, alla rivelazione di segreto d'ufficio.
Come D'Alfonso, oggi, viene giudicato per rito abbreviato anche un altro personaggio di spicco della politica regionale travolto, poco più di una settimana fa, dallo scandalo sui rimborsi: il vice presidente della Giunta, Alfredo Castiglione. Per tutti gli altri indagati nel procedimento aquilano, tra cui spiccano certamente i nomi di Lamberto Quarta, all'epoca consulente proprio di Ecosfera, e dell'ex capogruppo del Pd al consiglio regionale Camillo Cesarone, il gup decide oggi l'eventuale rinvio a giudizio.
Una richiesta, quella avanzata da D'Alfonso perché fosse giudicato con rito abbreviato, motivata dunque dall'avvicinarsi delle elezioni regionali cui l'ex sindaco non ha mai fatto mistero di voler a tutti i costi partecipare. Si tratta per lui una sentenza importantissima perché è quella che potrebbe valergli il pass per una serena corsa alle primarie del Pd, e quindi il timbro da candidato del centrosinistra alla poltrona che oggi è di Gianni Chiodi. L'ultima parola spetta infatti all'attuale segretario del Pd Matteo Renzi, sulla cui decisione non potrebbe non pesare un eventuale giudizio di colpevolezza, viste anche le forti pressioni che sembrano venire dall'interno del Partito Democratico tra chi vuole il ritorno ufficiale in politica di D'Alfonso e chi invece avversa la sua ridiscesa in campo dopo i problemi giudiziari a Pescara culminati con una vittoria processuale su tutta la linea in primo grado. La Procura, comunque, ha già proposto appello.
Se dunque Gargarella dovesse assolverlo la strada si farebbe per lui decisamente in discesa nonostante l'ultimo giudizio pendente, quello della Mare-Monti di competenza del Tribunale di Pescara, in cui l'ex sindaco, all'epoca a capo della Provincia, è chiamato a rispondere per un solo capo d'imputazione relativo ad un presunto abuso d'ufficio e per il quale in aula si tornerà il 13 marzo. D’Alfonso, a ogni modo, ostenta sicurezza. Ha già acceso il motore del Tir che dovrà portarlo ai quattro angoli d’Abruzzo per convincere gli indecisi a votare per lui.