TERAMO «Sarò il sindaco della gente e tra la gente». E' la promessa di Manola Di Pasquale. Nel giorno dell'investitura pubblica come aspirante primo cittadino del Pd, l'avvocato e consigliere comunale uscente, nonché presidente regionale del partito, si presenta all'appuntamento in abito scuro e con un lungo filo di perle annodato sulla scollatura. Al suo fianco, nella gremita sala consiliare del municipio, tutto lo stato maggiore del Pd. A cominciare dal sottogretario Giovanni Legnini, dal segretario regionale Silvio Paolucci e dal possibile candidato presidente della Regione Luciano D'Alfonso. «Qui non c'è solo il partito», esordisce Di Pasquale che sul viso, più che nelle parole, tradisce l'emozione dei momenti importanti, «vedo tanti cittadini che rappresentano mondi diversi». La candidata si rivolge a loro, assicurando che una volta eletta dedicherà i sabato mattina all'incontro con la cittadinanza, ma non trascura i suoi compagni di viaggio degli ultimi cinque anni. «Rappresento il partito e soprattutto il gruppo consiliare», sottolinea, «che ha tracciato con il proprio lavoro un'idea di città e di amministrazione». Il messaggio che l'aspirante sindaco, prima donna teramana a correre per questo incarico, arriva chiarissimo. «Non c'è solo un'individualità ma una squadra», tiene a precisare suscitando l'applauso della platea quando cita Giovanni Cavallari, che ha rinunciato alla candidatura a sindaco poco prima di Natale, e annuncia l'intenzione di recuperarlo alla causa del Pd. Di Pasquale punta sulla compattezza del partito, sull'apertura ad altre forze e su un programma che restituisca centralità a Teramo e ai teramani. Un ruolo da riconquistare sopratutto per la Tercas che «deve mantere la sua governace sul territorio», per la sanità pubblica «che deve avere una guida nostra e non di persone che vengono da fuori» e per la cultura «che dà dignità». Poi aggiunge lo Zooprofilattico, l'osservatorio astronomico, il Braga, l'università, con applauso della platea per il rettore Luciano D'Amico, e rilancia il principio della sussidiarietà per valorizzare l'associazionismo e il volontariato. «Batterò i pugni per la città», insiste, «busserò alla porta di Legnini che dovrà diventare ministro perché è una risorsa importante». Il sottosegretario testimonia la sua stima nei confronti della candidata: «Sono tifoso di Manola per i vincoli di amicizia che prescindono dalla comune appartenenza politica». Secondo Legnini «la città aspetta una risposta alternativa, non un'avventura ma un cambiamento possibile con persone e forze riconoscibili». Per lui è Manola Di Pasquale la scelta più giusta «perché è donna, e non è un dettaglio, perché ha la competenza che si matura con esperienze politiche e di vita, perché è determinata». Paolucci sottolinea come la designazione della presidente regionale del Pd sia espressione della forza del gruppo dirigente teramano del partito. Ricorda il sondaggio del "Sole 24 ore" indica il sindaco uscente Maurizio Brucchi in calo di consensi e attacca il governatore Gianni Chiodi evidenziando come, nonostante abbia avuto più poteri e più tempo dei predecessori, abbia ottenuto i peggiori risultati. All’incontro anche il segretario provinciale Gabriele Minosse («finalmente abbiamo una democratica candidata alla guida della città»), e il segretario comunale Alberto Melarangelo secondo cui «Manola è la candidata che più ci rappresenta».
Luciano il “teramano” parla già da presidente
TERAMO Da consumato protagonista dei palcoscenici politici Luciano D'Alfonso arriva in Comune quando la presentazione pubblica di Manola Di Pasquale è quasi a metà. Il possibile candidato governatore del Pd attraversa la sala distribuendo baci e saluti a distanza, senza disturbare l'intervento del sottosegretario Giovanni Legnini, e prende il posto cedutogli dal consigliere regionale Claudio Ruffini alle spalle dell'aspirante sindaco. Ascolta per qualche minuto e poi viene invitato a prendere la parola. «Mi sento un po’ teramano», attacca, «non per interessi reconditi ma perché qui da studente ho vissuto gli anni migliori della mia giovinezza». Manca ancora qualche ora alla sentenza che, nel pomeriggio, lo assolverà dall'accusa di corruzione per la vicenda Ecosfera, ma D’Alfonso parla già da candidato presidente. «Da domani», annuncia, «farò otto comizi al giorno». Un'anteprima la offre a dirigenti e militanti del Pd che affollano la sala consiliare. Esalta Teramo, evidenziando come sia stata la città in cui è nata la prima biblioteca pubblica, e cita Melchiorre Delfico indicandolo come il personaggio «che ha concepito la defiscalità». Il suo intervento apre una finestra sullo scenario abruzzese e sulle prossime elezioni per l'Emiciclo. «Teramo», osserva, «deve avere un ruolo nella Regione, non in quella del Palazzo ma in quella dei territori e delle economie». La funzione strategica della città sarà nel tessere l'alleanza con le Marche. »Non è un obolo di formalità», spiega D'Alfonso, «vogliamo che questa volta si possa cambiare verso» .