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Pescara, 16/05/2025
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04/02/2014
Il Centro
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Berlusconi: «Sì a Casini, con lui vinciamo». Ma Maroni non ci sta: «Se Pier Ferdinando accetta la macroregione, bene. Altrimenti stia lontano». |
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ROMA «Basta attacchi a Pier Ferdinando Casini. Il suo ritorno nell’area dei moderati, da me sempre auspicato, non potrà che offrire un reale contributo alla vittoria del centrodestra». Parola di Silvio Berlusconi, che prepara la squadra per provare a vincere le prossime elezioni e spalanca le porte al leader dell’Udc. La ragione di questa nuova piroetta politica è contenuta nell’ultimo studio Ipsos: il Cavaliere con Casini in coalizione potrebbe vincere le elezioni già al primo turno raggiungendo il 37% dei consensi. Una prospettiva che ha indotto Berlusconi a “benedire” il ritorno a casa del figliol prodigo. E pazienza se, andando un poco indietro nel tempo, ci si imbatte nei “veleni” che il Cavaliere non ha mai lesinato nei confronti del suo ex-nuovo alleato definito «orrido», qualche mese fa negli studi di “Porta a Porta”, e poi ancora come protagonistra del «trio sciagura» insieme a Monti e Fini. E anche Casini non ha mai lesinato critiche al «populista» Berlusconi. Ma adesso non è più il tempo delle guerre fratricide e Pier Ferdinando dice che si allea con il Cavaliere «per battere il populismo di Grillo». Una motivazione che non convince i “falchi” come Daniela Santanché: «Casini è un bluff. È il politico più sopravvalutato della storia italiana...». E se il direttore del Giornale, Alessandro Sallusti, scrive un editoriale al vetriolo per sbarrare la strada a Casini, ma non ci riesce e si prende anche la reprimenda di Berlusconi, a criticare il ritorno di Pier è anche Mara Carfagna, che invita il Cavaliere a pensare «prima ai contenuti e poi ai contenitori». Ma lo stop, quello vero, arriva dai nemici storici della Lega. E Roberto Maroni va giù duro. «Non si fa una ammucchiata solo per vincere, ci vuole un progetto coerente» attacca il presidente della Regione Lombardia, che chiede a Casini di stare all’opposizione del governo Letta e lo sfida a sposare il progetto-bandiera tanto caro al Carroccio: «Sottoscrive l’idea di macroregione? Bene. Altrimenti stia lontano...». Il ritorno di Casini, che viene apprezzato da Angelino Alfano («Il nostro sarà un attacco a tre punte...»), non spaventa più di tanto Matteo Renzi: «Non ho bisogno di Casini. Se siamo credibili prendiamo un voto in più degli altri. Se vogliamo il bipolarismo, non mi stupisce che Casini stia di là. L’Italicum ha messo a tacere i cantori della prima Repubblica».
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