Incontro fra un top manager di Abu Dhabi
e gli ad di Unicredit e Intesa Sanpaolo
ROMA Etihad punta su Unicredit e Intesa Sanpaolo affinchè la affianchino nel piano di rilancio di Alitalia: oltre ai finanziamenti in essere su Cai, la compagnia di Abu Dhabi vorrebbe che i due istituti rimanessero nel capitale di Cai almeno per tre anni, magari assieme alle Poste e fossero disponibili a finanziare gli investimenti futuri. Le due grandi banche avrebbero accettato: la partnership sarebbe foriera di affari convenienti.
Tra il vettore arabo e i due colossi bancari non ci sarebbe stato solo un faccia a faccia operativo avvenuto mercoledì scorso, tra uomini della finanza della società degli emirati arabi da una parte, Fabio Canè e Amedeo Nodari (Intesa), Giulio Pascazio e Andrea Giovannelli (Unicredit) dall’altra. L’approccio di alto livello ci sarebbe stato più o meno in parallelo: un colloquio fra un top manager di Etihad e gli ad Federico Ghizzoni e Carlo Messina. Questo incontro sarebbe stato determinante a spingere la compagnia aerea della capitale del Medio Oriente a concordare la posizione congiunta con Alitalia di domenica scorsa, annunciata a valle del colloquio fra il premier Enrico Letta e l’emiro Mohammed Bin Zayed Al Nahyad: entro 30 giorni sarà finalizzata la due diligence e quindi sarà assunta la decisione definitiva. Le assicurazioni delle due banche sono considerate l’asse portante dell’alleanza in costruzione. Entrambe hanno sottoscritto un terzo della ricapitalizzazione da 300 milioni di Alitalia: Intesa, già presente nel capitale dal 2008, è salita al 20,59%, Unicredit è entrata con il 12,99%. I due istituti hanno concesso la fetta maggiore (140 milioni in parti uguali) della nuova finanza da 165 milioni, erogata l’altro giorno con scadenza 31 dicembre 2016 e il pegno su Alitalia Loyalty, in misura inferiore rispetto a quella programmata (200 milioni) nella manovra da 500 milioni complessiva. E infine hanno allungato al 30 giugno 2015 circa 360 dei 550 milioni di linee di credito in essere al 31 agosto 2013. C’è di più. Unicredit soprattutto ha una dimensione internazionale per rete commerciale e azionisti: il fondo Aabar di Abu Dhabi è il primo azionista con 6,5% del capitale. Quindi è molto conosciuta negli emirati e, in vista della sottoscrizione della garanzia nell’aumento, ha compiuta un’analisi di fattibilità di Cai, una sprta di due diligence. Il top manager di Etihad, pertanto, avrebbe proposto ai due istituti di restare per tre anni e se fossero propensi a sostenere i piani di sviluppo. Etihad potrà entrare fino al 49% per non pregiudicare il passaporto di volo europeo di Alitalia: le modalità non sono state definite. Sicuramente servirà l’iniezione di denaro fresco per rimpinguare il patrimonio della compagnia, in aumento di capitale, e non si può escludere che, una piccola tranche, possa essere rilevata acquistando le azioni di quei soci che volessero uscire. Ma con il 49% diretto e il 33,5% delle due banche (più l’eventuale 19,48% di Poste), la stabilità azionaria è garantita.
NEGOZIATO CON I SINDACATI
Ieri intanto è ripresa (e rinviata a oggi alle 18) la trattativa fra Alitalia e sindacati sul nuovo piano industriale e il taglio del costo lavoro: l’ad Gabriele Del Torchio è convinto di chiudere presto e assicura la disponibilità da parte di tutti ad andare avanti rapidamente per una soluzione. Di qui la probabilità che la riunione di stasera sia no-stop «Trattativa difficile - dice Claudio Tarlazzi, segretario generale della Uilt - ci sono tutte le disponibilità per affrontarla nel modo più serio».
Infine fonti Ue fanno notare, a fronte delle critiche di Lufthansa, che l'articolo 107 del Trattato, alla base del controllo sugli aiuti di Stato, parla di «aiuti di Stato da parte di uno Stato membro della Ue», quindi non Paesi terzi.