A bocciare lo scalo aquilano non è solo Confindustria che ha parlato di cattedrale nel deserto; a lanciare anatema contro l’aeroporto aquilano è addirittura il ministro alle Infrastrutture, Maurizio Lupi che getta la maschera rilasciando una dichiarazione sibillina in occasione di una trasmissione a Rete8: «Il nuovo piano nazionale degli aeroporti si basa finalmente su due criteri fondamentali: il primo è individuare tra i numerosi aeroporti che abbiamo, forse troppi, anche in Abruzzo...ne nascono che secondo me era meglio che non nascessero...ogni riferimento all’Aquila è puramente casuale». Così Maurizio Lupi, ministro di Infrastrutture e Trasporti, ospite della trasmissione «Governo e Territorio» andata in onda sull’emittente abruzzese Rete8, nel rispondere ad una domanda sull’esistenza o meno di difficoltà circa l’efficienza di questo scalo abruzzese in relazione al nuovo piano nazionale degli aeroporti e ai criteri su cui si basa. «Io sono abituato a dire quello che penso - ha aggiunto il ministro -. I miei genitori sono abruzzesi, mi hanno educato, grazie a Dio, ad avere una delle caratteristiche della gente d'Abruzzo che è concreta, che è pragmatica, che però è sincera, nel senso che premia sempre la sincerità». Il dibattito, in ogni caso, è infuocato. L’Api attraverso il segretario Massimiliano Marifiamma ha un approccio meno ideologico: «Si continua ad agire per editti e slogan pro o contro ma di idee, intenzioni e, soprattutto, piani industriali, c'è ancora poco. Non si può bollare l'iniziativa come fallimentare prima di aver valutato attentamente le prospettive e le potenzialità né si possono “pretendere” impegni ed investimenti senza aver prima sviluppato una linea di azione. Di sicuro l'idea di un aeroporto aquilano non può che essere una idea romantica. In primo luogo si dovrebbe far convergere gli attori del territorio sul progetto cercando di capire chi può e come può fare qualcosa perché un aeroporto non serve solo per andare in vacanza ma può (e deve) essere anche un'occasione di apertura verso mercati apparentemente troppo distanti. Per questo occorre un coinvolgimento in primis della Camera di Commercio e lo sviluppo di azioni positive da parte delle nostre associazioni di categoria che però, fino ad oggi, non sono state molto coinvolte e non hanno ancora visto quel piano industriale che caratterizza ogni iniziativa progettuale. Si potrebbe poi cercare un coinvolgimento dell'Opera Romana Pellegrinaggi. Se tutto ciò venisse programmato e calendarizzato siamo certi che l'idea di sviluppare il terminal a L'Aquila non sarà più una utopia e potrebbe anche risvegliare quella coscienza locale attiva, propositiva e un po' folle, palesata negli anni '70, che oggi appare comatosa al punto di averci fatto rinunciare all'unica opera davvero in grado di garantire uno sviluppo del territorio: la ferrovia L'Aquila - Roma».
Il sindaco: «Senza la pista il 6 aprile
non avremmo evacuato l’ospedale»
«Per una realtà come quella dell’Aquila l’aeroporto è un presidio di sicurezza». Risponde così il sindaco Cialente alle critiche di Lupi. «Apprezzo la sincerità del ministro e con altrettante sincerità rispondo se lo scalo aquilano non fosse mai nato la notte del sisma non so come avremmo evacuato l’ospedale. Il ministro dovrebbe sapere che l'unico collegamento è l'autostrada. Se quella notte maledetta la scossa avesse messo fuori uso anche un solo cavalcavia, che cosa sarebbe accaduto, considerando che, nonostante la mia richiesta di stato di emergenza, all'Aquila erano in servizio solo otto vigili del fuoco?». Il sindaco si rivolge a Lupi anche sulla gestione: «Vorrei chiedere al ministro di non spaventarsi per questa predisposizione di aeroporto privato, il cui futuro dipenderà esclusivamente dalle scelte e dalle capacità del territorio. Gli consiglierei di seguire con attenzione questa nostra esperienza e nel contempo sperimentare - conclude - l' efficienza e l'efficacia degli aeroporti pubblici italiani».