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Pescara, 15/05/2025
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13/02/2014
Il Centro
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«La sorella della Marinelli? L’ho scelta io, è brava». L’assessore Carpineta e l’incarico dopo la notte di Chiodi con la dama dell’hotel «E’ nella mia segreteria per le sue capacità. A me contestano 39 euro, un errore». Trasparenza: Una bella lezione per Pagano |
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PESCARA C’è chi ha portato gli scontrini dei pasti, chi la foto dell’albergo a 3 stelle, chi ha spiegato che il viaggio aveva una finalità istituzionale e quasi tutti i politici interrogati si sono riservati di depositare una memoria. Ultima sfilata di amministratori, ieri in tribunale, dove 12 tra assessori e consiglieri regionali si sono difesi dall’accusa di aver chiesto rimborsi indebiti. Scortati in Procura dai carabinieri, i politici finiti sotto inchiesta per cene e alberghi sono stati interrogati dai pm Giampiero Di Florio e Giuseppe Bellelli che, a tutti, hanno esibito la documentazione raccolta dai militari del Nucleo investigativo alla guida del capitano Eugenio Stangarone chiedendo, poi, di commentarla. «Ho scelto Simonetta Marinelli per le sue capacità». Tra le prime a sedersi di fronte ai pm è stata l’assessore alle Parità di genere Federica Carpineta difesa dall’avvocato Camillo Tatozzi: l’assessore più atteso perché nella sua segreteria lavora Simonetta Marinelli, la sorella di Letizia, la consigliera di Pari opportunità che, dopo una notte con il presidente della Regione Gianni Chiodi, ha ottenuto l’incarico. Carpineta, come quasi tutti i politici interrogati ieri, non si è sottratta alle telecamere e si è soffermata sull’incarico a Marinelli. Una coincidenza? «Non so se è una coincidenza o meno, ma la scelta è a chiamata diretta, è di tipo fiduciario», ha detto l’assessore. «Ho conosciuto Marinelli durante la mia attività istituzionale, frequentava gli ambienti, i convegni. Non è stata catapultata nel mio ufficio», ha proseguito. «Ne ho apprezzato le capacità e la passione ed è per questo che l’ho scelta. Ripeto, la scelta è fiduciaria», ha detto l’assessore interrogata sulle contestazioni e non sull’incarico a Marinelli che è estranea all’inchiesta. «Se c’è stato qualcosa è stato frutto di un unico errore in 5 anni», ha proseguito Carpineta a cui vengono contestati 39 euro. L’assessore, così, ha lasciato la Procura cedendo il posto a una girandola di consiglieri e assessori finiti sotto accusa. Scontrini e email dei dirigenti. Ad aprire l’ultima giornata di interrogatori è stato uno dei pochi consiglieri di opposizione finiti sotto inchiesta, Franco Caramanico di Sel difeso da Ugo Di Silvestre. Caramanico ha spiegato che l’albergo a 5 stelle in Canada, dove ha soggiornato per una raccolta fondi per il terremoto, «è stato scelto dai nostri rappresentanti in Canada». I pasti contestati? «La Regione», ha detto, «ha liquidato solo la parte che doveva». Ha respinto le accuse, anche l’altro consigliere di opposizione: Cesare D’Alessandro difeso da Maurizio Valentini che ha depositato alcune ricevute. I consiglieri Riccardo Chiavaroli e Lorenzo Sospiri sono indagati per piccole cifre legate a una missione a Verona al Vinitaly. Interrogatorio lampo per Chiavaroli, difeso dall’avvocato Marco Spagnuolo, che ha detto di aver chiarito la sua posizione che sarà accompagnata da una memoria mentre Sospiri – assistito dall’avvocato Alessandro Dioguardi – ha portato ai pm la foto dell’albergo di Verona a 3 stelle e lo scambio di email con il dirigente in cui è scritto che «le spese di vitto sono state rimborsate per 1/6 e 1/4», cioé solo la spesa per Sospiri e non per gli altri commensali come sostiene l’accusa. «Rimborsi regolari». Al consigliere Antonio Prospero, difeso dagli avvocati Giovanni Cerella e Arnaldo Tascione, viene contestato un albergo a Perth e lui ha spiegato che «è stato scelto dal Comune di Perth ed era sotto il tetto di spesa», così come non avrebbe lucrato al Vinitaly: «Non ho approfittato dei rimborsi», ha concluso. Anche l’assessore Angelo Di Paolo, difeso dall’avvocato Antonio Milo, si è difeso dall’accusa di peculato e, quindi, dall’omessa rendicontazione producendo una dichiarazione del dirigente: «Mi contestano la mancanza di rendicontazione per una parte di quello che ho speso e ho cercato di dimostrare di aver fatto le missioni». È stata quindi la volta dell’assessore Mauro Di Dalmazio, difeso da Guglielmo Marconi, che ha detto di aver «chiarito», così come il consigliere Lanfranco Venturoni. A difendersi sono stati anche i consiglieri Alessandra Petri (difesa da Cesare Borgia), Giorgio De Matteis (assistito da Luca Bruno) e Giuseppe Tagliente (difeso da Alessandro Orlando). Ieri sono terminati gli interrogatori dei 25 indagati per presunti rimborsi indebiti. Il passo successivo è la chiusura dell’inchiesta.
Trasparenza: Una bella lezione per Pagano Anche ieri, assessori e consiglieri regionali indagati hanno risposto alle domande dei giornalisti dopo l’incontro con i pm. Lo aveva per primo fatto il governatore Gianni Chiodi, è stata altresì disponibile la sorridente Federica Carpineta. Così, l’unico che si è sottratto alle domande resta Nazario Pagano, che pure è il presidente del consiglio regionale oltre che uno dei principali indagati. Non una bella cosa per chi occupa un importante ruolo e deve rispondere di come ha speso soldi pubblici non solo ai pm, ma anche agli abruzzesi.
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