PESCARA Additata come la donna che ha passato la notte con il presidente Chiodi. Sospettata di essere stata favorita dal presidente della Regione, per l’ottenimento dell’incarico di consigliera di parità e per l’assunzione della sorella nello staff dell’assessore Carpineta. Accusata di aver messo le mani su un milione e mezzo di euro, nell’ambito della ricostruzione post-terremoto. Letizia Marinelli è stanca di incassare, rompe il silenzio e passa al contrattacco. «Non sono mai stata favorita e addirittura ci ho rimesso – rimarca Marinelli – Per il mio incarico percepisco 200 euro lordi, qualche volta ho chiesto di utilizzare un mezzo della Regione per gli spostamenti, ma mi è stato concesso solo una volta e ho inoltrato qualche richiesta di rimborso, ma non ho ancora visto un euro». La consigliera di parità è provata dalle polemiche. «Sono frustrata per il trattamento ricevuto – dice – Ho svolto la mia funzione con impegno e abnegazione e l’ho fatto quasi a costo zero, solo perché ci credo». Marinelli, che non è indagata, annuncia di essere intenzionata a rispondere «solo con le carte e con i fatti» ed è con queste armi che sceglie di affrontare il capitolo legato ai tre milioni di euro, equamente divisi tra fondi a favore dei centri antiviolenza e fondi destinati alla Curia. «A me spettava la gestione della prima metà – racconta – Il provvedimento specificava che non erano previsti oneri aggiuntivi, il che significa che non ho avuto modo di trarre vantaggi economici». Poi aggiunge: «Convocai una serie di incontri, per capire come intervenire, con il contributo di tutti i centri antiviolenza e i sindaci dell’area del cratere». I soldi non arrivarono prima di luglio 2012 e un mese dopo il presidente Chiodi chiese alla di presentare un progetto di massima entro i 30 giorni successivi: «Preparai un progetto che prevedeva una serie di interventi, tutti da gestire con procedure di evidenza pubblica e poco dopo fui tagliata fuori». A settembre si chiude la gestione commissariale e in seguito intervengono le modifiche alla legge di stabilità, che rinviano i fondi al Governo. «In quell’occasione c’è stato un intervento di Pezzopane e Chiavaroli – conclude Marinelli – Mi piacerebbe sapere come mai quella modifica ha escluso dall’accesso ai fondi tutti i comuni del cratere, eccetto quelli della provincia dell’Aquila».