ROMA. Massima gloria nel momento più critico per la vita del governo di Enrico Letta. Strano destino quello di Giovanni Legnini, sottosegretario con delega all'Attuazione del programma e a tante altre cose, a cominciare dal delicatissimo settore dell'Editoria e della Comunicazione istituzionale.
Proprio quando l'esecutivo delle larghe intese fortemente voluto dal presidente Giorgio Napolitano cominciava ad entrare in crisi sotto i colpi del segretario del Pd, Matteo Renzi, lui, l'avvocato di Roccamontepiano, consegnava nelle mani del premier Letta un poderoso dossier sull'attività svolta dal governo.
Si tratta del rapporto periodico sul monitoraggio dell'attività di governo messo a punto dall'Ufficio per il Programma di Palazzo Chigi. Un documento nel quale, analizzando lo stato dei lavori sui provvedimenti licenziati prima dal governo Monti e poi da quello Letta, il sottosegretario fa il punto sul loro iter e sulla loro applicazione.
Un'analisi certosina dove, notizia nella notizia, Legnini punta il dito addirittura contro uno degli uomini più potenti dell'esecutivo Letta, il ministro per l'Economia, Fabrizio Saccomanni. La ragione? L'accumularsi presso il ministero di via Venti Settembre di una serie di ritardi che hanno messo a rischio l'efficacia stessa dell'azione dell'esecutivo.
La novità spunta da una lettera che Legnini ha inviato al presidente del Consiglio insieme al dossier sull'attuazione del programma. Il documento prende il discorso alla lontana, spiegando che, con il lavoro di aggiornamento del programma (presentato proprio ieri a palazzo Chigi dal premier), si «ripropone il tema del miglioramento della performance attuativa delle riforme», sia sotto «il profilo dell'efficienza dell'azione amministrativa» sia in «termini di qualità ed efficacia della legislazione».
In questo contesto, prosegue Legnini nella sua lettera, «la capacità di dare concreto seguito alla decisione legislativa, adottando le disposizione attuative necessarie e verificando l'impatto finale sui destinatari» è divenuta ormai a tutti gli effetti «un parametro di valutazione degli stessi programmi di riforma».
Per raggiungere questo obiettivo, spiega il sottosegretario, «abbiamo rafforzato l'azione di monitoraggio svolta dall'Ufficio competente della presidenza e abbiamo formulato un dettagliato piano di sviluppo di queste attività che si caratterizza anzitutto per la creazione di una piattaforma digitale unica che concentri al suo interno tutte le informazioni disponibili sul ciclo attuativo dei singoli provvedimenti legislativi».
Un'azione alla quale si aggiunge anche il contributo di idee derivanti dalla convocazione fatta da Legnini della prima conferenza dei vari capi di gabinetto dei ministeri che hanno sollecitato la «costituzione di un tavolo tecnico di coordinamento per il superamento degli “incagli” procedurali».
E qui arriviamo al punto, al siluro sparato dal sottosegretario abruzzese contro il potentissimo ministro.
«In quella sede», rivela infatti la lettera, è emersa la «rilevante criticità dell'accumulo presso il ministero dell'Economia e delle finanze di un pesante carico attuativo pendente», per il quale «occorre con urgenza individuare misure specifiche e strutturali di contenimento».
A questo fine, annuncia Legnini, «ho già provveduto a richiedere un incontro al ministro Saccomanni per valutare insieme le iniziative da adottare».
Questa la lettera a Letta. Come andrà a finire il duello tra il sottosegretario e il ministro è difficile dirlo, anche per l'incertezza che caratterizza ormai la vita stessa del governo praticamente “esautorato” dopo l'avviso di licenziamento annunciato dal capo del Pd, Matteo Renzi.
Dovesse dimettersi Letta è chiaro che la “questione Saccomanni” decadrebbe nel generale dissolvimento dell'esecutivo.
Dovesse al contrario Letta riuscire a spuntarla con il sindaco di Firenze, è chiaro che il problema del ministro troppo “incagliato” si riproporrebbe.
Anche perchè Giovanni Legnini nel frattempo non è rimasto con le mani in mano e, dopo la lettera al premier, è tornato ancora alla carica con una seconda secca missiva spedita direttamente al ministro.
«Faccio seguito al nostro informale incontro di qualche giorno fa», scrive infatti il sottosegretario al ministro, «per chiederti di fissare un incontro per valutare le iniziative da adottare ai fini dell'accelerazione dei provvedimenti attuativi».
Quindi, l'ultimatum finale: poiché «il ruolo del ministero dell'Economia e delle finanze è cruciale per conseguire il miglioramento della performance attuativa, ti prego di individuare uno spazio temporale e le presenze per il tuo ministero utili per un confronto approfondito».
Naturalmente, con tanti cordiali saluti finali al ministro Saccomanni.