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Pescara, 15/05/2025
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14/02/2014
Il Centro
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Squadra “snella” con qualche conferma. Esecutivo di 12 ministri, più della metà donne: Boeri, Reichlin, Boschi quasi sicuri. Resta Bonino, promosso Franceschini |
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ROMA Molto dipenderà dai confini che prenderà la nuova maggioranza ma se lo schema resta quello attuale con la flebile speranza che col tempo qualcuno si stufi e passi la sponda, la squadra di governo di Matteo Renzi sembra già a buon punto. Il resto, con i suoi gradimenti e i suoi “non possumus” lo farà il capo dello Stato al quale spetta la nomina dei ministri. La prima novità dovrebbe essere nel numero: formazione snella con il sindaco che dovrebbe avvicinarsi ai dodici della vecchia riforma peraltro mai rispettata. Il secondo criterio sarà quello di genere, con almeno la metà donne e magari una in più rispetto ai ministri maschi. E quella potrebbe essere la punta di diamante del nuovo governo. Renzi vorrebbe portare nel dicastero più delicato Lucrezia Reichlin, economista stimata a livello internazionale, consigliere Unicredit ed ex direttore generale alla Bce. Sarebbe la candidata ideale per prendere il posto di Fabrizio Saccomanni all’Economia: ottimi rapporti con il presidente attuale della banca centrale Europea Draghi e via libera garantito da Napolitano per via dei rapporti di famiglia con il padre Alfredo, ex dirigente del Pci. Il manager di Luxottica Andrea Guerra invece sarebbe propenso a non accettare l’offerta mentre risale in quota Tito Boeri al Lavoro o allo Sviluppo economico. In quota Nuovo centrodestra conferme per Lupi e Lorenzin, mentre Alfano resterebbe vicepremier senza deleghe. Alle riforme, al posto di Quagliariello, Renzi vorrebbe la fidata Maria Elena Boschi ma qui potrebbe scattare il primo veto del Quirinale che si dice abbia già blindato il ministro in carica. Alla Farnesina non sembra rischiare più Emma Bonino anche per via della delicatissima vicenda dei marò che in queste settimane è a uno snodo decisivo. Alla Cultura resta gettonatissimo lo scrittore Alessandro Baricco ma la minoranza del Pd avrebbe già avanzato le richieste per Matteo Orfini o Gianni Cuperlo. In questo caso non sarebbe riconfermato l’altro “giovane turco” Andrea Orlando, che aspirava al ministero della Giustizia. Promozione in vista per Dario Franceschini: potrebbe trasferirsi al Viminale e lasciare i Rapporti con il Parlamento a Roberto Giachetti. Alla Difesa si fanno i nomi dell’attuale sottosegretario Roberta Pinotti o in alternativa l’altra renziana, già membro della segreteria, Federica Mogherini. In quota Scelta civica i candidati sono la segretaria Stefania Giannini o Irene Tinagli eventualmente per un ministero economico. Nonostante gli altolà del Nuovo centrodestra a uno spostamento dell’asse di governo, nelle stanze del Nazareno pensano ad allargare i numeri della coalizione rilanciando la possibilità di un ingresso di Laura Boldrini nella pattuglia dei ministri. Qui s’innesta il tormento di Sel divisa sulla guerra lampo di Renzi. Vendola chiude, la giudica “una pessima congiura di palazzo” ma deve fronteggiare il fronte guidato da Migliore e Fava che chiedono di «vedere le carte». Stessa reazione da parte della Lega, con il segretario Matteo Salvini che considera il cambio al vertice come «una guerra tutta interna al Pd ma continuiamo a non avere pregiudizi, diamogli un minimo di credito e vediamo cosa vuol fare».
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