ROMA L’accordo Alitalia-sindacati è in fase di decollo. Resta in stand by quello con Etihad. Sul fronte interno l’ultimo scoglio ieri sera era rappresentato dal ”peso” della cassa integrazione per circa 300 impiegati, cioè le 15 ore al mese richieste per i «colletti bianchi» di Fiumicino. Sacrificio inaccettabile per i sindacati. Da qui la controproposta di una diversa spalmatura delle ore di cig tra le varie categorie, che comunque dovranno garantire 128 milioni di risparmi sul costo del lavoro dei 1.900 dipendenti in esubero già individuati dall’azienda (280 tra i piloti, 350 tra gli assistenti di volo, 480 tra gli operatori di terra, 190 nella manutenzione, 600 negli uffici). Non ci sarà alcun ricorso alla cassa integrazione a zero ore.
Per Etihad la «pax sindacale» è pregiudiziale alla chiusura di qualsiasi accordo globale con Alitalia. Il messaggio degli arabi è chiaro: prima dovete risolvere i problemi in casa vostra e poi potremo concordare un’alleanza. E sarebbe un’alleanza di assoluto valore strategico che consentirebbe al vettore di Abu Dhabi di operare sul lungo raggio e a quello italiano di primeggiare sul medio e corto raggio puntando su Linate. Attingendo peraltro al ricco mercato svizzero e tedesco, che oggi drena passeggeri e dunque guadagni nel Nord Italia. Operazione tentata (e naufragata) una quindicina di anni or sono dall’Alitalia di Domenica Cempella attraverso un’alleanza con gli olandesi di Klm impegnati sul lungo raggio e la nostra compagnia di bandiera a presidiare Linate.
L’INCONTRO
Intanto il faccia a faccia tra Gabriele Del Torchio e James Hogan, si sarebbe svolto ieri, ma ad Abu Dhabi, dove l’ad di Alitalia è volato per partecipare alla convention annuale della compagnie collegate ad Etihad. Si va verso una stretta del negoziato entro le prossime due settimane. L’incontro si sarebbe protratto per alcune ore e avrebbe affrontato, soprattutto, le tematiche industriali dell’alleanza in cantiere: la compagnia araba dovrebbe acquisire una partecipazione fino al 49% probabilmente in aumento di capitale. L’importo sarà determinato a valle della due diligence. A latere dei quattro gruppi di lavoro misti insediati in Italia e che si stanno occupando del network, dell’operatività, del piano e dell’analisi finanziaria, i due capi azienda hanno voluto ridisegnare la mappa delle rotte della nuova Alitalia. Hogan spinge affinché Cai abbia uno sviluppo sempre maggiore verso il Medio Oriente e Asia. A questo fine si vorrebbero aumentare i voli in partenza da Linate, Malpensa e Venezia, mantenendo comunque Fiumicino come hub. L’espansione intercontinentale dovrebbe fare da contraltare al ridimensionamento del traffico domestico, specie sulla tratta Roma-Milano: anche su questo punto, il presidente operativo di Etihad spinge per una diminuzione dei voli maggiore rispetto al piano tracciato da Del Torchio.
I due top manager poi, avrebbero preparato il terreno per la fase conclusiva. Da martedì 18, si dovrebbero installare in Italia gli uomini della prima linea guidata dal capo delle strategie Kevin Cavaliere: uno dei primi appuntamenti dovrebbe essere con i rappresentanti delle banche e di Poste ai quali sottoporre la bozza del nuovo piano. Per quanto riguarda invece, il debito, Unicredit e Intesa Sanpaolo ritengono sia un capitolo chiuso, dopo aver rinegoziato fino a giugno 2015 i 550 milioni tra cassa e firma: non ci sarebbe alcuno spazio per ulteriori sacrifici. Piuttosto gli istituti potrebbero accettare di restare nel capitale per un triennio e sostenere gli investimenti di Abu Dhabi.