Un'occasione per chiedere di estendere gli accordi sulla democrazia e la rappresentanza in tutti i luoghi di lavoro. E quanto è successo a Milano, durante l'attivo regionale delle categorie dei settori non industriali, organizzato da Filcams, Filctem, Fillea, Filt, Flai, Funzione Pubblica, Slc, in collaborazione con Cgil Lombardia. A confrontarsi sulla rappresentanza c'erano dunque un gruppo di categorie che, alcune totalmente altre in parte, non afferiscono a Confindustria, e quindi rappresentano anche quei lavoratori privi di regole di democrazia.
All'iniziativa hanno partecipato i Segretari generali nazionali: Massimo Cestaro (Slc), Stefania Crogi (Flai), Rossana Dettori, (Funzione Pubblica), Franco Martini (Filcams), Emilio Miceli (Filctem), Franco Nasso (Filt), Walter Schiavella (Fillea). Le conclusioni sono state invece affidate a Susanna Camusso, segretario generale Cgil.
Una vittoria per la Cgil
“Vorremmo dar voce a quel mondo del lavoro che ancora convive con un sistema di valori fortemente caratterizzato dalla discrezionalità delle scelte. Un sistema di valori in cui democrazia e partecipazione costituiscono non la regola ma l'eccezione. Per tanti cronisti questa parte del mondo del lavoro non esiste, anche se in realtà ne è la parte preponderante, caratterizzata da precarietà e discriminazioni”. Sono queste le prima parole della relazione di Franco Martini, segretario generale della Filcams.
“E' per questo motivo - ha continuato Martini - che da questa iniziativa vogliamo far uscire un messaggio forte e chiaro: questo è un mondo del lavoro che necessita di affrontare la crisi e di sviluppare la contrattazione potendo esercitare concretamente il nuovo sistema di regole. Un sistema che ha vissuto una svolta con l'accordo del 31 maggio. Quell'accordo ha inaugurato una fase nuova, ed è stata una vittoria della Cgil, il coronamento di una battaglia condotta per decenni. Completare la riforma delle democrazia sindacale, però, è possibile solo se tutta la Cgil lavora per questo obiettivo. Non possiamo apparire come un esercito che deve guardarsi più dal fuoco amico che da quello nemico, che non sa gioire delle battaglie vinte, che non sa tratte da questi successi lo spirito e le energie per vincere la guerra. Il nostro obiettivo è l'estensione delle regole a chi non le ha. Perché il valore del lavoro è uno solo”.
I diritti di tutti
In una fase di grande difficoltà per la rappresentanza, anche nella politica, “serve l'estensione delle regole a tutela di tutti. L'esperienza dimostra che se abbiamo le regole si parte un gradino sopra, si ha un vantaggio che permette di organizzare meglio tutta l'attività sindacale”. E' ciò che ha invece detto il costituzionalista Vittorio Angiolini nel suo intervento.
“Pèrdono i lavoratori – osserva Angiolini – laddove non ci sono regole su come rappresentare, su come si accede alle trattative e alle contrattazioni, su come si esegue quanto pattuito". Se poi però quelle del Testo unico sono state forgiate per via di accordi tra le parti, un motivo c'è: "Nessuno è contrario al fatto che il legislatore detti regole che tengano conto dell'autonomia costituzionale e delle parti sociali. Quando però si invoca il legislatore, dobbiamo notare che lo stesso finora non è saputo intervenire, tanto che la Corte Costituzionale ha dovuto emettere quella sentenza, la 231 del 2013, perché non si consentisse ad un'unica, sia per grandissima impresa (la Fiat, ndr), di fare strame della rappresentanza sindacale abusando dell'art19 dello Statuto. Vuol dire che il legislatore tanto attento non è stato”.
“Oggi è emerso con chiarezza che l'accordo attuativo del 10 gennaio un problema lo pone, quelle norme su democrazia e rappresentanza sono applicate ad una platea di lavoratori troppo ristretta”, ha affermato Walter Schiavella, segretario generale della Fillea Cgil, al termine dell’attivo. E sul merito, per Schiavella l’accordo attuativo “se da una parte restituisce il voto a centinaia di migliaia di lavoratori, dall’altra sono troppi a rimanerne esclusi: in settori come le costruzioni, sono molti i lavoratori di imprese non afferenti a Confindustria ma ancor più sono i lavoratori di imprese sotto i 15 dipendenti nelle quali non è' esercitabile il diritto ad eleggere le Rsu”
I delegati
Sono poi intervenuti delegate e delegati delle aziende delle categorie che hanno indetto l'assemblea, e prima di tutto Susanna Borghetti, delegata FP dell'Ospedale Maggiore di Cremona ha letto l'appello sul quale si sono già raccolte stamattina centinaia di firme. Hanno poi parlato Pierluigi Corsini, Rsu azienda ospedaliera di Melegnano, Antonio Troia, Rsu Per la grande Milano Portello, Paola Tomasetti delegata Flai del settore agro-industriale, Fulvio Matarrese Rsu Corriere della sera di Milano, Mario Velli, Rsu Federutility, Renata Mazzola Rsu Casa di cura Fondazione Castellini di Milano, Maurizio Spoldi Rsu Salini, azienda edile, Luisella Gagno, Rsu Auchan Bergamo, Luigi Ciraci Ferroviere di Trenord Brescia, Mohamed Ben Halla Funzionario Cooperative Milano.
Verso la legge
Nelle conclusioni il Segretario generale della Cgil Susanna Camusso ha affermato che “in molti sottolineano in questi giorni la necessità di una legge sulla rappresentanza. Non intendiamo desistere. A chi la invoca, diciamo che il miglior contributo che può venire per la legge è esattamente che le parti sociali trovino le regole. Non lo diciamo sulla base di una arrogante idea che solo le parti sociali possono determinare tutto ciò, lo diciamo sulla base dell'esperienza”, come avvenuto per la nascita dello Statuto dei lavoratori. Quanto al voto dei lavoratori per validare gli accordi, “è un avanzamento anche rispetto alle regole del pubblico impiego. Non è un voto a posteriori del giudizio delle organizzazioni, ma è una delle due condizioni per decidere se un accordo contrattuale è valido. E siccome i due vincoli sono sottoscritti dalle parti, non c'è via di fuga”.
Altro punto centrale, secondo Camusso è la certificazione: “C'è una leggenda metropolitana secondo cui le principali organizzazioni impediscono ad altri di agire, ma non è così. Siamo in presenza di un pluralismo di sigle sindacali che provano a ottenere vantaggi, che molto spesso per avere un posto al sole sono disposte a fare molte cose, sindacati che nascono il giorno stesso di certi accordi. Mettere ordine è un principio democratico e vale anche per noi”.
Il caso
Durante l'attivo, al quale la Fiom Cgil non essendo stata invitata non era presente, Giorgio Cremaschi ha tentato di intervenire. Le agenzie hanno battuto la notizia che “Una decina di rappresentanti della Fiom ha fatto irruzione nella sala dove si sta svolgendo l'incontro. Tra scontri verbali sono volati schiaffi e spintoni”. Secondo il comunicato ufficiale diramato dalle tute blu Cgil di Milano, però, si tratta di notizie false. “Nessun blitz, quindi – si legge nella nota - nessuna irruzione: respingiamo una ricostruzione dei fatti che non si basa su alcun dato di realtà. Noi siamo la Fiom: dissentiamo, rivendichiamo, non provochiamo. Non permettiamo a nessuno di strumentalizzare le nostre posizioni, trascinandoci su un terreno che non ci appartiene. Detto questo, consideriamo grave e preoccupante che ad un componente del Direttivo nazionale della Cgil e primo firmatario della mozione congressuale 'Il sindacato è un’altra cosa', sia stata negata la parola. L'esclusione dei metalmeccanici da un attivo della Cgil e quanto è accaduto questa mattina confermano l'esigenza di una discussione all'interno della confederazione: la democrazia è una cosa seria, non un optional”.
Susanna Camusso ha sentito il bisogno di scusarsi con i delegati "che sono su questo palco ai quali è stato mancato di rispetto, innanzitutto con l'affermazione che non c'era nessuna volontà di ascoltare le voci che partono dai loro luoghi di lavoro”. “Sono atti - ha detto il segretario generale di Corso d'Italia - che colpiscono tutti noi. Il testo unico è un accordo importante che ovviamente trova opinioni e giudizi differenti. Ma mai, credo, nella storia della Cgil, si è determinata una situazione come quella attuale, in cui non ci si ascolta, non si discute del merito e si è deciso a priori che, siccome questo accordo non va bene, non è possibile che qualcuno lo approvi o che qualcuno lo valuti”.