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Pescara, 15/05/2025
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Data: 15/02/2014
Testata giornalistica: Il Messaggero
Blitz ex Fiom a riunione Cgil: è rissa. Scontri al convegno con la Camusso: spinte schiaffi e un ferito

MILANO Insulti, spinte e schiaffoni. La platea che si infiamma e grida: «Fuori, fuori». Gli oppositori che si parano davanti al segretario della Cgil Susanna Camusso per chiedere la parola e vengono spinti senza troppi complimenti giù dalle scale. Più che un franco terreno di confronto tra le varie anime del sindacato, l’attivo regionale della Cgil svoltosi ieri a Milano si è risolto in rissa. Da una parte il nocciolo duro dell’organizzazione che ha approvato l’accordo sulla rappresentanza, dall’altra Giorgio Cremaschi - un passato da duro metalmeccanico della Fiom e un presente nel direttivo nazionale della Cgil con la tessera dello Spi - che con il suo gruppo di oppositori ha protestato a muso duro contro l’intesa. Un gran parapiglia, che la Camusso liquida con freddezza: «La mia impressione? Penso semplicemente che Cremaschi abbia perso la capacità di ascoltare e confrontarsi con opinioni diverse dalle sue».
«NESSUNA SCISSIONE»

Oggetto del confronto è il regolamento attuativo sulla rappresentanza e la democrazia sindacale, che nelle ultime settimane ha decretato la spaccatura tra la stessa Camusso e il segretario della Fiom Maurizio Landini. Si tratta di un insieme di regole e certificazioni che fanno da linee guida ai contratti e alla relazioni industriali, un documento che secondo Cremaschi «sta distruggendo la Cgil». Perciò ieri mattina si è presentato al teatro Parenti pronto a dare battaglia, radunando una decina di delegati dissenzienti delle varie categorie della Cgil. Portano addosso cartelli con la scritta «No all’accordo» e distribuiscono un volantino in cui si ricorda che ricorre il trentesimo anniversario del decreto Craxi che abolì la scala mobile. «Riteniamo che l’intesa del 10 gennaio sia altrettanto grave», ribadiscono gli attivisti. La temperatura si surriscalda già all’esterno della sala, quando gli uomini della sicurezza sbarrano la strada ai manifestanti. La tensione sale, Cremaschi e i suoi uomini premono e riescono a entrare. Ma quando chiedono di intervenire esplode il caos, dalle urla si passa alle mani. Franco Stasi, segretario organizzativo di Cgil Lombardia, è colpito da un calcio alla schiena e viene accompagnato fuori dalla sala in braccio, sul fronte opposto Nico Vox è in ospedale con un trauma alla caviglia. Susanna Camusso si riprende dallo sconcerto e, accertato che nessuno dei contestatori appartiene alla Fiom, afferma che la disomogeneità di posizione con i metalmeccanici in merito all’accordo sulla rappresentanza non mina la coesione della Cgil: «Io ritengo che non ci sia nessuna scissione nè vicina nè lontana. Non si è mai posto il tema della scissione».
DENUNCIA IN PROCURA

La Fiom, dal canto suo, si chiama fuori: «Non essendo stati invitati non c’eravamo proprio. Nessun blitz, quindi, nessuna irruzione». Il segretario generale dei metalmeccanici Maurizio Landini ne approfitta però per lanciare una stoccata alla Camusso: «E’ stato poco serio non invitare la Fiom all’attivo regionale». Quanto alle botte, dice, «gli spintoni sono sbagliati, ma lo è anche una gestione autoritaria della Cgil: Cremaschi è un dirigente nazionale della Confederazione, perché non farlo parlare?». La questione, in ogni caso, non si conclude qui. Per i dissenzienti il modo in cui sono stati respinti comporta conseguenze di natura penale: «Siamo stati aggrediti e picchiati, si tratta di reati per i quali presenteremo denuncia alla Procura della Repubblica». Non solo. Poiché «anche la Camusso è responsabile, dato che le abbiamo chiesto di poter intervenire e lei non ha fatto nulla», nel direttivo nazionale del 26 febbraio la fronda di Cremaschi presenterà una mozione di sfiducia nei confronti del leader della Cgil. «Chiederemo le dimissioni di Susanna Camusso».

Cremaschi: «Io scaraventato dalle scale cose mai successe prima nel sindacato»

MILANO Dopo la mattinata agitata, Roberto Cremaschi è a un congresso a Venezia. «Come sto? Bene. Anche se, spingendomi, mi hanno scaraventato giù per le scale e solo per miracolo non mi sono fatto male. Quello che è successo è di una gravità inaudita: è la prima volta che al dissenso c’è una risposta fisica». Ma a parlare con Nino Baseotto, il segretario generale della Cgil Lombardia, la prospettiva si ribalta: «Sono stati i contestatori a cominciare. Urla e spintoni sono partiti proprio da loro».
«INTOLLERANZA»

Cremaschi e i suoi si battono per il documento «Il sindacato è un’altra cosa», in opposizione a quello presentato dalla Camusso. «Giuro che in quarant’anni di attività sindacale non mi era mai capitato di essere aggredito fisicamente - sbotta l’ex leader dei metalmeccanici - Si tratta di una degenerazione di questi ultimi anni, è un segno di degrado. Assistiamo alla totale alterazione dei congressi della Cgil, c’è un’intolleranza inaccettabile nei confronti del dissenso. Sta accadendo qualcosa di grave nella Cgil e l’accordo sulla rappresentanza ne è il segno». Cremaschi lamenta «il boicottaggio incredibile» e spiega che «a colpirmi maggiormente e a ferirmi non è solo la violenza bensì lo spirito da pogrom che si respira. Mi sono sentito dire: ”Vieni fuori che ti aspetto”». A sentire la Cgil, però, chi minaccia e prevarica sarebbe proprio Cremaschi spalleggiato dal suo gruppo. «La questione è molto semplice. Era una riunione dei delegati di categoria, lavoratori attivi, finalizzata a chiedere l’estensione a tutti delle regole firmate con Confindustria sulla rappresentanza nei luoghi di lavoro. Era un dibattito con opinioni diverse, come nel costume della Cgil», sottolinea Baseotto. Cremaschi segue in silenzio il primo intervento, «poi si piazza in mezzo alla sala con una decina di compagni e cominciano a gridare, sostenendo che avrebbero dovuto parlare loro». A questo punto «uno spintone tira l’altra» e l’assemblea si trasforma in mischia. «Noi eravamo in quindici, loro trenta. Immagini chi ha avuto la peggio», fa notare Cremaschi. Beseotto non vuole cadere nella provocazione: «E’ un attivo non contro qualcuno. Cremaschi poteva entrare come rappresentante e chiedere di intervenire. Credo non sia il caso di pretendere di poter parlare per primo quando c’è una fila di delegati in attesa davanti a lui. Ci sarebbe voluto un po’ più di rispetto e considero davvero grave che, siccome è un dirigente della Cgil, abbia il diritto di sorpassare altri delegati». Insomma, «la democrazia vale non solo perché si è dirigenti, ma vale soprattutto nei confronti dei rappresentanti dei luoghi di lavoro che devono esprimere la loro opinione. Credo che sarebbe meglio tra noi dirigenti evitare di alzare i toni per avere un po’ di notorietà in più». Questo, spiega, il motivo della «buriana» dell’ex metalmeccanico: «Una sceneggiata per attirare l’attenzione». Ma Cremaschi non si arrende: «Non chiederemo la scissione dalla Cgil. Ci devono cacciare loro».

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