Il piano regolatore adesso c'è, ma per adeguare il porto di Punta Penna a tavole e grafici ormai approvati ci vogliono 145 milioni di euro. Una montagna di soldi che non spaventa il presidente della Regione Abruzzo, Gianni Chiodi, recatosi ieri a Vasto a tentare di far pace con alleati e avversari. Da queste parti accusano infatti la politica del governatore di aver snobbato la città e il comprensorio, depotenziato la sanità e svuotato della polpa il consorzio industriale. Tanto da meritarsi ripetute e severe critiche dallo stesso centrodestra. Ecco perché, una volta nell'aula consigliare del Comune, Chiodi l'ha detto subito: «L'approvazione del piano regolatore, che manda in soffitta quello del '69, è importante non solo per Vasto, ma per tutta la portualità abruzzese. Un'opzione strategica, Punta Penna, per la Regione, che qui vuole investire. Dal 2014 - ha aggiunto Chiodi - avremo a disposizione 60 milioni di euro in più all'anno, grazie all'estinzione del debito per le cartolarizzazioni, sicché potremo destinarne parte all'ampliamento del porto di Vasto». Musica per le orecchie di operatori marittimi e industriali, che da sempre scommettono sulle potenzialità di Punta Penna, note stonate per gli ambientalisti, invece, che mettono in guardia da quello che diventerebbe a loro dire una sorta di ecomostro. Presenti tra gli altri il sindaco di Vasto, Luciano Lapenna, il presidente della Provincia, Enrico Di Giuseppantonio e il direttore marittimo d'Abruzzo e Molise, Luciano Pozzolano, è toccato al comandante della guardia costiera di Vasto, Giuliano D'Urso, illustrare il nuovo piano portuale: per fare tutto servono 145 milioni e 200 mila euro, al momento così suddivisi: 51 milioni per le opere foranee, 43 per banchine e piazzali, 11 milioni per portare i binari dallo scalo ferroviario ai moli, 15 milioni per gli edifici. Altri 25 milioni di spese generali. In attesa dei soldi, va detto che il lungo iter burocratico è iniziato sette anni fa e prevede, a cose fatte, il raddoppio dello scalo.