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Pescara, 15/05/2025
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Data: 15/02/2014
Testata giornalistica: Il Messaggero
Regione, la sfida di D’Alfonso «Nessuno sarà lasciato solo». Un Tir come palco. «Rimborsopoli? Non dirò nulla sulla qualità degli alberghi»

PESCARA Luciano D'Alfonso sale sul vecchio camion assemblato da un amico artigiano che lo porterà nelle piazze delle città e delle contrade più sperdute d'Abruzzo. «Mi candido alla guida della Regione perché nessuno, singoli individui o imprese, resti solo». L'ex sindaco di Pescara vede davanti a sé una prateria: nessun competitor interno e il governatore uscente Gianni Chiodi, azzoppato dal Sexgate e dalla Rimborsopoli. D'Alfonso però non si fida: «I tribunali hanno dimostrato la correttezza del mio operato. Non ho coltivato il risentimento. Ora mi porto dietro il consiglio di mia madre: attento a non produrre nemici». E, sugli scandali che stanno creando il panico in Regione, si affida al sarcasmo: «Non mi sentirete mai dire qualcosa sulla qualità degli alberghi». Si parte, dalla piazza mobile D'Alfonso lancerà le sue idee per l'Abruzzo: «Un'idea del potere come servizio, che mi porterà ad incontrare sei o sette comunità al giorno nel mio lungo viaggio. Ci sarà un ruolo di protagonismo attivo, come le Marche, l'Umbria, la Lombardia, ma anche la Baviera e la Catalogna». Un Abruzzo più facile per investimenti e spostamenti, attento alle alleanze con i territori vicini: «Marche, Umbria, Molise, Lazio, Campania, saranno loro i nostri interlocutori in una stagione di grandi riforme». Poi L'Aquila: «La libereremo dalla sua invalidità. Non lasceremo più soli nessuno».

PESCARA «Ho studiato, ho fatto esperienze, ho conosciuto il dolore per fare l'amministratore pubblico...». Si parte. Luciano D'Alfonso sale su un vecchio camion a tre assi assemblato da un amico artigiano che lo porterà nelle piazze delle città e delle contrade più sperdute d'Abruzzo. «Mi candido alla guida della Regione per raccogliere idee ovunque e perché nessuno, singoli individui o imprese, resti solo». L'ex sindaco di Pescara vede davanti a sé una prateria: nessun competitor interno e l'avversario più temibile, il governatore uscente Gianni Chiodi, azzoppato dal Sexgate e dalla Rimborsopoli che ha tirato giù anche una bella fetta della sua maggioranza. D'Alfonso però non si fida: «I tribunali hanno dimostrato la correttezza del mio operato. Non ho coltivato il risentimento, l'avversione l'ho destinata solo all'impegno per risolvere come meglio potevo i problemi del territorio. Ora mi porto dietro il consiglio di mia madre: attento a non produrre nemici». E se chiedi degli scandali che stanno creando il panico in Regione, si affida al sarcasmo: «Non mi sentirete mai dire qualcosa sulla qualità degli alberghi. Un consiglio? Evitare l'incrocio politica-giustizia. Non serve, non conviene».
Si parte, su questo camion che somiglia tanto a quelli che si scorgono negli angoli delle periferie delle città o nelle strade dei paesi, carichi di frutta, ortaggi e sacchi di patate, con su scritto «Tutto a un euro»: «Lo so, potevo sceglierne uno più grande e appariscente, ma non è il momento di esagerare...».
Da questa piazza mobile D'Alfonso lancerà le sue idee per l'Abruzzo: «Un'idea del potere come servizio, che mi porterà ad incontrare sei o sette comunità al giorno nel mio lungo viaggio». L'ambizione è quella della Regione ovunque: «Ci sarà un ruolo di protagonismo attivo, come le Marche, l'Umbria, la Lombardia, ma anche la Baviera e la Catalogna». Aggiunge D'Alfonso: «Non sentirete più che io voglio unire l'Abruzzo, io voglio distinguere la nostra regione». Un Abruzzo più facile per investimenti e spostamenti, attento alle alleanze con i territori vicini: «Da soli si fanno solo le feste di compleanno. Marche, Umbria, Molise, Lazio, Campania, saranno loro i nostri interlocutori in una stagione di grandi riforme». Poi l'annuncio di una legge obiettivo che sarà messa a punto nei primi quattro mesi di legislatura. Primo: «Aiutare L'Aquila a liberarsi dalla sua invalidità. Non lasceremo più soli nessuno», è l'ultima promessa prima di saltare sul cassone del camion, battezzato Regione senza grandi sforzi di fantasia. Forse più un auspicio che il desiderio di fare colpo.

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