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Pescara, 15/05/2025
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Data: 15/02/2014
Testata giornalistica: Il Centro
D’Alfonso: la Regione non è per improvvisatori. L’ex sindaco presenta la sua campagna per le primarie del centrosinistra «Persi cinque anni, io voglio un Abruzzo che conti di più in Italia»

PESCARA Il camion è un po’ arrugginito, ma è solido e allegro nei suoi toni verde e blu, con la “è” rosa che introduce lo slogan “è regione con Luciano Presidente”. Dunque è questo il famoso “tre assi” di Luciano D’Alfonso: l’arca della sua risalita da cinque anni di purgatorio giudiziario, il camion che nei 23 giorni delle primarie del centrosinistra per il candidato presidente (dal 14 al 9 marzo data del voto), lo porterà in 200 comuni abruzzesi. Per ora è parcheggiato all’esterno dell’ex Aurum dove D’Alfonso presenta il programma elettorale. La regione immaginata da D’Alfonso è una regione «ambiziosa» che, per usare la sulfurea prosa dell’ex sindaco di Pescara, rifugge dal «minimalismo», dal «nascondimento» e dal «rimpicciolimento», e diventa protagonista («prima che ci tolgano il Titolo V della Costituzione») sul modello di grandi regioni europee come la Catalogna o la Baviera o, come le Marche e l’Umbria, con le quali andrà cercata un’alleanza: sull’asse adriatico (con Marche, Molise e Puglia) e su quello appenninico (con Lazio e Umbria), per creare una regione logisticamente «più veloce», «più facile» per le imprese, «più premurosa» con i malati, «più bella», per chi «ha voglia di coltivare la bellezza». Con quali risorse? Certamente finanziarie, ma soprattutto «normative e di idee», dice D’Alfonso. E con un atteggiamento di governo che rifugga dal catenaccio o dal tirare a campare: «La linea è che quando sei investito dal consenso degli elettori il potere va utilizzato, anche se questo vuol dire sottoporsi a una rilettura di quanto hai fatto e anche a qualche attacco». Qui D’Alfonso tocca il capitolo della giustizia, sul quale ha qualcosa da dire anche agli avversari di centrodestra («ho studiato e conosciuto il dolore per fare l’amministratore pubblico»), impegnati a parare i colpi dell’inchiesta rimborsopoli: «Un consiglio che posso dare è dedicarsi a studiare le carte ed evitare l’incrocio tra giustizia e politica, perché non serve. Io per le mie vicende non ho mai chiesto solidarietà politica, perché assomiglia a grattare le ascelle delle lucertole». D’Alfonso non entra nel merito dell’inchiesta, ma cita San Benedetto da Norcia: «Gli atti impuri nascono dalla mancanza d’impegno». La vicenda giudiziaria coinvolge anche il governatore in carica Gianni Chiodi, in attesa di ricandidatura, e lascia per il momento D’Alfonso senza un avversario certo («spero non sia compito mio trovarlo»). Chiodi non viene quindi mai citato nel discorso di D’Alfonso, ma l’esponente Pd ne smonta pezzo pezzo l’azione amministrativa. A cominciare dalla scelta dei collaboratori («non sceglierò mai un assessore solo perché mio padre conosce suo padre») per finire con l’allungamento della legislatura («non accadrà mai più che una legislatura venga resa elasticizzata, tutto va fatto per tempo» ) e con la gestione del terremoto: «Avrei voluto essere eletto nel 2009, perché sarebbero stati due anni formidabili: potevamo chiedere al Moloch dell’Europa più flessibilità come hanno fatto l’Umbria e l’Emilia ma non ci si è pensato e ora quei due anni magici non ci sono più. Perché è accaduto? Non credo per calcolo: succede così quando si sopravviene per casualità». Il capoluogo di regione resta comunque una priorità «nell’ammasso dei problemi abruzzesi». «Dobbiamo aiutare L’Aquila a togliersi dalla sua invalidità», dice D’Alfonso cercando di aggirare la diffidenza di chi lo vede politico troppo adriatico e poco appenninico. Lui lo sa bene e non a caso ha già fatto balenare l’ipotesi di una vicepresidenza della giunta all’aquilano Giovanni Lolli. Ma sono questioni che dovrà affrontare dopo le primarie. Oggi D’Alfonso ha altre preoccupazioni. Come quella di rassicurare la madre che, ieri, prima della conferenza stampa, gli ha telefonato raccomandandogli di non «prodursi nemici». «È una cosa che voglio imparare», riflette (senza crederci troppo) mentre salta a bordo del suo rugginoso e cigolante tre assi.

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