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Pescara, 15/05/2025
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Data: 15/02/2014
Testata giornalistica: Il Fatto Teramano
Sexy-gate d’Abruzzo: “Daniela e le altre, basta con il silenzio. Adesso parlate voi”

Nel giorno di San Valentino, la festa degli innamorati, il pensiero va a tutte le mogli, mariti, compagne, compagni, figli e figlie dei nostri politici coinvolti nel sexy gate d’Abruzzo: Gianni Chiodi, Paolo Gatti, Federica Carpineta, Nazario Pagano (solo per citarne alcuni) e tanti altri travolti da un’inchiesta che non ha portato alla luce solo qualche rimborso illegittimo presentato all’incasso ma un sottobosco fatto di sesso, favori, nomine, assunzioni: tutto, ovviamente, a spese dei contribuenti. Per giorni ci sono venuti a raccontare che era tutto a posto, che avrebbero chiarito, che quello che usciva sulla stampa era solo gossip, che si trattava solo della “debolezza di una notte”. Poi abbiamo scoperto altro: persino mariti di assessori regionali che su Facebook gridavano la loro rabbia contro il governatore dell’Abruzzo.

Un’intera classe politica incapace e inadatta al governo perfino di condomini a due piani perché palesemente ricattabile da chiunque. Una classe politica capace di mentire pubblicamente senza nessun pudore e rispetto della gente, di quelli che attraverso la propria fatica quotidiana cercano con onestà di assicurare un futuro dignitoso alla propria famiglia e ai propri figli.

Molti di questi politici hanno fatto della “morale” e della “famiglia” le proprie bandiere in campagna elettorale, prendendo in giro innanzitutto loro stessi.

Girando per le strade di Teramo sono sulla bocca di tutti i nomi di tante altre amanti di questi personaggi, “Segreti di pulcinella” direbbe qualcuno.

Ognuno nella vita privata fa quello che vuole, ci mancherebbe. Nessun moralismo da parte mia.

Il sesso piace a tutti, bella scoperta. A molti però piace anche la dignità, la sincerità e la consapevolezza che la prima regola per un buon amministratore è quella di non essere mai ricattabile. Mai.

Se ci sono donne che potrebbero ricattare, ce ne sono altre che invece stanno subendo solo violenze.

Nei giorni scorsi, nel pieno dello scandalo, abbiamo dovuto perfino vedere su Facebook una foto postata da un assessore in cui lui si mostrava sorridente abbracciato alla moglie in una domenica di relax. Come a voler dire a tutti: “Ragazzi, qui tutto bene!”. Quella foto nascondeva una violenza inaudita, un maschilismo terribile, un machismo vomitevole che speravamo di non dover vedere ancora nel 2014, almeno da parte di un amministratore pubblico.

Lo scandalo che stiamo vivendo in queste settimane ha portato alla ribalta delle cronache anche la Commissione Pari Opportunità della Regione. Ecco, appunto: le pari opportunità. Nel giorno che celebra l’amore mi verrebbe da chiedere a quelle donne, a quelle mogli, a quelle figlie di riaffermare la propria dignità: smettetela di rimanere in silenzio, smettetela di subire queste violenze e riappropriatevi della vostra vita. Non saranno i soldi che vi hanno assicurato questi ometti a salvarvi. Con l’orgoglio, la forza e il coraggio che hanno sempre contraddistinto le donne, riaffermate a gran voce il vostro diritto a non essere violentate pubblicamente. Dissociatevi da questa cultura del silenzio, reagite. Tante altre donne, in questa piccola realtà di provincia forse aspettano anche un vostro gesto, pubblico. Qualsiasi esso sia. Il vostro silenzio è un dolore che colpisce al cuore non solo tutto il genere femminile ma anche tutti quegli uomini, e sono tanti, che alle bugie hanno sempre preferito la sincerità, l’onestà fino in fondo, anche a costo di mandare a monte i loro matrimoni. La vera debolezza che dimostrano i protagonisti delle vicende di questi giorni non è legata al sesso o ai piaceri della vita, bensì al loro machismo.

Daniela e tutte le altre: abbiate il coraggio di fare qualcosa, di contribuire al cambiamento di questa cultura insopportabile. Lo dovete non solo a voi stesse o ai vostri figli ma a tutte le donne, per tornare a sedersi, in questo giorno di febbraio, al tavolo di un ristorante, a lume di candela, per guardarsi negli occhi con amore sincero e con “pari opportunità”.

Una lettrice del Fatto Teramano

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