ROMA Un accordo nel cuore della notte, come nelle migliori tradizioni sindacali. Rilevante perché cancella i 1.900 «esuberi» ed evita i temuti licenziamenti. Globale perché coinvolge tutti i dipendenti di Alitalia. Ma sarà sufficiente a salvare la compagnia e basterà a soddisfare le richieste di Etihad che vuole tagli pesanti sul costo del lavoro prima di stipulare un’alleanza?
Un doppio interrogativo che aleggia sull’intesa firmata tra azienda e sindacati e che solo nei prossimi giorni potrà essere sciolto. Sul piatto intanto c’è un compromesso che garantisce l’integrità degli organici e poggia su due sostanziali pilastri: la cassa integrazione a rotazione per i lavoratori di terra e i contratti di solidarietà per piloti e assistenti di volo.
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Cancellato il pericoloso ricorso alla cassa a zero ore per 300 dipendenti di staff che avrebbe potuto significare l’anticamera del licenziamento. La cig scatterà il primo marzo prossimo e si chiuderà il 29 febbraio del 2016, sarà spalmata su una platea di 4.524 persone, di cui 956 operai, 3.065 impiegati, 503 quadri. Saranno 1.437 i lavoratori interessati e le giornate di applicazione saranno comprese in una griglia tra 2 (per la manutenzione) e 13 (per lo staff). Media di 6-7 giorni al mese, 375.000 relativamente all’intero anno.
Per il personale navigante lo strumento cui si ricorrerà saranno i contratti di solidarietà attraverso i quali potranno essere gestite le 801 eccedenze individuate dalla compagnia (280 piloti, 521 assistenti di volo). Contratti che saranno distribuiti su una platea di 4.946 unità. Le giornate di solidarietà saranno mediamente 5 al mese. Per i comandanti di lungo raggio è previsto un picco di 7,5 giornate, 3,5 per quelli di medio raggio. E ancora 5 giornate per hostess e steward. Un sacrificio economico collettivo che, grosso modo, equivale mediamente a un taglio in busta paga del 25%, salvo che per i piloti parzialmente «coperti» dal Fondo volo.
La prossima settimana inizierà una seconda partita, quella sul costo del lavoro, come ha confermato l’amministratore delegato, Gabriele Del Torchio, che punta a 128 milioni di risparmi sui 295 fissati dal piano industriale. E’ noto che l’azienda è intenzionata a ridurre gli stipendi superiori ai 40.000 euro all’anno. Un’ulteriore stretta che per, ovvie ragioni, andrebbe a pesare quasi esclusivamente sul personale navigante. Ma sarebbe sufficiente a soddisfare le richieste di Etihad? Domanda inquietante, giustificata da un passaggio contenuto nel protocollo di intesa: «Eventuali accordi con altri vettori potrebbero determinare opportunità di confronto...». E avvalorata da una chiara affermazione di Del Torchio: «L’accordo sul ricorso agli ammortizzatori è solo un primo passaggio. Ora ne dobbiamo fare un altro, quello sul costo del lavoro».
Abu Dhabi entrerà con il 35-40%. Tagli progressivi degli stipendi
Si aggirerà sul 35-40% la quota di Alitalia che Etihad dovrebbe rilevare sottoscrivendo un aumento di capitale, il cui importo potrebbe essere inferiore a 300 milioni. Questa è una delle ultime novità emerse nel colloquio fra Gabriele Del Torchio e James Hogan, tenutosi giovedì 13 ad Abu Dhabi e il cui contenuto sarebbe stato riferito ieri dal manager italiano nel corso di colloqui con i vertici di banche e Poste. Ai suoi interlocutori l’ad di Alitalia ha quantificato in 80 milioni circa i risparmi generati dal primo accordo con i sindacati dell’altra notte. La prossima settimana si aprirà un nuovo tavolo per tagliare gli stipendi, allo scopo di generare risparmi per altri 50 milioni circa sotto forma di contributo di solidarietà progressiva. Gli stipendi fino a 40 mila euro non saranno toccati, ma sforbiciate crescenti a partire dal 5% saranno proposte per le fasce superiori. Chi percepisce oltre 200 mila euro, dovrebbe accettare un sacrificio del 20% circa.