PESCARA E’ a un libro che Lucia Zingariello, l’ex segretaria di Luigi De Fanis, ha deciso di affidare il racconto di quello che è accaduto da quando è stata travolta dall’inchiesta per presunte tangenti insieme all’ex assessore regionale alla cultura De Fanis. «Racconterò la mia vicenda dall’inizio alle fine», dice Zingariello, 36 anni, residente a Guardiagrele, la donna arrestata ai domiciliari il 12 novembre per presunte tangenti: la data nefasta nella sua vita insieme a quella, come aggiunge, «del 20 gennaio, il giorno in cui è stato pubblicato l’articolo sul contratto inesistente del sesso in cambio di soldi. Ho pensato di gettarmi dal balcone». Gli affetti e una condizione di salute precaria, i politici e la sua vita prima dell’inchiesta: è di questo che Zingariello parla chiosando con la preghiera che, tempo fa, è stata rivolta dal presidente della Regione sotto inchiesta Gianni Chiodi: «Ridatemi la dignità». Zingariello, com’era la sua vita prima di essere arrestata ai domiciliari? «Normale, semplice, una vita fatta di lavoro, della mia famiglia e del controllo della mia situazione di salute perché soffro di una patologia importante. Lavoravo in Regione ma avevo già deciso di andare via». Che cosa voleva fare? «Sono laureata in fisiopatologia cardiocircolatoria e lavoravo nel reparto di cardiologia della clinica Spatocco da cui avevo preso un’aspettativa non retribuita. Adesso, sono in malattia. Il mio campo è stato sempre quello sanitario». Come cambia la vita di una persona sotto inchiesta? «In una maniera che non avrei mai potuto immaginare: la mattina si ha paura di alzarsi e di leggere i giornali. E’ stata questa la mia più grossa difficoltà, alzarsi e dover far fronte a quello che la giustizia impone e a quello che invece il giornale dispone. Si fa difficoltà ad andare avanti». C’è qualcosa di positivo che salva di questi mesi? «Nelle difficoltà si capisce chi ti sta accanto e chi ti vuole bene. Di contro, s’impara a fare pulizia». Di chi ha fatto pulizia e chi le è stata accanto? «Mi hanno sostenuto la mia famiglia e mio marito. Gli amici, invece, li ho contati sulle punta delle dita: quando servi tutti ti sono vicini, quando succede qualcosa no. Però ho scoperto tante persone che non conoscevo e che mi hanno espresso solidarietà». Suo marito conosceva De Fanis? Che sentimenti nutre nei confronti dell’ex assessore? «Lo conosceva perché sono stati colleghi di lavoro nell’ospedale di Atessa: mio marito fa l’ortopedico e con De Fanis eravamo già amici di famiglia. Dopo quello che è accaduto, sentiamo ambedue il peso di questa situazione perché bisogna fronteggiare tante cose». C’è un episodio in particolare a cui si riferisce? «Al giorno della pubblicazione dell’articolo del contratto sul sesso: io volevo buttarmi dal balcone e mi ha salvato il fatto che stessi parlando al telefono con il mio avvocato. Mio marito era al lavoro e quando ha saputo si è sentito male». Una qualità e un difetto di De Fanis? «E’ una persona sui generis, non si capisce mai dove finisce lo scherzo e dove inizia la verità. E’ una persona esuberante». In quali momenti non ha capito se De Fanis stesse scherzando o facendo sul serio? «De Fanis ha una personalità grandiosa. E’ accaduto nell’episodio dello champagne: è stato un modo di fare da grandiosi ma la bottiglia l’ha pagata con la sua carta di credito e non con quella della Regione». Quand’è che con lei è stato esuberante? «Quel contratto non esiste e se esistesse non è detto che era rivolto a me. La mia firma è stata aggiunta su quel pezzo di carta che, per me, non esiste». De Fanis le ha proposto di fare sesso in cambio di soldi? «Assolutamente no e io non mi sono mai venduta. Ho una mia dignità ma ho rispetto per le donne che sono costrette a farlo. De Fanis era ossessionato da me». Aveva detto a De Fanis che voleva lasciare l’assessorato? «Sì e non era d’accordo anche perché diceva che i suoi portaborse non avevano tante capacità e, nel frattempo, si stava avvicinando la campagna elettorale. A me non interessava, io preferisco la sanità». Che idea si è fatta dei politici? «Che sono tutti uguali. Quando ho detto che sono stata tra i fondatori del Pd di Guardiagrele loro hanno subito smentito. Il Pd ha preso le distanze da me come se fossi stata un’appestata. Mi hanno trattata come se fossi già stata condannata. Non auguro a nessuno di vivere una situazione del genere in cui sono tanti i sentimenti che passano per la testa». Qual è quello che prevale? «Di non farcela. Appare tutto più grande, è come stare in un tunnel dove non si vede la luce. Tante volte ho pensato di farla finita. Ma ho una figlia, una famiglia e ho avuto il coraggio di chiedere aiuto». C’è una giornata bella che ricorda quando lavorava in assessorato da De Fanis? «No, ho cancellato tutto». Una brutta? «Il 12 novembre e il giorno della pubblicazione dell’articolo sul contratto». In questa vicenda chi è la vittima e chi il carnefice? «Io sono la vittima. Di cosa? Di un sistema che vuole mostrificare la dignità di una donna e che trova sempre la colpa nella donna. Il carnefice non lo so, io credo nella giustizia. Per il momento so di essere stata bersagliata perché sono una donna, a un uomo non sarebbe accaduta la stessa cosa. In Italia non c’è la parità». Perché ha scritto sul profilo Fb della consigliera Marinelli? Che cosa sente che la lega a lei? «Ho fatto quel commento perché pensavo stesse soffrendo quello che stavo soffrendo io anche se le storie sono diverse». E’ arrabbiata con De Fanis? «Non m’interessa. Voglio pensare solo a me, alla dignità che mi è stata tolta». Anche Chiodi ha detto: «Ridatemi la mia dignità». «Quando è accaduto a me, Chiodi non ha detto nulla e avrebbe potuto spendere una parola per me». Sesso, tangenti, avvelenamenti: c’è il materiale per un libro? «Ho iniziato in questo periodo a scrivere un libro: sono a pagina 4. Parlerà della mia vicenda personale dall’inizio alla fine».