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Data: 23/02/2014
Testata giornalistica: Il Centro
Cialente batte cassa al nuovo premier: senza fondi si chiude. Il sindaco: «Chiamerò Renzi per rilanciare il caso-L’Aquila»

«L’Aquila come Pompei». Così titola un pezzo comparso su «Io Donna» inserto del Corriere della Sera, scritto da Philippe Daverio (nella foto), critico d’arte, giornalista e conduttore di trasmissioni culturali della Rai. Daverio tratteggia un’immagine spettrale del centro storico cittadino a cinque anni dalla catastrofe del 6 aprile 2009. Daverio è assai critico su quello che è stato fatto e ci sono delle affermazioni lapidarie in tal senso. «Ciò che allora avrebbe potuto essere salvato con interventi tempestivi, legati a una progettualità precisa, appare oggi definitivamente compromesso». Critiche anche sulla creazione del Progetto Case. «Dopo il terremoto», scrive Daverio, «si optò per la costruzione di alcune new town che portò alla creazione di aree periferiche senz’anima: la priorità non fu far rinascere il centro». Daverio evidenzia come ci si trovi di fronte a una situazione caotica «che sembra priva di ogni prospettiva» a fronte del conflitto tra Stato e amministrazione locale.
di Enrico Nardecchia wL’AQUILA «Renzi? Aspetto risposte da lui, che ancora non ha esposto il programma, specie sulla politica dell’Europa e sul vincolo del 3% da superare nei casi di calamità naturali come la nostra». Il sindaco Massimo Cialente annuncia una telefonata al nuovo premier Matteo Renzi e non appare sconvolto dalla scomparsa del ministero per la Coesione territoriale sotto la cui competenza ricadeva la ricostruzione. «Aspetto di avere nuovi interlocutori. Ho chiesto a Guerini e a Del Rio, e adesso lo farò anche con Renzi, di riconsiderare il caso-L’Aquila, la più grande tragedia degli ultimi 100 anni e anche la più grande opera pubblica. La ricostruzione deve passare sotto la regìa della presidenza del Consiglio attraverso il Diset. Diventa fondamentale superare lo scoglio dell’Europa: se ci riusciremo la ricostruzione potrebbe avvenire senza che l’Italia se ne accorga». Oltre ai soldi cosa manca per avviare i cantieri? «Abbiamo bisogno di norme. Prima di tutto per superare il problema dei ricorsi per l’esame dei progetti oltre i 60 giorni. Poi occorrono disposizioni per garantire maggiore trasparenza e legalità. Lo abbiamo chiesto ma non l’hanno voluto fare. Del resto», prosegue il sindaco, «volevano dividere la città a spicchi e spartirsela. Per questo ricevo attacchi violenti come quelli del Sole 24 Ore. Quella è stata la madre di tutte le battaglie». Se non un ministro, quale sarà il sottosegretario pro-L’Aquila? «Almeno un corregionale ci dev’essere. Legnini ha lavorato bene, al contrario di Trigilia. Vedremo. Il ministero può anche sparire, ma un segnale di attenzione è atteso perché L’Aquila è una grande questione nazionale. Prendiamo l’esempio di Porta Barete: ne parlerò al ministro Franceschini, un amico e persona eccezionale. Non per il caso singolo, ma il paese deve interrogarsi sull’Aquila. Non sono d’accordo con chi dice che siamo come Pompei. Sarebbe vero se la città non venisse ricostruita. Ma la ricostruzione è partita. Se arrivassero i soldi secondo il cronoprogramma, nel 2020 riavremo la città. Ma bisogna pensare anche a un’idea di base: la prima i sottoservizi, che non sono semplicemente le fogne ma l’avvio della città cablata. Poi, centro storico a parte, per cui dico, con Settis, dov’era com’era, occorrono investimenti per rendere, col nuovo Prg, la città più funzionale per studenti e residenti. E non è vero che chiediamo 60 miliardi: qui si sta ricostruendo con molto meno del previsto, recuperando efficienza ed efficacia. Eppure c’era chi voleva far lavorare le ditte di fuori anche per il centro storico, come al Progetto Case che ci ha lasciato uno strascico di denunce. Dopo i sottoservizi lanceremo un progetto da 6,5 milioni per il trasporto pubblico. Riguardo al teatro comunale, deve partire l’appalto per la parte architettonica, con la promessa che sia pronto per fine 2016. Poi partiamo sul teatro tenda di Paganica per cui abbiamo trovato i soldi: sarà multifunzionale, dalla musica al centro congressi. Il San Filippo sta andando bene. Insomma, se ci danno i soldi le cose si vanno ricomponendo. L’idea che tutto è fermo è falsa. Bene ha fatto il vicesindaco Trifuoggi a replicare alla Capasso: la mafia non entra perché si fa un grande lavoro di setaccio».

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