Pier Carlo Padoan si è subito trovato catapultato a guidare la macchina del «cambiamento radicale» promesso da Matteo Renzi. I due si sono incontrati l’altra notte in un vertice al quale ha preso parte anche Graziano Delrio. Il primo incontro di persona tra Padoan e il neo presidente del Consiglio e nel quale Renzi e il ministro dell’Economia si sarebbero trovati «sintonizzati sulle stesse lunghezze d’onda» soprattutto per quanto riguarda il taglio del cuneo fiscale, uno dei cavalli di battaglia di Padoan durante la sua permanenza all’Ocse. Ma dal vertice sarebbe uscita anche la seconda indicazione inserita da Renzi nelle sue dichiarazioni programmatiche, la promessa di pagare entro pochi mesi tutti i debiti della pubblica amministrazione. Una misura che, secondo Padoan, potrebbe dare una scossa reale all’economia. Si lavora all’ipotesi di aggiungere ai 20 miliardi già programmati da Saccomanni per quest’anno, altri 20-30 miliardi, in modo da portare a 80 miliardi il saldo delle vecchie fatture e chiudere definitivamente il conto. La misura ha anche un altro corollario: piace molto a Confindustria che subito ha esultato con il suo massimo rappresentante, il numero uno Giorgio Squinzi.
IL PASSAGGIO DI CONSEGNE
Ma la giornata di ieri è stata impegnativa per Padoan anche su altri fronti. In mattinata ha incontrato per un faccia a faccia al ministero il suo predecessore Fabrizio Saccomanni, che ha illustrato al neo ministro tutti i dossier aperti sul tavolo. Lo stato dei conti pubblici rimane traballante e le previsioni di inverno che questa mattina saranno presentate dalla Commissione Ue certificheranno definitivamente che per Roma sarà difficile raggiungere una crescita dell’1,1% stimata dal precedente governo. Dunque il rapporto tra il deficit ed il Pil difficilmente sarà del 2,5%, sarà più vicino al 2,7% se non più alto. Per questo uno dei suoi primi atti sarà una «due diligence sui conti». In questo quadro Padoan dovrà finanziare il taglio «a due cifre» del cuneo fiscale. Solo per il 2014 il costo dovrebbe essere di una decina di miliardi. I soldi arriveranno dalla spending review di Carlo Cottarelli. Il lavoro del Commissario è finito ed è stato consegnato due giorni da a Saccomanni. L’ex ministro l’ha a sua volta messo nelle mani di Padoan. Già nel 2014 dalla spending review dovrebbero arrivare 4 miliardi, 2,5 grazie ai risparmi sui consumi intermedi, il resto da costi della politica, regioni, sanità, ma anche riduzione degli stipendi degli alti funzionari della pubblica amministrazione. Per gli altri dipendenti Pa arriverà, invece, la mobilità. Altri 3 miliardi arriveranno dai minori interessi pagati sui titoli di Stato grazie alla riduzione del differenziale con i bund. Ci sarà anche la «rimodulazione» delle rendite finanziarie, ma sul tema si procederà «con i piedi di piombo».
Ci sono anche altre novità. Padoan ha iniziato a lavorare alla squadra. Nel suo team entrerà quasi certamente Fabrizio Pagani, già consigliere economico di Palazzo Chigi con Letta, del quale è da anni uno dei più stretti collaboratori. Pagani ha già incrociato la sua strada con Padoan all’Ocse, dove ha lavorato per diversi anni. Del resto Pagani nel vecchio governo seguiva dossier delicati come le privatizzazioni, la vicenda Alitalia e le nomine pubbliche.