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Pescara, 18/12/2025
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Data: 18/03/2014
Testata giornalistica: Il Centro
«L’aeroporto di Pescara non è figlio di nessuno»

Signor Direttore, come può vedere dalla geolocalizzazione della foto che allego, l'aereoporto di Beauvais, "venduto" da Ryanair come "Parigi", è in mezzo al nulla della Francia agricola, ma è sempre pieno di viaggiatori. Si presenta come "hub europeo" grazie a qualche azienda localizzata da quelle parti ed è un ottimo esempio di marketing territoriale, che enfatizza all'estremo anche quel poco che ha. L'aereoporto di Pescara, che ha ben altri punti di forza, viene invece usato per pubblicizzare pub e bottiglie di vino quando potrebbe spendere i nomi di Procter&Gamble, Fiat, De Cecco, Telespazio e via discorrendo. Questo è il segno del ritardo culturale che affligge la classe dirigente pescarese, incapace di capitalizzare la miniera d'oro del collegamento aereo per attrarre nuove imprese. La triste realtà è che l'aereoporto di Pescara, schiacciato da centri commerciali e "nuovi" quartieri, presto o tardi verrà chiuso, a tutto vantaggio del "magnifico", "funzionale" e "avanzato" - spero che il sarcasmo traspaia - scalo aquilano di cui nessuno sentiva il bisogno. Che i pescaresi se ne ricordino quando voteranno alle prossime elezioni. Grazie per l'attenzione. Andrea Monti, Pescara

Proprio ieri la Cisl regionale ha diffuso un documento in cu i si chiede, in soldoni, che le poche risorse disponibili vengano destinate tutte all’aeroporto d’Abruzzo, senza disperdere soldi e attenzioni sullo scalo dell’Aquila, il cui decollo sappiamo essere molto tormentato. Si tratta di una bella novità, per chi è abituato a vedere certi sindacati chiedere tutto per tutto. Ed è ancora più significativo che la nota porti anche la firma del segretario territoriale dell’Aquila, Paolo Sangermano. Fin quando non si capirà che l’Abruzzo è una piccola regione, chiamata a fare delle scelte per evitare di accontentare tutti per finire con il non accontentare nessuno, ci ritroveremo sempre a contare i fallimenti cui andiamo incontro. In questo momento, poi, il D’Annunzio sembra che sia figlio di nessuno, messo lì a mezzo tra Chieti e Pescara e con una comunità che ne segue distrattamente le sorti. All’estero non è così: gli aeroporti sono luoghi vivi, che riflettono l’anima delle eccellenze che quei territori possono esprimere. Ma lo stesso discorso si potrebbe fare per gli interporti, per i porti: ne uccide più il campanile...

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