PESCARA Per parare i colpi della figuraccia e convincere i due consiglieri riottosi a firmare le dimissioni, il Pd e gli altri gruppi del centrosinistra agitano lo spauracchio del dissesto finanziario nel quale verserebbe l'Amministrazione comunale. Ma di firmare, Maurizio Acerbo (Rifondazione comunista) e Fausto Di Nisio (gruppo indipendente) non ne vogliono sapere. «Il motivo per il quale questa Giunta deve andare a casa in anticipo - ha spiegato Camillo D'Angelo - stanno tutti nella relazione della Corte dei Conti che certifica una situazione di pre-dissesto finanziario, qualcosa come 56 milioni di euro necessari per ripristinare un bilancio disastroso. Cosa che avrebbe conseguenze pesantissime per i cittadini sui quali pende la spada di Dàmocle di aumenti indiscriminati delle tasse». Che la situazione sia oggettivamente grave l'ha ammesso anche il responsabile della Ragioneria Giovanni D'Aquino, i cui numeri però sono nettamente inferiori a quelli rivelati da Camillo D'Angelo. Il quale ha spiegato anche perché si è deciso di presentare le dimissioni dal notaio Massimo D'Ambrosio giovedì 13 marzo: «Appena due giorni prima, l'11 marzo, - aggiunge - abbiamo preso visione della relazione della Corte dei Conti, ecco perché non abbiamo deciso prima di firmare le dimissioni». Ma dentro il Pd non sono pochi i consiglieri che temono l'effetto boomerang. Si resta alle 20 firme acquisite, con la 21esima e decisiva mancante, un cerino che né Maurizio Acerbo né Fausto Di Nisio vogliono tenere in mano. Per essere ancora più convincente, D'Angelo ha catechizzato i due «dissidenti» sui rischi: «Stanno per partire altri otto cantieri, il sindaco si accinge a fare 150 nomine di tecnici e progettisti. Noi vogliamo bloccare tutto questo per evitare disastri economici al Comune, ai cittadini e a chi vincerà le elezioni». Neanche questo ha convinto Acerbo e Di Nisio che hanno chiesto e ottenuto una riunione dei capigruppo col presidente del Consiglio, Roberto De Camillis, e l'assessore Marcello Antonelli al posto del sindaco, assente. Alla fine si è deciso di andare dal prefetto Vincenzo D'Antuono per avere una conferma ufficiale sulla data del voto nel caso in cui l'Amministrazione cadesse prima della scadenza naturale (10 aprile) e per escludere che le elezioni possano slittare addirittura di un anno. A questo scopo è stata annullata anche la prevista riunione del Consiglio comunale.