PESCARA I consiglieri dimissionari sventolano la relazione della Corte dei conti che descrive «una situazione finanziaria di potenziale dissesto» e temono «ripercussioni gravissime sui cittadini», rimarcando l’urgenza di mandare a casa il sindaco Luigi Albore Mascia e la sua giunta prima della fine del mandato elettorale. Ma la mancanza di un parere ufficiale, che certifichi la data delle prossime elezioni comunali (il 25 maggio 2014 o una data consimile ma del 2015), al momento non convince gli indecisi, cioè i cosiglieri Maurizio Acerbo (Rifondazione comunista) e Fausto Di Nisio (indipendente) a suggellare la crisi politica e a firmare davanti al notaio per chiudere i giochi in anticipo rispetto al 10 aprile, giorno in cui per legge si dovrà sciogliere il consiglio comunale. Il tentativo delle ultime ore è quello di arrivare a una mediazione, obbligando la giunta comunale a sospendere delibere e provvedimenti dirigenziali non condivisi con l’opposizione e bloccare cantieri e incarichi professionali. Ieri mattina i capigruppo di Pd, Udc, Rifondazione, Liberali per Pescara, Fli e Centro democratico hanno avuto una riunione con l’assessore Marcello Antonelli (in rappresentanza del sindaco) per valutare le conseguenze politiche e amministrative determinate dalle dimissioni di 20 consiglieri. «Abbiamo certificato», ha spiegato Renato Ranieri (Liberali per Pescara), «che Mascia non ha più una maggioranza per governare. L’unica cosa che resta da fare è un atto di sfiducia prima che facciano ulteriori danni. Nell’ufficio ragioneria sono fermi decine di provvedimenti per incarichi professionali da attribuire in vista di altre opere pubbliche che stanno per partire in città. Questi cantieri inutili e dannosi possono essere bloccati solo con l’azione democratica della sfiducia al sindaco e al suo staff». Al termine della conferenza dei capigruppo, una delegazione guidata dal presidente del Consiglio, Roberto De Camillis, ha bussato alla porta del prefetto Vincenzo D’Antuono per chiedere conferme sulla data del voto in caso di caduta dell'amministrazione. Il parere positivo (si può votare il 25 maggio) del ministero dell’Interno, richiesto da Enzo Del Vecchio (Pd) (si legga l’articolo in basso) e arrivato con un’email del capo dipartimento, Umberto Postiglione, non è infatti servito a fugare ogni dubbio. Anche il segretario generale del Comune, Antonello Langiu, ha deciso di inviare un quesito al ministero per evitare sorprese dell’ultima ora. «Siamo in piena crisi istituzionale», spiega Acerbo. «Il dato politico è che ci sono almeno 21 consiglieri, la maggioranza dell’aula, che non si riconoscono più in questa amministrazione. Abbiamo chiesto di conoscere le implicazioni finanziarie che porterà l’eventuale arrivo del commissario e, nel frattempo, per evitare che si utilizzino i soldi pubblici a scopo elettorale, abbiamo sollecitato il blocco dei provvedimenti non condivisi, come il piano particolareggiato 2 e la duna sulla riviera sud. Attendiamo a breve le risposte del centrodestra». Nel frattempo, in un incontro chiamato “Operazione verità”, i consiglieri dimissionari hanno spiegato le ragioni che li hanno portati, giovedì scorso, a firmare le loro dimissioi davanti al notaio. Relazione dei revisori dei conti alla mano, l’opposizione sottolinea «la gravità, la spregiudicatezza e l’irresponsabilità con cui sono state amministrate le risorse comunali, creando una situazione di potenziale dissesto finanziario con ripercussioni gravissime sui cittadini». «I fondi vincolati», ha detto Camillo D’Angelo (Pd), «sono stati utilizzati per far fronte a pagamenti che nulla hanno a che fare con le realizzazioni a cui erano destinati. Considerati gli attuali impegni di spesa, la somma necessaria per ricostituire una situazione di normalità ammonta a 56 milioni di euro. Anche con le entrate di multe e Tares la sofferenza strutturale sarebbe di 34 milioni di euro. Al momento in cassa ci sono solo 2,9 milioni di euro per gli stipendi di questo mese».